Se mettiamo la famiglia in secondo piano, se in maniera ottusa ce ne freghiamo dell’unico punto di riferimento che è l’affetto che lega genitori e figli, se non proviamo rispetto per gli anziani e per l’ultimo tratto della loro vita che esseri umani siamo e soprattutto quale futuro stiamo tratteggiando? Temi questi che la Dc pone continuamente al centro dei propri incontri. Di famiglia e fragilità abbiamo parlato con Francesca Civerchia, candidata tra le fila della Dc.
C’è stato un incontro denso di peso specifico e molto partecipato sulla Sanità di cui lei è stata protagonista. Può dirci come è andata?
“Mi piace partire citando ciò che ha detto il Prof. Guido Carpani, vice presidente dell’Istituto Toniolo di Roma, membro del Cda dell’Università Cattolica, ovvero che ‘ci accorgiamo della preziosità del nostro sistema sanitario nel momento in cui usciamo da San Marino, in America la prima domanda che ti fanno quando arrivi in pronto soccorso è quale tipo di assicurazione hai e non quale tipo di sintomi presenti’, questo per dire che a San Marino non si è ancora persa l’umanità. Abbiamo una grande risorsa che va difesa, la salute è il primo diritto da tutelare. Non ci pensiamo mai ma il diritto alla salute sta alla base di tutti gli altri diritti delle persone. Non potremmo lavorare senza la salute, né tantomeno potremmo avere una famiglia e svolgere il resto delle nostre attività. Il Prof. Carpani ci ha fornito elementi molto importanti da cogliere per poter fare delle riflessioni su come tutelare il sistema e migliorarlo attraverso gli accordi che devono essere fatti con il ministero italiano e con le zone limitrofe. Sarà importantissimo riprendere in mano tutti gli accordi siglati dalla segreteria democristiana alla sanità con le Universita e gli Istituti sanitari e porre particolare attenzione alla ricerca come strumento di investimento sul territorio . Noi crediamo infatti fortemente nella reciprocità e nei contatti esterni per poter mantenere e garantire il nostro sistema universalistico. C’era tra gli accordi che si è deciso di lasciar decadere quello con alcune università italiane che aveva l’obiettivo di posti riservati per i nostri studenti con il fine di disporre di un vivaio di medici in territorio. Non è dato sapere perchè ciò che era stato fatto non è andato avanti. Vanno per tutta una serie di ragioni individuate persone nuove all’interno del comitato esecutivo che saranno in linea con la nuova politica, quella che fino ad oggi si è dimostrata fallimentare”.
L’Iss vanta come proprio fiore all’occhiello i servizi sociali. E’ qualcosa di cui andar fieri?
“Certo. Il nostro si chiama istituto per la sicurezza sociale, il benessere non è solo quello fisico ma riguarda la valorizzazione e la tutela della persona. Ad oggi è necessario considerare che i servizi sociali rispondono ancora ad una legge istituita nel 1977, considerato che sono nati nuovi bisogni, che il sistema economico si è indebolito, che la famiglia si è destrutturata, è bene riorganizzare i servizi. Abbiamo una buona base di partenza che è l’esistente, a mio avviso ha però bisogno di essere rinnovata, non è mai bello pensare di distruggere quello che c’è e non considerarlo piuttosto una risorsa. Deve essere posta un’attenzione particolare al sostegno delle famiglie e agli adolescenti. Inoltre non essendoci più la famiglia allargata, è importante pensare alla cura e al benessere degli anziani, e pensare ai pazienti lungodegenti ed in fase terminale per accompagnarli dignitosamente nell’ultimo passaggio della loro esistenza. Per far tutto questo è necessario dar valore all’ Iss inteso non solo come comparto sanitario. Ci sono tanti operatori oltre ai medici, ci sono gli infermieri, ci sono gli operatori sociali, sanitari, i tecnici, tutte le categorie dell’ospedale vanno tutelate. I medici sono i conducenti ma non possono portare a termine il loro operato senza le altre figure specialistiche. Vanno dunque tutelati tutti gli ordini professionali, oggi gli infermieri non possono iscriversi nemmeno ai master in Italia quando è sacrosanto che tutti devono avere gli stessi diritti alla crescita e formazione. E’necessario creare degli ordini professionali che tutelino gli operatori anche in un’ottica di carenza di tali figure che si prospetta nel prossimo futuro”.
Quali sono i nuovi bisogni delle famiglie?
“Ci sono i problemi economici, quelli degli adolescenti, problemi legati al lavoro e alle case popolari. Oggi non esiste uno sportello unico che cura le pratiche che riguardano l’anziano dal problema assistenti private all’accesso in casa di riposo. Esistono più servizi talvolta dispersivi. Come dicevo invece il ventaglio dei disagi si è molto allargato. I servizi sono sempre molto disponibili ma non c’è un protocollo chiaro per le nuove necessità. Non esiste un settore sociale dedicato agli adulti che versano in situazione di disagio in assenza di una patologia specifica”.
Tornando alla Sanità, sono stati diffusi i dati sull’Aids e c’è purtroppo un aumento di casi. In ‘compenso’ a scuola sono state introdotte delle ore di educazione sessuale. E’ qualcosa che pensa possa far bene ai nostri ragazzi?
“Può essere una risorsa, sicuramente è utile farla anche da un punto di vista emotivo, andrebbe fatta educazione all’affettività. Si è perso il valore dei rapporti, dell’amore, dell’importanza dei sentimenti e del rispetto. Nessuno oggi pensa più a costruire i legami attraverso i sentimenti, siamo avvolti da un alone di odio, di rancore e di denigrazione e questo purtroppo è un esempio che i ragazzi ricevono troppo spesso dal mondo degli adulti”.
Olga Mattioli
Repubblica Sm