
Le recenti indiscrezioni riportate dalla stampa, che segnalano importanti movimenti nel settore bancario sammarinese, non possono lasciarci indifferenti.
Da un lato, preoccupa la situazione della Banca di San Marino (BSM), il cui principale azionista, l’Ente Cassa di Faetano, ha recentemente approvato una modifica statutaria che consente di scendere sotto la soglia del 51% di partecipazione. Tale decisione è stata resa possibile da un emendamento alla Legge del 1995, approvato in Legge sviluppo senza un adeguato confronto pubblico. A distanza di pochi mesi, emerge l’esistenza di una trattativa per la cessione della banca a un potenziale investitore bulgaro, la cui reputazione desta legittime perplessità. Una trattativa condotta in un momento delicato, in cui l’ingresso della banca nel circuito europeo potrebbe farne aumentare significativamente il valore, e che sembra essere nota solo a pochi soggetti vicini ai centri decisionali.
Dall’altro lato, preoccupa anche la situazione di Cassa di Risparmio, che parrebbe aver ceduto un asset rilevante – la banca Kovanica – a un altro gruppo bulgaro, senza alcuna informazione preventiva alla competente Commissione consiliare. Se nel caso di BSM, trattandosi di un istituto a partecipazione privata, la scelta potrebbe rientrare in logiche di mercato, risulta molto più grave che lo Stato dismetta asset strategici senza alcun coinvolgimento o informazione pubblica.
Come Rete, siamo ben consapevoli della necessità per il sistema bancario sammarinese di attrarre capitali freschi e di rafforzare la propria patrimonializzazione. Tuttavia, ciò deve avvenire nel rispetto della trasparenza, della legalità e dell’interesse collettivo. Servono investitori seri, credibili e con intenzioni limpide. Non possiamo più accettare che il futuro del nostro sistema bancario venga gestito nell’ombra, in un clima di opacità e incertezza, dove a trarne beneficio sono in pochi, a discapito dell’intero Paese.