Chi pensava che Rete fosse morta e sepolta, ha sbagliato indirizzo. Forse qualcuno aveva tirato un sospiro di sollievo, visto il flop elettorale, ma è un sospiro che si strozza in gola dopo i recenti avvenimenti del Consiglio Grande e Generale. A cominciare dall’avvio del percorso politico diplomatico per il riconoscimento dello Stato Palestinese, nato sulla scorta delle iniziative di Rete e sfociato in un ordine del giorno votato all’unanimità dall’Aula. “Non ci fidiamo degli eufemismi dietro ai quali si nascondono le divisioni e le lacune della maggioranza” ha detto il neo segretario Giovanni Zonzini in conferenza stampa, ripercorrendo l’ostruzionismo opposto dal Segretario agli Esteri Beccari al progetto di legge che Rete aveva presentato in prima battuta per la Palestina. Era stato giudicato uno strumento non idoneo a questo scopo, perciò Rete aveva subito redatto un ordine del giorno, sullo stesso tenore.
Ma anche qui, la maggioranza aveva fatto chiaramente intendere che mai avrebbe sostenuto un odg che essa non avesse condiviso. Ed ecco dunque l’aprirsi delle trattative, da una parte e dall’altra dell’Aula, sfociate in altre due proposte di odg: una della maggioranza e una di RF. Nuovo raid di trattative, fino alla redazione di un testo che più o meno accontentava tutti. Quasi tutti. “Infatti noi non l’abbiamo firmato – ha raccontato ancora Zonzini – perché quel «riconoscimento progressivo» scritto nel testo stava a significare che non sarebbe avvenuto mai. Poi a sorpresa, il Segretario Beccari ha annunciato che avrebbe incontrato in forma ufficiale l’Ambasciatore di Palestina nel giro di 24 ore. Questo ci è piaciuto, perché dimostrava un intento serio e concreto. Quindi abbiamo votato l’ordine del giorno”. Un successo per San Marino, per il quale Rete ha dato un contributo importante.
Pollice verso per la maggioranza anche da parte del leader storico di Rete, Matteo Zeppa. “Un governo autoritario, non autorevole” l’ha bollato. Cioè un governo che agisce solo con la forza dei numeri anche di fronte alla cosa più bella e più alta che uno Stato possa fare, qual è il riconoscimento di un altro Stato. Ma ci sono altre patate bollenti dentro il pentolone, a cominciare dalla gestione degli NPL, che a quanto pare non sta andando molto bene. Una questione per la quale Rete chiede l’audizione in Commissione Finanze di tutti gli organismi coinvolti. “Si sta procedendo a compartimento stagni – ha spiegato Zeppa – dove nessuno sa quello che fa l’altro. Invece è un’operazione di sistema, il controllo e il confronto sono basilari per sapere come stanno realmente le cose. Per questo è necessario che tutti i soggetti coinvolti riferiscano insieme”.
C’è tornato su anche il capogruppo Emanuele Santi perché il grosso rischio, se le cose non dovessero andare bene, è che si vada ad escutere la garanzia dello Stato di 90 milioni di euro. Stesso giudizio tranchant sul governo, “disorganizzato e confusionario” che ha fatto una gran pasticcio con i 70 decreti da ratificare, tra quelli riemessi, quelli ritirati, quelli decaduti, quelli emendati e quelli che non avevano neanche la relazione introduttiva. Santi ha fatto intendere che, forse, in tutto questo c’è anche del dolo, oltre che il mancato confronto interno alla stessa maggioranza.
“Dal canto suo, Rete ha dimostrato che c’è ed è molto attiva, oltre che capace di riscrive l’agenda di una maggioranza distratta dalla distribuzione degli incarichi piuttosto che interessata a fare andare avanti il Paese” ha incalzato ancora Santi. “In questi pochi mesi di inizio legislatura, Rete è stata capace di portare allo scoperto le lacune esistenti”. Tra queste ci sono sicuramente le Residenze fiscali non domiciliate, evoluzione del famigerato DES, già bloccato nella passata legislatura con un legge che però il governo ha cercato di bypassare con una circolare. Un vero abominio dal punto di vista della gerarchia delle fonti, non certo mitigato dal fatto che nessuna richiesta sia arrivata in questo settore. Ma Rete vuole vederci chiaro e chiederà di aprire un dibattito in Commissione Consiliare.
E riguardo alle alleanze – è stato chiesto in conferenza stampa – cosa farà Rete dal momento che finora non ne ha indovinata una, tanto che alle ultime elezioni è andata da sola, ma senza successo? “Troppo presto per parlarne, siamo ad inizio legislatura, ma ci muoveremo senza esclusioni” è stata la risposta politically correct di Giovanni Zonzini.
E cosa ne pensa Rete di quel “movimentismo paragonato al populismo” che gli elettori hanno bocciato? Anche qui Zonzini ha risposto che il movimentismo sammarinese è finito quando Civico 10 si è sciolto in Libera. Erano nati molti movimenti una quindicina di anni fa, come forma di dissenso verso i partiti e loro classe politica, ciascuno con un preciso obiettivo da perseguire. Ma Rete non ha mai avuto la connotazione vera di movimento, in quanto basata su un’articolata struttura interna e con molti obiettivi da portare avanti. Il populismo, poi, fa rima con demagogia, e alzi la mano chi, tuttora in Consiglio e nel governo, non ne faccia uso quasi ogni giorno. Per il resto, Rete sta lavorando e si sta evolvendo. Il Segretario Zonzini ha già annunciato un documento politico ormai pronto, che verrà portato all’Assemblea degli aderenti a settembre e solo dopo l’approvazione verrà reso pubblico.
Angela Venturini