Nel gran circo fiscale del Titano, dove la riforma dell’IGR dovrebbe tappare le crepe del bilancio senza far crollare il soffitto, assistiamo a un valzer da operetta: governo – o, meglio, la maggioranza con i suoi capibanda con la cravatta storta – inseguono una mediazione frenetica con i sindacati, come se risolvere equazioni fiscali fosse un negoziato da bazar di Sharm el Sheik. Sabato, domani, un altro round a Palazzo Begni, con “aperture” su quote SMAC proporzionali per redditi da fame e adesioni parziali per chi non arriva al tetto dei 6.000 euro, e tutti a proclamare “dialogo positivo” dopo due scioperi generali che hanno riempito le piazze come un concerto di Vasco Rossi.

Ma questa caccia alla sintesi è un esercizio da prestigiatori con le tasche bucate: ogni “apertura” è una pezza sul buco, e come sanno bene gli stagnari del Monte, una toppa improvvisata finisce per allagare tutto, lasciando solo un pantano di promesse e conti che non tornano.
I sindacati – CSdL, CDLS e USL – non si accontentano di negoziare: orchestrano un “terrorismo” informativo da basso budget, dipingendo i frontalieri come vittime di un pogrom fiscale con proiezioni di aumenti da 900 e passa euro annui per un reddito medio, urlando “salasso” e “fughe verso l’Italia” come se il Titano fosse un gulag con le bandiere tricolori. E tutto – sta proprio qui il gioco di prestigio ma cabarettista di serie B – senza calcolare un euro di detrazione SMAC, fingendo che i nove mila pendolari non facciano mai benzina sul Titano – dove il “pieno” costa meno di una cenetta solitaria alla “Petite”, a Rimini – e ignorando che la quota max carburante è destinata a balzare da 850 a 1500 euro quando la riforma sarà a regime, un bonus che si beccano tutti, frontalieri inclusi, purché lascino traccia nei distributori, invece di precipitarsi al confine con il portafoglio intonso.
Non vedo l’ora di leggere la loro bozza di riforma, quella sindacale, annunciata per questa sera come un messia fiscale: scommetto che sarà un capolavoro… meno tasse per i lavoratori, più tasse per tutti gli altri! Cifre redatte a suon di slogan vuoti, principi “fondamentali” come tutela dei bassi redditi, recupero dei crediti statali (come se i morti potessero esser braccati dagli strozzini) e parità di trattamento… Ma solo per una categoria! E vuoi che la Csdl non provi ad infilarci anche una mezza patrimoniale? Non vedo l’ora di leggerla questa bozza…
Ma se poi, i sindacati, osano altri cinque scioperi? Ai lavoratori residenti con reddito medio bruceranno l’intero aumento del prossimo quinquennio in stipendi persi, centinaia di euro volatilizzati in giorni di astensione dal lavoro: un autogol che punisce il lavoratore più dell’aumento determinato dalla riforma IGR, visto che chi guadagna 80mila euro lori annui un sacrificio più importante per risanare i danni fatti nel decennio scorso lo può fare e non credo scenda in piazza per opporsi.
Quanto ai frontalieri e al loro coro via AFIS, che sventola accuse di discriminazione e violazione degli accordi UE come drappi rossi in un’arena deserta, appaiono come una farsa da avanspettacolo: non c’è tassa etnica o trattamento “di serie B”, punto e basta. Il meccanismo è identico per residenti e non, detrazioni SMAC per spese sul Titano disponibili per chiunque, un ciclo virtuoso che riversa introiti pubblici (determinati dalle stesse spese in San Marino) su chi compra in Repubblica, frontalieri compresi, come un “grazie” per non essere turisti mordi-e-fuggi.
Invocare gli articoli 5 e 14 dell’Accordo per gridare al lupo è ridicolo: è solo un bonus territorialità per chi spende entro le mura, non un muro anti-pendolari. Fingere disparità è solo leva lacrimogena per la piazza.
Il PSD, da parte sua, chiarisce il terreno con un pragmatismo che sa di buon senso contadino: “Pagare poco, ma tutti”, con fiscalità al 7,9% sul PIL che ci fa invidia in Europa; via la minimum tax rinunciataria, dentro flussi informativi bancari-fiscali per tappare evasori senza utopie; revisione della spesa inefficiente in Bilancio per chiudere falle prima di chiedere di più; e un’Agenda Crescita concreta per ridurre debito e far girare la ricchezza… Puzza di solito slogan, ma se provassero a farlo davvero, anziché avallare nuove assunzioni nella Pa, come è solita fare ogni maggioranza dalla notte dei tempi?
Sul nodo frontalieri, tutti invocano equilibrio – parità chiesta da industriali per serenità aziendale e sindacati per coesione operaia, contro bonus residenti per territorialità – senza fronti contrapposti, puntando il dito sui veri nemici: evasori e speculatori, non lavoratori onesti. E anche qui il tanfo di retorica si sente da casa mia, che vivo a 12 chilometri dal Titano…
Basta teatrini: un aumento di tasse non accontenterà mai tutti, è come dividere una torta per 5 ad un compleanno con 25 bambini. Il governo, se crede nell’equità di quanto ha predisposto e approvato in commissione, smetta di mediare come un oste che teme di esser sgamato ad allungare il vino con l’acqua e metta nero su bianco per la seconda lettura. Altrimenti, questa concertazione infinita annegherà tutti in tensioni tra autonomi e dipendenti, sindacati e politica, maggioranza e opposizione che non attende altro, lasciando i sindacati e chi auspica la caduta di questo governo “incerto” a gongolare su un campo minato… sempre più minato.
Perchè alla fine, in questo valzer fiscale che si trascina come un’appendicite in peritonite, un governo che rimanda la lama della decisione rischia di affilare solo le unghie dei suoi detrattori. Approvate a Palazzo, accidenti, o perlomeno fingete una spina dorsale prima che il suolo ceda sotto i vostri piedi con un ridicolo ‘oops’ teatrale. E una volta in varata la riforma, ditemi voi: chi ballerà ancora la tarantella dello sciopero, i lavoratori che avranno fumato il loro triennio di aumenti in giorni di astensione da record, o i sindacati, orfani del loro drago fiscale, costretti a inventarsi un nuovo nemico per incassare il tesseramento, dai frontalieri, anche l’anno prossimo?
Ah, la dolce ironia del potere che si erode da solo… E brindiamo a chi sopravvive al sipario.
Enrico Lazzari