San Marino. RESPINTA L’ISTANZA D’ARENGO SUL REDDITOMETRO

Sedie installate nella sala del consiglio per ospitare i segretari di statoIl Consiglio Grande e Generale respinge con 34 voti contrari e 14 favorevoli l’istanza d’arengo sulla possibile introduzione del redditometro nella verifica fiscale dei redditi.

Istanza d’Arengo n.11 – Per l’introduzione dello strumento del redditometro sul modello Usa/Italia al fine di consentire agli uffici pubblici preposti al controllo tributario di acquisire dati o effettuare rilevazioni utili alla stima delle capacità reddituali di ogni cittadino. Respinta (34 No, 14 Sì).

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “L’istanza è stata formulata prima che il Consiglio approvasse la riforma fiscale che prevede una serie di strumenti per acquisire dati su beni mobili e immobili. C’è inoltre l’obbligo di dichiarare la disponibilità di beni di lusso o detenuti all’estero e di specificare il pattuito per il loro acquisto. I contribuenti devono inoltre comunicare tutti i redditi percepiti. L’Ufficio tributario potrà confrontare redditi e dati. Sulle persone giuridiche la situazione è molto parcellizzata e non si giustifica l’introduzione del redditometro. Dunque l’indicazione è di respingere l’istanza”.

Luca Beccari, Pdcs: “L’impianto della riforma fiscale raccoglie nei fatti gli intendimenti degli istanti. Ci sono strumenti di accertamento induttivo, c’è un sistema riformato di controlli. C’è l’esigenza di una normativa espressiva della realtà sammarinese, che non ricalchi istituti di altri Paesi. Ancorare l’accertamento tributario a parametri rigidi è controproducente, non abbiamo la massa critica necessaria. Non deve però limitarsi alla veridicità della dichiarazione, servono strumenti per una verifica più ampia. E nella riforma ci sono. Attendiamo un anno i risultati delle nuove norme per poi apportare eventuali correttivi”.

Andrea Zafferani, C10: “Si dà la prima prova che le norme della riforma fiscale fallano. Le nostre norme prevedono che con una partecipazione societaria detenuta tramite fiduciaria, questa deve dichiarare il fiduciante. Non vale la stessa cosa però per i beni posseduti in via fiduciaria. Si può dunque bypassare la norma. Inoltre per i beni posseduti all’estero ci si affida alla buona volontà del contribuente, l’obbligo di dichiarazione vale in teoria, non nella pratica. I dati in possesso di banche e finanziarie sono accessibili all’ufficio Tributario solo dopo una lunga procedura di validazione. Nella riforma ci sono lacune evidenti che andrebbero corrette. Voteremo a favore dell’istanza”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “E’ stato detto che l’istanza va respinta perché la discussione viene fatta dopo la riforma tributaria. E’ molto puerile. Siamo favorevoli a questa istanza. Che non ci siano accertamenti su certe categorie di persone porta per loro una facilitazione. Se c’era la cultura di consentire che i redditi fossero palesi, non ci sarebbe stato bisogno della riforma. L’istanza pone l’accento sui controlli ed è molto chiara. Ma anche scomoda. Infatti è stata portata in Aula all’ultimo. Tuttavia dà degli spunti assolutamente positivi. Siamo a favore”.

Denise Bronzetti, indip.: “La corretta trasparenza ci viene richiesta anche dagli organismi internazionali e credo che su questo fronte un ulteriore sforzo vada fatto. Nonostante dubbi espressi in fase di varo della riforma fiscale io credo che appena possibile sarà indispensabile vedere gli effetti di questa riforma per capire quanto valore aggiunto rispetto alla capacità reddituale e alla trasparenza dei redditi è riuscita a portare alla comunità sammarinese”.

Nicola Renzi, Ap: “Ampiamente condivisibile tutto il preambolo previsto dagli istanti. La riforma fiscale realizzata probabilmente non è la migliore possibile ma è il tentativo a mio avviso riuscito di contemperare diverse esigenze. E soprattutto si è deciso di affrontare questa riforma condividendola con tutte forze politiche e sociali. La riforma necessità di tanti decreti attuativi per andare a pieno regime e spero che l’esecutivo voglia fare lo sforzo di attuarli il prima possibile con sforzo sinergico e di sistema. Ap ha sempre sostenuto che riforma fiscale era strumento indispensabile per far partire controlli efficaci. Il mondo migliore per far vedere che riforma è stata positiva è dare idea che questi controlli saranno d’ora in poi fatti in modo efficace e oculato. Proprio per fare in modo che quanto richiesto dagli istanti nel preambolo trovi piena attuazione”.

Alessandro Cardelli, Pdcs: “Il redditometro non l’abbiamo introdotto perché non crediamo nel redditometro. Il redditometro in realtà piccola come quella sammarinese non può funzionare. Gli istanti richiamano esperienza italiana dove è stato introdotto nel 2010 però proprio la Corte dei Conti italiana nel parere espresso il 3 giugno 2013 dice che è “strumento inefficace, ondivago, favorisce il nero e il calo dei consumi”. Tra 2010 e 2013 abbiamo visto infatti che incasso per lo Stato italiano è stato inferiore di 680 milioni perché gente andava fuori a effettuare propri consumi. Redditometro non è soluzione. Non vogliamo impaurire contribuente ma vogliamo stimolarlo affinché sia spinto a dichiarare redditi perché ha serie di detrazioni a suo favore. Proprio la strada che abbiamo intrapreso nella nostra riforma tributaria e fiscale. Il redditometro in Paese piccolo come il nostro sarebbe fallimento della politica. Strumento estremamente negativo che manderebbe in crisi intero sistema: minor raccolta bancaria e minor consumi sul territorio”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Ci sono impostazioni diverse che abbiamo già manifestato. Negli accertamenti si parla anche di quelli induttivi, qualcosa di molto simile a quanto chiede l’istanza. Che chiede di intervenire perché c’è l’impressione, da me condivisa, che si inasprisce la tassazione per i redditi certi, mentre per chi non ce li ha si va verso una riduzione. Pretendiamo che tutti diano il loro contributo, questo è lo spirito dell’istanza. Siamo di fronte a degli auspici che si pone la riforma e l’istanza va nella stessa direzione, lasciando ampio margine di libertà per la politica di intervenire. Non capisco perché la si rigetti, sarebbe uno stimolo in più. Non ci possiamo più permettere dell’elusione”.

Marco Podeschi, Upr: “Ritorna la vemenza delle notti legate alla riforma fiscale e al bilancio. A livello personale sono contrario al redditometro e il sistema fiscale italiano non può essere preso come esempio. I due modelli proposti dall’istanza sono molto distanti tra loro. E molto dipende dall’approccio del contribuente. Ogni cittadino deve contribuire in modo equilibrato e non nascondere i proventi. Ci riempiamo la bocca di controlli, ma andrebbero concretizzati. Per farli serve personale e ancora non si sa chi farà il direttore dell’ufficio Tributario. Il problema è di natura etica e da questo punto di vista le istituzioni fanno poco, occorre infondere la cultura della legalità. Si parla poco anche dei capitali detenuti all’estero”.

Ivan Foschi, Su: “Il segretario di Stato ci ha detto che il redditometro non è necessario perché ci sono già strumenti adeguati per i controlli. Altri in maggioranza hanno detto che la riforma potrebbe essere migliorata. Altri ancora hanno negato la necessità del redditometro. D’altronde la Dc ai tempi della legge antiriciclaggio e del Clo parlava di stato di polizia. Ma deve avere paura chi fa evasione fiscale. San Marino ha problemi legati all’evasione, per cui i controlli non sono sufficienti. Ma non c’è la volontà di andar fino in fondo. Servono tutti gli strumenti, da potere accedere agli istituti bancari allo scambio automatico di informazioni, per tutelare chi le tassa le paga veramente. Il redditometro è uno degli strumenti a disposizione da far valere fino in fondo”.

Simone Celli, Ps: “Abbiamo fatto la riforma tributaria a dicembre introducendo una serie di strumenti per far funzionare meglio il sistema di accertamento fiscale prevenendo fenomeni evasivi ed elusivi. Ancora però non c’è il dirigente dell’ufficio Tributario che ha un ruolo centrale nel nostro modello di riforma. Noi in quest’Aula possiamo discutere ed approvare le migliori legge di questo modo ma occorre poi lavorare in fase attuativa. Altrimenti non serve a nulla. Mi chiedo anche se da parte del Governo su questo argomento giungano delle risposte oggi? Voglio prima di tutto ringraziare gli istanti perché hanno permesso all’Aula di discutere di un tema importantissimo. E’ indispensabile che l’intera classe politica non abbassi l’attenzione su queste tematiche. Tuttavia ritengo che per realtà sammarinese ci siano strumenti più efficaci del redditometro. San Marino ha caratteristiche incompatibili rispetto all’introduzione del redditometro. Nostra posizione è dunque critica rispetto a questo strumento”.

Vladimiro Selva, Psd: “E’ ovviamente condivisibile lo spirito dell’istanza d’Arengo. Nella legge tributaria approvata però posso dire che l’elemento dell’accertamento induttivo è già stato introdotto. L’istanza d’Arengo fa riferimento al redditometro che a mio avviso non è modello condivisibile. Ribadisco però che condividiamo lo spirito di questa istanza e nella riforma tributaria abbiamo messo insieme una serie di strumenti come l’utilizzo di banche dati (per mappatura beni immobili e beni mobili di lusso, partecipazioni societarie e fiduciarie). Elementi che vanno nella direzione di combattere e contrastare l’evasione. Respingeremo l’istanza ma non perché abbiamo una diversa visione dell’equità fiscale”.

Marco Gatti, Pdcs: “Io credo che nell’ambito della riforma fiscale sono state prese delle scelte. Che hanno resto l’accertamento fiscale più incisivo: oggi gli uffici hanno gli strumenti. Non posso accettare elucubrazioni su come siamo messi in questo momento perché l’accertamento fiscale partirà dal prossimo anno ovvero dalla dichiarazione dei redditi 2014, che, come tutti sappiamo, viene fatta nel 2015. Oggi facciamo accertamenti solo in base alla vecchia normativa. Nella riforma fiscale è già previsto tra gli strumenti a disposizione dell’accertatore un meccanismo che permette di valutare se i redditi dichiarati corrispondono allo stile di vita tenuto: non si chiama redditometro ma è già presente. Nel nostro Paese dobbiamo far crescere la cultura dei doveri che poi si accompagna a quella dei diritti. Credo perciò che dovremmo aver fiducia nelle norme introdotte che sono durissime. Nessuno si aspettava che si introducessero reati penali fiscali e controlli così rigidi”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri, replica: “La mia indicazione di non accogliere l’istanza non è per problemi di tempistica. I contenuti indicati sono presenti nella legge tributaria. Il redditometro è stato reputato non idoneo e non si intende ritornare sulla scelta, semmai lavorare per rendere ancora più efficace quanto la legge prevede”.
Andrea Zafferani, C10 replica: “Si è fatta confusione con gli studi di settore, che nei Paesi piccoli sono molto difficili da fare. Il redditometro permette di giustificare se a un reddito basso corrisponde un tenore di vita congruente. E si può fare anche nei Paesi piccoli. Nella riforma ci sono regole non diversissime da questo principio, ma ci sono anche delle scappatoie che verranno sfruttate”.

Luca Beccari, Pdcs, replica: “Non abbiamo introdotto un redditometro, che è una sorta di studio di settore, ma un sistema induttivo. Abbiamo voluto evitare di ricondurre l’accertamento tributario a una mera misurazione di elementi oggettivi, perché le caratteristiche di un contribuente sono molteplici. Non c’è mai stata tendenza a inasprire controlli nel nostro Paese come in questa fase. Siamo il primo governo a farlo”.