
Nasce un progetto, nasce un comitato del no… Ma può un Paese, un qualunque Paese, svilupparsi, crescere, risanarsi a suon di no?
Non voglio in questo mio ragionamento scendere nel merito delle ragioni dei sì o dei no, della validità di un progetto o dell’eventuale rapporto positivo o negativo fra “costi” e benefici delle iniziative oggi contestate, ma intendo concentrarmi su come con i continui no sia impossible far sopravvivere un Paese, nel caso, la Repubblica di San Marino. Al tempo stesso -e soprattutto- intendo evidenziare come la stessa democrazia possa uscirne penalizzata, quando qualche forza politica, alla disperata ricerca di qualche voto in più, si ritrova continuamente -a prescindere- sempre schierata al fianco dei no e dei relativi comitati civici che lo perseguono.
Spunta il progetto di un grande albergo a Murata (non è il primo) e nasce il comitato del no… La Cartiera Ciacci di Gualdicciolo pensa ad un miglioramento della sua efficienza energetica puntando sulla cogenerazione e nasce il comitato del no… Si individuano risorse per ampliare, adeguare l’aviosuperfice di Torraccia a standard di maggiore sicurezza e di ampliamento del servizio e nasce il comitato del no…
Nasce un comitato civico “contro” un progetto e, in men che non si dica, trova il sostegno di qualche forza politica di opposizione. Più che lecito, sia ben chiaro, ma possibile che ci sia un partito, un movimento che, oggi, dopo tre anni di governo in cui caldeggiava sviluppo e crescita economica, si trovi sempre -e ribadisco sempre!- allineato con le ragioni del no, qualunque sia la tematica o il progetto? Indovinate a chi mi riferisco…
Okay, ce l’hai con Rete, penserà qualcuno di voi. Lo ribadisco nuovamente: non ce l’ho con uno o l’altro partito, ce l’ho con un modus operandi che cavalca a prescindere ogni occasione per conquistare un voto in più… Ce l’ho con chi antepone la retorica, il populismo e la strumentalizzazione alla concretezza, al realismo e alla valutazione non astratta, nonché all’analisi inserita nel contesto, condizioni indispensabili nella definizione di ogni posizione e azione politica seria, costruttiva e perpetrata nel supremo interesse pubblico.
Quanti danni ha fatto, indirettamente anche a San Marino, il libro “La Casta”, che nella vicina Italia ha addirittura avuto la responsabilità di innalzare a programma di governo la comicità, poi concretizzata in pura e devastate retorica; trasformando l’inesperienza in un pregio e l’incompetenza in un valore aggiunto. Quanti danni fa ad un Paese la superficialità e l’ingenuità del corpo elettorale, così facilmente influenzabile…
Il risltato di questa invluzione democratica lo evidenzia inappelabilmente la vicina Italia, che dopo quattro anni di “retorica” e populismo al governo di Roma (devastante soprattutto il primo anno del governo gialloverde, ma non meglio i successivi), si ritrova con un buco di bilancio da oltre 100 miliardi di euro derivante dal superbonus 110% sulle ristrutturazioni e una esposizione delle casse pubbliche per addirittura 470 miliardi di euro in garanzie bancarie rilasciate sui prestiti-covid concessi dalle banche alle imprese in crisi. Centinaia di miliardi di euro che rappresentano più di un sesto dell’enorme debito pubblico italiano e rischiano di compromettere ogni possibilità di investimento, aprendo addirittura il rischio -nella peggiore delle ipotesi- di portare l’Italia al crack.
Ogni partito o movimento politico, di maggioranza o opposizione, ha il dovere della decisione e della razionalità nel perseguimento dell’interesse pubblico, specie in uno picclo Stato come San Marino, il cui bilancio economico è limitato. Non mi piace l’atteggiamento, la linea assnta da Rete, ma non mki piace neppure la recente “codardia” (politica s’intende) del governo. Mi riferisco, segnatamente, al dietro-front del Segretario di Stato al Territorio, Stefano Canti (Pdcs), che prima -direttamente o indirettamente- fa arrivare una ruspa a Torracia e poi, trovandosi di fronte il “solito” comitato del no, la rimanda a casa. Ma, egregio Segretario di Stato, quell’intervento all’aviosuperfice è un intervento di interesse pubblico, a vantaggio del Titano, della sua comunità e della sua economia? Se sì, perchè quell’imbarazzante dietro-front? E, se no, perchè quella ruspa è arrivata fin là?
Come detto, in questo ragionamento, non intendo scendere nel merito dei singoli provvedimenti e delle single ragioni dei sì e dei no. Ma concentrarmi su un “modus operandi” politico che non può portare nulla di positivo al Paese.
Non mi è piaciuta la gestione della vicenda ruspa da parte del governo, non mi piace -per lo stesso motivo- la strategia di Rete che cavalca ogni no, soprattutto alla luce di quello sviluppo di cui i suoi consiglieri si riempivano la bocca fino a qualche mese fa. E’ possibile lo sviluppo a suon di no preconcetti ad ogni progetto?
No… Ma è possibile, facile, cavalcare l’onda del dissenso, del malcontento per coltivare l’interesse di bottega in luogo di quelo pubbico e conquistare qualche nuovo e ingenuo elettore, alla faccia della serietà, del rispetto del proprio mandato e, soprattutto, del futuro della Repubblica di San Marino.
Enrico Lazzari