San Marino. Ricorso alle urne a breve? Scordatevelo! … di Alberto Forcellini

Crisi di governo? Elezioni politiche anticipate in primavera? Massimo in estate? Dimenticatevene. Per due motivi piuttosto importanti. Il primo riguarda la formalizzazione dell’accordo di associazione con la UE in programma per la seconda metà del 2023. Tra l’altro, i primi mesi dell’anno prossimo saranno densissimi di incontri e trattative sui nodi ancora da sciogliere. Inoltre dovrebbe partire quella campagna informativa alla popolazione che finora è mancata. Non sembra proponibile l’idea di far saltare un lavoro così complesso, ormai giunto alla sua definizione, per qualche mal di pancia tra le forze politiche.

L’altro motivo altrettanto limitante è che, al momento, non c’è alcuna coalizione pronta. E tutti sanno che, prima si fanno gli accordi di governo, poi si va alle elezioni.

C’è tanto movimentismo, questo è vero, e chi ha seguito i lavori del Consiglio, ha potuto vedere mosse di ogni tipo. C’è stato perfino un intervento in comma comunicazioni da parte di Lorenzo Bugli, presidente dei GDC, che a molti è sembrato una sorta di manifesto politico propedeutico alla formalizzazione di una nuova corrente interna. Il “partitone” non si spacca (solo un paio di volte nella sua storia), ma crea correnti. Forse non ci sono solo i giovani stanchi di un modo di fare politica piuttosto vecchio, spesso inconcludente, talvolta finalizzato ad alimentare i soliti orticelli un tempo comandati da Grandoni, Rossini e Fantini. Ora l’ex dg di Carisp non c’è più, ma la modalità è rimasta la stessa.

Questa alzata di testa dei giovani avrebbe scardinato l’equilibrio tra le altre correnti e la confusione interna si è riverberata sull’operatività della maggioranza. A parte il caos creato sulle bollette, lo scompiglio più grosso è arrivato sul DES, che non piace a nessuno e che i maggiorenti avevano messo in finanziaria. Si raccontava nei corridoi di Palazzo che c’è stato uno scontro grossissimo con Rete per arrivare allo scorporo, cioè a tramutarlo in legge e presentarlo a parte. La ragione è semplice, la legge di bilancio non è referendabile, le altre leggi sì. Quindi qualsiasi sorte avrà la legge sul DES potrebbe essere sottoposta a referendum.

Sull’altro fronte politico ci sono le mille anime della sinistra che ormai sembrano canalizzate su due poli: PSD e reunion socialista. Questo per semplificare un mondo difficilmente raffigurabile in maniera razionale perché ogni giorno ci sono colpi di scena. Entrambi sembrano acquistare forza e numeri ogni giorno di più. Secondo le ultime news il PSD avrebbe dalla sua tutta l’area stolfiana ed ha appena acquisto Pedini Amati, finora affetto dalla “solitudine dei numeri primi”. Cioè di coloro che hanno relazione solo con se stessi. O con il nulla. Ma in politica non funziona. Di qui il cambio di rotta, con abbandono del simbolo e del logo di MD. E subito, in omaggio al suo stile, Pedini ha puntato i piedi sulla verifica per mettere in fila le cose da fare. Ma niente crisi. Il PSD raccoglierebbe molte simpatie anche da parte di vari aderenti di Libera.

Si cammina a grandi passi anche sul fronte PS, che annuncia la campagna di tesseramento e il congresso. Pare addirittura che ci siano ragionamenti con Gian Nicola Berti, che ormai da mesi si spinge sulla formazione di una grande area liberale, moderata e socialista. Il progetto piace pure a Rossano Fabbri. Se poi non dovesse piacere a Paride Andreoli, che pare abbia preso le distanze, si vedrà.

Poi c’è Motus, che ormai viaggia senza alcun imbarazzo su binari paralleli. Pur essendo in maggioranza, infatti, non firma i comunicati congiunti, presenta pacchetti di emendamenti alla finanziaria e durante i vari dibattiti non nasconde la corrispondenza di amorosi sensi con RF. Però continua a spingere su progetti che la maggioranza ha già bocciato. Evidentemente Motus avrà le sue ragioni che la comune ragione non conosce. C’è chi preconizza la sua uscita dalla maggioranza, il che appare poco credibile per due motivi: uno, perché perderebbe l’immensa vetrina espositiva offerta dalle posizioni di maggioranza, che Motus sfrutta a piene mani. Due, perché anche uscendo, non provocherebbe la crisi. I numeri della maggioranza rimarrebbero ampiamente sufficienti ad andare avanti sicuramente per il 2023. Per l’anno successivo si vedrà.

L’ultima considerazione è sui lavori consiliari, la famosa maratona per la finanziaria. Era cominciata col botto: urla, accuse, rimproveri, obiezioni e invettive che sarebbero state da querela se pronunciate da cittadini semplici. Poi Libera ha alzato il tiro con 400 emendamenti. Fare ostruzionismo era l’imperativo, o meglio il ricatto per togliere il DES dall’ordine del giorno dei lavori. Una situazione incandescente, che aveva fatto presagire la possibilità di non riuscire ad arrivare in fondo, con il rischio dell’esercizio provvisorio. Tanto che la Reggenza aveva fatto calendarizzare un’altra settimana di Consiglio da Natale a Capodanno. E invece tutto è finito addirittura un giorno prima. Non ci sono state sedute no-stop, non ci sono stati i “dritti” cioè lavori proseguiti per tutta la notte e poi anche la notte dopo, senza interruzione. Il perché è semplice: non c’è più l’opposizione di un volta, ma non ci sono neanche quei comportamenti scandalosi che si è tentato di spacciare, e che in effetti sono rimasti ancorati alla passata legislatura.

a/f