Riceviamo e pubblichiamo
Egregio Direttore,
credo che sia desiderio di tutti che quando una banca è in difficoltà si tutelino i risparmiatori.
Ma il modo di procedere dei governi, quello attuale e quelli passati, di sicuro tutela i debitori inadempienti delle banche coinvolte, trasferendo le loro esposizioni allo Stato, mentre i risparmiatori, solo temporaneamente e teoricamente non subiscono danni, perché ben che vada, si troveranno a pagare il grosso fardello, come contribuenti e come cittadini.
I casi precedenti l’ultimo salvataggio dei giorni scorsi sono emblematici. Si era detto che bastava la copertura di alcune decine di milioni di euro e invece i milioni accumulati sono una voragine.
Cassa di Risparmio ed Eurocommercial docet.
E allora prima di assumere ulteriori impegni e debiti si faccia il punto della situazione, si verifichi attentamente lo stato dei crediti. Si richieda un intervento degli azionisti e una soluzione di mercato se esiste.
Nel contempo si dia una rappresentazione seria e attendibile di come è il contesto bancario sammarinese; lo stato di fatto dei fondi pensione; quanto dei crediti delle banche oggetto di salvataggio è stato recuperato ed in quale percentuale, si dica chi sono i grandi debitori inadempienti, se rimborsano o no.
Si pretenda un piano industriale fattibile e sostenibile e non si faccia come con la Cassa di Risparmio dove sono anni che vengono iniettate risorse, ma il suo bilancio è sempre in passivo, scaricando gli effetti su quello pubblico.
Chi fa banca deve evitare l’azzardo o almeno contenerlo e banca centrale deve controllare.
Inutile puntellare criticità strutturali con interventi di emergenza senza pretendere l’adozione di precisi impegni. Se si continua a somministrare la stessa medicina scambiando una emoraggia per un influenza, il soggetto rischia la fine. Ma è una brutta fine che rischia di farla il nostro Stato con effetti economici e sociali potenzialmente devastanti.
E’ incredibile che mentre lo Stato, per perseguire il pareggio di bilancio, esige patrimoniali, aumenta le tasse, interviene sui servizi e sulle pensioni, lascia che un comparto come quello bancario, macini debiti su debiti che poi si devono accollare i cittadini.
In altri stati l’intervento pubblico, per i salvataggi bancari, peraltro preceduti e accompagnati da precisi paletti ,è attorno al 5% del pil in Italia, al 12% in Germania. A San Marino viaggia verso il 100%.
In una realtà piccola come la nostra Repubblica ,ci si pensa all’enorme sforzo che servirà per fronteggiare una cifra come quella succitata?
Ed è un illusione pensare che “associandoci” all’Europa avremo la soluzione: di cosa?
Ci concederanno centinaia e centinaia di milioni di euro o altra valuta, gratis e senza condizioni?
San Marino 28 gennaio 2019