San Marino. Responsabilità politiche del “disastro” economico del decennio scorso. Per Zafferani (Rf) una Commissione d’Inchiesta è inutile… Fossi sammarinese, voterei per chi la ritiene indispensabile! … di Enrico Lazzari

Enrico Lazzari

Ho avuto un garbato, ma “deciso” confronto, nei giorni scorsi sul social Facebook, con l’ex Segretario di Stato all’Industria del governo Adesso.Sm, Andrea Zafferani, in carica dal dicembre 2016 all’inverno del 2019.

A suscitare la replica di Zafferani è stato un mio post in “reply” ad un “post” di Emilio Della Balda, in cui sottolineava la -secondo lui- necessità per il Paese di “un soggetto progressista capace di alleanze con le forze politiche che non prendono gli ordini dalla cricca”. Fantascienza, a mio parere, sia per quanto concerne la nascita di un governo progressista (impossibile senza liberali e liberisti arrivare alla fatidica soglia di 35 seggi consigliari e assai improbabile che la coalizione Libera-Pss e Psd possa scegliere e, soprattutto, vincere l’eventuale ballottaggio), sia per la nascita di una coalizione di governo immune dalle influenze della “cricca”. Non tanto, in quest’ultimo aspetto, per la presenza di questo o di quel partito, ma per la “sospetta” presenza in un po’ tutte le liste (non tutte ovviamente) di personaggi più o meno direttamente e chiaramente chiamati in causa come più di semplici spettatori in vicende controverse collegate a fatti oggi al centro dei processi che vedono imputati i vari Francesco Confuorti, Daniele Guidi e manovalanza “criccheggiante” varia…

Un governo retto da una maggioranza di 35 o 36 consiglieri (e difficilmente ritengo che la coalizione Pdcs-Ar-Elego possa scendere sotto i 24 seggi al primo turno), che perderebbe due voti subito con la nomina dei Capitani Reggenti, rischierebbe seriamente di essere ostaggio di un pur risicato drappello di “infiltrati” tropo vicini a quel gruppo di potere oggi in profonda agonia, ma non ancora “morto”. Le preferenze che i cittadini scriveranno sulle schede potrebbero rappresentare una inamovibile pietra tombale, ma non sono estremamente ottimista in tal senso…

Se, nei mesi scorsi, con l’acquisizione di nuovi e importanti elementi emersi dalle udienze dei vari processi in corso, il Consiglio Grande e Generale avesse varato una Commissione d’inchiesta mirata ad individuare responsabilità (non significa reati) e responsabili politici della “scalata” della “cricca” ai posti chiave della gestione dello Stato e all’apparente occupazione -oltre che di Bcsm e di qualche Segreteria di Stato- di alcune “stanze” del Tribunale, questi personaggi dal passato non completamente lindo non figurerebbero fra i candidati alle elezioni politiche del 9 giugno e la pietra tombale sul sepolcro di quel gruppo privato di potere che ha raggiunto il suo massimo “splendore” nella seconda metà del decennio scorso, l’avrebbe posata la stessa Commissione di inchiesta.

In questo post firmato Della Balda, dicevo, sull’aspetto della maggioranza non ostaggio della “cricca”, ho replicato chiedendo che alternativa possa esistere, in tal senso, ad un governo con dentro la coalizione creata attorno al Pdcs. Non perchè il Pdcs sia “più bello” degli altri, ben inteso, ma per una questione prettamente numerica: se le previsioni non venissero stravolte nelle urne, solo con il Pdcs in maggioranza è possibile dar vita ad una maggioranza che non sia costantemente ostaggio dei voti di tre o quattro consiglieri eventualmente sensibili alle esigenze e agli interessi di quel gruppo privato imperante nello scorso decennio.

Come un fulmine a ciel sereno, mentre mi aspettavo una precisazione dall’autore del posto originario, è intevenuto Zafferani (Rf) chiedendomi: “…Per capire: chi prende ordini dalla cricca?”.
Spero nessuno”, è stata la mia risposta, “ma vedo tanti candidati che compaiono negli atti di alcuni processi in corso e in fascicoli di indagine…”. Invitandolo, vista la sua convinta militanza in Repubblica Futura, a spingere il suo partito a provare a chiarire -prima al suo interno e poi pubblicamente- “perchè Simone Celli di Ssd (fonte testimonianza in tribunale di Pres.Bcsm) in un momento delicatissimo per Banca Cis, con la Tomasetti indagata in un procedimento costato condanna in primo grado al commissario Buriani, si preoccupava di consigliare a quest’ultima di avvicinarsi a Nicola Renzi e Mario Venturini”, ambedue personaggi di primo piano della stessa Rf.

Lo chiarirà lui (Celli, deduco; ndr) –è stata la sua risposta- se crede…”. “Ma sempre per chiarire -ha poi aggiunto- c’è qualche candidato indagato o coinvolto direttamente (e non come testimone, ovviamente) in qualche indagine del Tribunale? Perché sai, questo sarebbe qualcosa di oggettivo, ma mi sa che non c’è”. Non risulta esserci… Anche se l’arrivo, prossimamente, della notizia di una indagine penale incentrata su una “associazione a delinquere di stampo sovversivo” che spazi fino a politica, giustizia, finanza e informazione non mi stupirebbe più di tanto, non perchè abbia ascoltato anche semplici voci in tal senso -non circola nessuna voce- ma per il fatto che l’azione penale, in presenza di notizie in tal senso -per intenderci di così tanti “puntini”-, è obbligatoria anche sul Titano…

Ma perchè vi racconto ciò? Perchè, inevitabilmente, il confronto con Zafferani è caduto sulla Commissione parlamentare di inchiesta finalizzata ad individuare responsabilità politiche e responsabili politici della “scalata” della famigerata “cricca” in posti chiave della gestione della più antica Repubblica del mondo. E, ora, possiamo dire con certezza che lo stesso ex Segretario di Stato questa indagine parlamentare non la vuole. O, meglio, per essere precisi, non la ritiene necessaria visto che ce ne è stata già una su Banca Cis, che -sono parole di Zafferani- “è nata apposta per” cercare queste responsabilità politiche ma “non ha trovato quello che per qualcuno si doveva per forza creare, perchè quella cosa semplicemente non c’era”.

Dalle conclusioni della Commissione di Inchiesta su Banca Cis, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. E, quest’onda, ha portate una infinità di fatti e situazioni non note all’epoca. Fatti che se presi singolarmente potrebbero non avere un impatto importante sulla ricostruzione storica del periodo più nero per la Repubblica di San Marino (sia sul fronte economico-finanziario che del Diritto), ma se uniti in un unico contesto, uniti e valutati nella loro completezza, prefigurano in disegno inquietante che potrebbe aver coinvolto molti più personaggi dei pochi oggi alla sbarra in diversi procedimenti giudiziari.

Non c’era, quando si sono chiusi i lavori della Commissione Banca Cis, ad esempio, la sentenza di primo grado che condanna il Commissario della legge Alberto Buriani per “abuso di autorità” in seguito all’apertura di un fascicolo di indagine -che ha avuto una ampia eco sui media e messo in forte difficoltà Catia Tomasetti e la sua permanenza nell’incarico- aperto contro la stessa Presidente di Banca Centrale, in un momento in cui la stessa Bcsm rappresentava un ostacolo insormontabile per il futuro di Banca Cis. E non c’era la condanna in primo grado, in quello stesso procedimento, per l’ex Segretario di Stato alle Finanze del governo AdessoSm, Simone Celli, per tentata concussione (in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, deduco visto quanto sentito nelle udienze, per pressioni fatte alla Tomasetti “sventolando” la risoluzione delle preoccupazioni giudiziarie in cambio di un “ammorbidimento” dell’intransigenza sul passaggio di quote di Banca Cis a Stratos). 

Anche nelle motivazioni, comunque, quella sentenza non potrà rispondere ad una domanda chiave che ogni sammarinese ha oggi il diritto -e il dovere- di porsi: che vantaggio diretto avrebbero avuto i due condannati in primo grado dalla loro azione? In pratica, quale è il loro movente? Lo Commissione d’inchiesta su Banca Cis non poteva certo rispondere a questa domanda, visto che il fatto (la condanna), all’epoca, non era accaduto… Il coinvolgimento di un giudice e di un ministro in un fatto che -se confermato nella sentenza definitiva- appare sia politicamente che in termini di Diritto e qualità della democrazia gravissimo, non è un elemento che, anche da solo, va a giustificare la necessità di una indagine parlamentare mirata, ricordo, ad individuare eventuali responsabilità politiche e morali (anche non di rilevanza penale) nella classe politica che ha guidato il Paese nello scorso decennio?

Secondo Andrea Zafferani, evidentemente, no… Secondo me sì…

I sammarinesi hanno il diritto di sapere di chi è la responsabilità se alla fine del 2019, quando il governo AdessoSm ha “tolto il disturbo”, il sistema bancario sammarinese era devastato, Cassa di Risparmio perdeva ogni anno fra 30 e 40 milioni, le casse pubbliche avevano una riserva di appena una trentina di milioni con quasi il doppio già speso per scadenze a poche settimane e, lo Stato, non era in grado neppure di pagare tempestivamente le bollette…

I sammarinesi hanno il diritto di sapere. E possono pretenderlo e ottenerlo favorendo, al voto, quei candidati e quelle forze politiche che si impegneranno a favorire, nella prossima legislatura, una iniziativa seria e autorevole che possa fare chiarezza sulle responsabilità politiche e non solo della devastazione di una economia e di una democrazia, la più antica del mondo. E, al tempo stesso, penalizzando, nel voto politico e nella preferenza, quelle forze politiche e quei candidati che questa chiarezza la ritengono inutile o, peggio, la osteggiano con forza…

Enrico Lazzari