San Marino ha appena perso 14 posizioni nella prestigiosa classifica compilata annualmente da Banca Mondiale che stabilisce quanto favorevole alle aziende sia il clima di un Paese. Uno scenario inimmaginabile persino per chi avesse voluto azzardare le previsioni peggiori. E che purtroppo viene ad aggiungersi ad altre situazioni non certo rosee per la Repubblica. Tanto che in pochi hanno voluto commentare se non con laconiche parole un giudizio così duro.
Ma è nei momenti di gran difficoltà che si riconoscono i veri amici, quelli che per quanto nero possa essere lo scenario, decidono comunque di restare al tuo fianco. Abbiamo così sentito, raggiungendolo al telefono, Sergio Dompè, Presidente dell’omonimo gruppo farmaceutico e vero brand umano, riconosciuto e stimato come uomo e imprenditore di successo in tutto il mondo.
Da tempo lei ha con San Marino un rapporto molto speciale, ci potrebbe raccontare perché?
E’ difficile raccontare la storia di un amore. Quello per San Marino a me l’ha trasmesso mio padre portandomi nei suoi luoghi sin da piccolo, ricordo che erano gli anni ’50 e che non c’erano né l’autostrada né l’aria condizionata, ciononostante ci trovavamo spessissimo a metterci in macchina da Milano con direzione il Titano. Così mio padre prima di me divenne console e questo fu per lui sempre motivo di grande orgoglio perché era come poter condividere con la comunità di San Marino la sua storia di bellezza e di generosità. C’erano e penso ci siano ancora a San Marino le giuste coreografie emozionali e i simboli che definiscono l’idea di appartenenza, l’orgoglio di essere una comunità con dei valori che sanno scavalcare la siepe dei piccoli interessi di bottega. Non è un caso che a San Marino durante il secondo conflitto mondiale si sia offerto riparo a tanti ebrei destinati altrimenti a morte certa. Sapevo che dallo Yad Vashem si stava attendendo un riconoscimento importante che non capisco come mai non sia ancora arrivato. Perché qui ci troviamo davvero nella culla per eccellenza della democrazia”.
Come giudica la stagione che San Marino sta vivendo e che sulla stampa estera è stata spesso dipinta come se il Paese fosse realmente di fronte ad un profondo precipizio?
“Sono tra quelli che non crede che San Marino possa avere un destino negativo. E’ una terra troppo bella e con troppe risorse per non saper ritrovare la propria vitalità e cominciare a risalire dopo una caduta. L’Italia nella quale io vivo non sta certo attraversando un periodo migliore e se i giudizi vengono da lì, allora non credo affatto vadano presi alla lettera”.
E’ innegabile però, a giudicare anche dal report di Banca Mondiale doing business che ha spinto San Marino indietro di ben 14 posizioni, che il clima per gli investitori sia diventato meno favorevole. Come si pone rimedio a tutto ciò e cosa occorre fare perché il Paese sia di nuovo capace di attrarre investitori seri?
“Ripeto prima di tutto che occorre liberarsi da una certa forma mentis, la situazione non può essere disperata come ci viene descritta, le cose sono sempre relative, e c’è tutto il tempo per ridare vitalità all’economia. Sul come farlo non ci sono ricette predefinite e occorre non aver fretta visto che non ci sono bacchette magiche. Io dico che a San Marino c’è già tutto quel che deve esserci. Occorre solo ampliare con competenza e serietà le attività che l’hanno resa grande, puntare cioè sui suoi fiori all’occhiello”.
Che idea si è fatto del potenziale ingresso della Repubblica in Europa?
“Visto il lavoro che faccio e le relazioni internazionali che ho, non posso che pensare che una maggior apertura del Paese non farà altro che favorirlo ulteriormente. Tutto ciò che è apertura fa bene al sistema economico, compresa la vendita di un istituto bancario a investitori arabi. E’ quella la strada giusta, dopo averne valutato in profondità la serietà sarebbe stato anacronistico chiudere la porta agli investitori”.
Tornerà presto a San Marino?
“Ci vengo spessissimo, quattro o cinque volte all’anno o anche di più. Rispondo sempre presente quando mi si chiede di prendere parte a una conferenza o ad un’iniziativa. E’ un piacere sapere di poter essere d’aiuto, di dare un contributo alla crescita di un Paese che porto nel cuore sin da quando ero bambino”.
Olga Mattioli (Repubblica Sm)