San Marino. Residenze fiscali non domiciliate e altre cosucce da chiarire … di Angela Venturini

Sarebbe molto utile e opportuno (a nostro modesto avviso) chiarire alcune questioni importanti prima della ratifica dell’Accordo di associazione con la UE. A cominciare dalle Residenze fiscali non domiciliate (RFND), evoluzione del famigerato DES che aveva visto battaglie politiche feroci nella passata legislatura. Giusto per ricordare i termini del contendere, l’obiettivo era attirare a San Marino qualche riccone mondiale capace di investire somme importanti in territorio, con condizioni fiscali super agevolate grazie a una residenza temporanea e ad alcune condizioni minime, come quella di soggiornare in alberghi a 5 stelle. Che com’è universalmente noto, non ci sono a San Marino. Per questo dal Dipartimento Esteri era stata emessa, la scorsa primavera, una circolare che estendeva la possibilità di residenza in altre strutture, comunque di lusso. 

Ma l’iniziativa aveva fatto gridare allo scandalo le opposizioni (e non solo) per l’esautoramento autoritario della decisione presa dal Consiglio con uno strumento (la circolare) che mai avrebbe potuto modificare una legge dello Stato in quanto gerarchicamente inferiore. Superata la fase elettorale, il bubbone è scoppiato di nuovo e nella scorsa sessione consiliare il Segretario Beccari ha risposto alle diverse sollecitazioni politiche. Le cronache giornalistiche raccontano che avrebbe affermato che “il DES è un progetto morto” e che per quanto riguarda le RFND non sono arrivate richieste. 

Possiamo stare tranquilli? Forse non del tutto perché il sogno del “cavaliere bianco” che arriva a spargere soldi sul Titano, fa sempre gola a un sacco di gente. Il nodo di fondo è la mancanza di regole certe e trasparenti, valide per ogni occasione e per ogni personaggio. Cioè una legge che dica in maniera inequivocabile, senza deroghe opportunistiche, quali siano le condizioni per chi voglia portare investimenti. Invece persiste il malvezzo per cui i Segretari di Stato si trasformano di volta in volta in procacciatori di affari e poi fanno le regole ad personam coi soldi dello Stato. L’abbiamo visto con Jarno Trulli, l’ex pilota di Formula 1 che nel 2016 si era presentato come capofila del progetto One Gallery Outlet, a Ponte Mellini, fallito miseramente neanche un anno dopo nonostante i tappeti rossi e le laute agevolazioni (tutte intascate). Saltati circa 70 posti di lavoro e una causa in tribunale per la mancata abitabilità dell’immobile. 

Sembra non godere buona salute neppure l’Outlet Experience, realizzato con un pervicace braccio di ferro del governo e tanto di referendum vinto per un pugno di voti, oltre che aiuti anche finanziari. Incrociamo le dita e speriamo che vada tutto bene. C’è anche la questione Amazon, che ha attraversato tutta la passata legislatura perché non convinceva nessuno, poi fatta passare nelle maglie della finanziaria di dicembre, addirittura con finanziamenti pluriennali. Sembra (ma non ne abbiamo riscontro ufficiale) che i primi due milioni siano stati pagati sull’unghia, ma non si capisce dove siano piovuti e cosa abbiano prodotto. Il progetto ZTE, anche quello costosissimo, che non si capisce che fine abbia fatto dal momento che il governo ha fatto nel giugno scorso un accordo con la TIM per l’ammodernamento della rete radio mobile. Lasciamo perdere il famoso Ali Turki, che avrebbe dovuto costruire il presuntuoso “albero da 30 piani” e l’aeroporto internazionale di Torraccia. A proposito, chissà che fine ha fatto?  Infine, stendiamo il classico velo pietoso sul Parcheggione (che ancora costa un sacco di soldi pubblici) perché la questione è molto complessa e, pare, in corso di evoluzione. 

Per fortuna il progetto per il Nido del Falco e quello per l’ex Tiro a volo di Murata sono saltati prima che il governo si mettesse le mani in tasca. Non sappiamo che fine abbia fatto il ripristino dell’ultimo tratto della ferrovia, con la riqualificazione dell’area ex Stazione in Città, che invece sarebbe un obiettivo gradito a tutti. Come non si sa perché non siano ancora partiti i lavori per la sistemazione dell’area della Baldasserona, con un parcheggio a terrazze ben attrezzato e con la risalita agevolata alla funivia. Un progetto tutto sammarinese, già approvato (a quanto si sa) e stanziamenti previsti a bilancio. 

Sta di fatto che la questione del potenziamento delle infrastrutture, unitamente a quella della riqualificazione di molte aree commerciali, residenziali e alberghiere abbandonate e sconsolatamente degradate, si trascina ormai da molti anni. Sarebbe opportuno, e grato ai cittadini, instaurare criteri oggettivi per gli investimenti dei privati che abbiano un’utilità pubblica, magari prevedendo anche concessioni d’uso proporzionate alla portata dell’investimento e agevolazioni fiscali che non siano solo regali ma che abbiano un ritorno positivo per lo Stato. Forse, è ora di capire che il “cavaliere bianco” non esiste e che tutti gli uomini d’affari ricchi e potenti non fanno regali a nessuno, a meno che non ne abbiano un lauto tornaconto. Soprattutto ora, che San Marino sta per affacciarsi sull’enorme mercato europeo. 

Angela Venturini