Mentre le famiglie sammarinesi sono alle prese con una perdita importante e progressiva del loro potere di acquisto, mentre dall’estero tornano a sentirsi pesanti attacchi al sistema San Marino, mentre la sanità pubblica non riesce più a rispondere efficacemente alle esigenze dei cittadini, mentre i costi dell’energia tornano a salire con il Titano che ha rinunciato, mesi fa, al prezzo fisso precedentemente concordato, Repubblica Futura mira a modificare l’unica istituzione che sembra aver funzionato (non si dimentichi che è stato risanato e “ripulito” l’intero sistema bancario sammarinese) e funzionare: Banca Centrale!
Certo, tutto è migliorabile, compresa Bcsm, magari iniziando dall’analizzare attentamente i suoi costi. Ma Rf mira più in alto, visto che ha predisposto un progetto di legge per riformarne fortemente lo statuto, determinando “una riduzione della durata dei mandati del Presidente, dei membri del Consiglio Direttivo e del Direttore”, ovvero dei vertici gestionali, nonché “l’introduzione del concetto per cui i membri dei vari organismi di Bcsm debbano essere cittadini o residenti all’interno del territorio sammarinese”.
Evidentemente, per Rf, l’emergenza, la priorità dell’azione politica sammarinese deve essere, oggi, nel particolare momento, la riforma dello statuto di Banca Centrale. Tutto il resto può attendere, vien da credere, maliziosamente. E se, invece, Rf pensasse di “riformarsi” fortemente al suo interno, nei suoi assetti e nelle sue azioni, riavvicinandosi ai cittadini e ai loro problemi, piuttosto che portare avanti battaglie contro l’attuale dirigenza di Bcsm, facendo credere -voglio pensare erroneamente- perlomeno ai più distratti che ancora oggi in quel partito si perseguano obiettivi un tempo cari alla famossissima “Cricca”, costituitasi attorno alla governance di Banca Cis (leggi qui)?
Perchè un partito politico sammarinese, Rf appunto, vuole modificare i criteri di nomina e selezione degli organi apicali di Bcsm quando la stessa istituzione di governance e vigilianza finanziaria ha dimostrato con i fatti di saper e poter adempiere con efficacia al suo mandato? E’ una domanda che mi pongo da mesi… E che, fino ad ora, non ha trovato risposta diretta.
Certo, collegando i “puntini” (ad esempio il ruolo, le azioni, il coinvolgimento indiretto di alcuni personaggi di Repubblica Futura nella naufragata compravendita di Stratos e Banca Cis) la logica potrebbe dare una risposta… Ma sarebbe una semplice e non autorevole congettura. Sarebbero dei dubbi, argomentati, fondati seppure tali… ma sempre miseri dubbi.
Ma torniamo al progetto di legge di riforma dello statuto di Banca Centrale così come elaborato da Repubblica Futura. L’obiettivo primario, a prima vista, sembra essere sempre le stesso: cacciare l’attuale Presidente, Catia Tomasetti. E ciò appare evidente nell’art.7 (disposizioni transitorie), dove si legge: “Il Presidente, i membri del Consiglio Direttivo e del Collegio Sindacale attualmente in carica e nominati antecedentemente all’entrata in vigore della presente legge, restano in carica fino all’approvazione del bilancio di esercizio e comunque non oltre il 30 settembre 2024”. Perchè, a questo punto, non anche il Direttore generale, vien da chiedersi, visto l’azzeramento della governance? Ovviamente è una “battuta”…
L’intera impalcatura del progetto di riforma statutaria, comunque, appare campato in aria e, talvolta, capace di tradire il dettami, i principi “Gelric” -acronimo che incarna le sei aree chiave (governance, external audit, legal structure and autonomy, reporting, internal audit e control) su cui creare una banca centrale- del Fondo Monetario Internazionale. Soprattutto in senso di autonomia e stabilità.
Ma partiamo dal fine primario di ogni banca Centrale, ovvero la garanzia di stabilità del sistema, messa a dura prova dalla proposta di modifica del comma 2 dell’art.10 della legge 96/2005, ovvero introducendo la riduzione a soli tre anni, rinnovabili per un solo mandato, gli incarichi di Presidente, Direttore Generale e Consiglio Direttivo. Non è un caso che -ad esempio- la Banca d’Italia avesse un tempo il mandato a vita per il presidente, poi ridotto a sette anni, rinnovabili. Nella migliore delle ipotesi, quindi, se diventasse legge la proposta di Rf, la governance di Bcsm resterebbe in carica meno della metà di quanto sia previsto in Italia e meno di un terzo del tempo di quanto è in altre Banche Centrali europee.
Ma, nel concreto, che benefici porterebbe al sistema la riduzione della stabilità della governance di una Banca Centrale? Nessuno, vedendo la situazione oltre confine e, soprattutto, vista l’autorevolezza delle “raccomandazioni” Gelric che, al tempo stesso, rappresentano una sorta di “pietra tombale” sul piano di inserimento di una art.18bis nella stessa legge 96/2005 che imponga al Presidente di “essere cittadino o residente al momento della nomina”. Anche se, continua poi la proposta di art.18bis, se non fosse residente o cittadino “al momento della nomina”, avrebbe “l’obbligo di richiedere la residenza in territorio entro 120 giorni dalla nomina stessa”. Cioè, il Presidente deve necessariamente essere cittadino o residente al momento della nomina, ma può anche, altrettanto necessariamente, non esserlo! Scritto “bene”, molto “bene” questo articolo dai “tecnici” giuridici di Repubblica Futura!
Al di là della forma e del caos interpretativo che questa norma, così formulata potrebbe portare, ciò metterebbe a serio rischio l’autonomia di un ruolo delicato come è quello della presidenza di Banca Centrale. San Marino non è la Germania, ma un territorio piccolissimo, in cui vive una comunità di appena 30mila individui, dove i cognomi ricorrenti sono tantissimi e dove fra “amicizie”, dirette e indirette, parentele e lavoro ci si si conosce tutti. O quasi.
Il fatto che il vertice di un organismo di governance o di vigilanza non “viva” la realtà sammarinese è quasi indispensabile per garantirne, almeno l’apparenza, di autonomia e indipendenza. Se viene meno ciò il rischio di perdita della necessaria autonomia si innalza sensibilmente. Ma non è questo l’unico aspetto a rendere deleteria una riforma in tal senso.
Infatti, l’attuale Presidente di Banca Centrale percepisce un compenso di 70mila euro lordi annui ed esiste un tetto di retribuzione per simili incarichi fissato in 100mila euro. Chi, per 70mila euro, sarebbe disposto a mollare tutto, magari un incarico in Banca Centrale Europea o d’Italia pagato quasi 500mila euro annui, per trasferirsi sul Titano, pagandosi poi alloggio e costi connessi? Nessuno…
E quanto sammarinesi o residenti possono vantare un curriculum internazionale prestigioso in materia bancaria e finanziaria? Nessuno… E se ci fosse non sarebbe certamente più in Repubblica.
Torniamo, così, al dubbio originario: perchè Repubblica Futura destina tanta attenzione, sforzi e lavoro su Banca Centrale, arrivando a proporre modifiche di legge che -parer mio, argomentato sopra- non farebbe altro che introdurre nuovi elementi di incertezza, se non problematiche vere e proprie, in un organismo che ha dimostrato con i fatti (la ristrutturazione del sistema bancario sammarinese) di adempiere con efficacia mai vista prima al suo ruolo per lo sviluppo e la stabilità economica del Paese?
Ah, dimenticavo… Alla luce di ciò, quanto costerebbe di più alle case pubbliche una governance di Bcsm residente in territorio? E quali professionalità autorevoli sarebbero disposte a subire una simile imposizione?
Enrico Lazzari