L’archiviazione da parte dal GIP del Tribunale di Forlì del procedimento noto come “Varano”, che vedeva coinvolti la Cassa di Risparmio e i suoi dirigenti dell’epoca, mette una pietra tombale su un’inchiesta durata oltre sedici anni.
Per chi non avesse seguito la vicenda, ricordiamo che Cassa di Risparmio decise allora di investire oltre 4 miliardi di euro nel Gruppo Delta, attivo nel settore del credito al consumo con l’avallo informale dell’allora Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, in diretto rapporto con l’Amministratore Delegato di Cassa dell’epoca, Fantini.
L’inchiesta “Varano” mise in discussione la legittimità di quella strategia di investimento, portando dapprima al commissariamento del Gruppo Delta e successivamente alla sua liquidazione. Una conclusione che comportò una perdita complessiva per Cassa di Risparmio stimata in 1,5 miliardi di euro, in parte coperta con le riserve dell’istituto (quasi 700 milioni), il resto attraverso operazioni finanziarie a debito. Debito che si è nel tempo trasformato in debito pubblico, gravando quindi su tutta la cittadinanza.
Questa vicenda ha avuto ripercussioni non solo sul piano giudiziario, causando gravi sofferenze alle persone coinvolte, ma soprattutto sul piano economico, i cui effetti il nostro Paese continua a pagare ancora oggi
Una vicenda quindi che, oltre alle ripercussioni giudiziarie causa di gravi sofferenze per le persone coinvolte, ebbe conseguenze economiche che il nostro Paese continua a pagare oggi.
Per questo intendiamo aprire un serio confronto sul tema dei possibili risarcimenti economici. Oltre alla perdita secca di circa 1,5 miliardi di euro, ricordiamo che nel perimetro del Gruppo Delta vi sono ancora oggi crediti fiscali pendenti nei confronti dello Stato italiano per un valore stimato di circa 300 milioni di euro, nonché le sanzioni pagate allora, all’Agenzia delle entrate italiana, per oltre 40 milioni.
Ora che la vicenda giudiziaria si è conclusa con l’archiviazione, riteniamo doveroso intraprendere tutte le possibili azioni utili a recuperare quel che resta di queste somme.
Per la Repubblica di San Marino, introitare anche parzialmente queste risorse rappresenterebbe un passo cruciale per sanare una ferita ancora aperta.
RETE ha sempre sostenuto con determinazione la necessità di tutelare il patrimonio pubblico e continuerà a farlo affiancando il Governo – qualora intenda muoversi in questa direzione – in ogni azione volta a ottenere giustizia per le casse dello Stato e per i cittadini sammarinesi.
RETE