Sono alquanto critico sulla politica economica di questo esecutivo per un motivo semplicissimo: non si intravede una chiara luce in fondo al tunnel; non si vede un piano globale di sviluppo economico che possa riformare radicalmente il “sistema San Marino”, attualmente non più in grado di permettere al Titano di affrontale la sfida della sempre più ampia globalizzazione.
Ciò, però, non significa che chi ha governato la Repubblica negli anni passati sia legittimato dai suoi risultati ad innalzarsi a censore, maestro, professore della compagine di governo attuale. Anzi, a dire il vero, come evidenziato in maniera convincente nel dibattito consigliare di ieri, nella gestione della delicata situazione finanziaria ed economica determinatasi con “distrazioni” ed errori dei governi precedenti, che hanno reso alquanto complicata la gestione in equilibrio, ad esempio, dei fondi previdenziali, dei bilanci Iss, del fondo servizi sociali. Fra questi governi, su tutti, AdessoSm, se non altro per non essere stato in grado di accorgersi dei piani perpetrati, secondo la Commissione di Inchiesta, dalla cosiddetta “cricca” e quindi di contrastarli con efficacia e prontezza.
L’azione del governo, infatti -come ha ricordato il Segretario di Stato alle Finanze, Marco Gatti, in Aula- è stata spesso concentrata sul “chiudere posizioni determinatesi perchè in passato si è prosciugata tutta la liquidità interna”. Un governo non può accampare scuse ma deve presentare risultati, verrebbe da dire. Ed è sacrosanto questo concetto. Ma, talvolta, esistono dei risultati che è difficile vedere e far vedere…
Ben inteso, riportare in equilibrio i bilanci dello Stato, rendendo sostenibile e contabilizzato un deficit, un debito prima intrinseco ma occulto non è un risultato trascurabile. Come non è un “risanamento” di poco conto aver creato le condizioni affinché le banche sammarinesi possano -e le previsioni lo confermano- tornare a chiudere bilanci in utile di esercizio. E’ questo, forse, il risultato più importante ottenuto in termini di rilancio. Peccato che le stesse banche, oggi, siano un ostacolo allo sviluppo, come “denunciato” nei giorni scorsi (leggi qui: https://giornalesm.com/san-marino-politica-tafazzi-banche-ostacolo-insormontabile-per-il-risanamento-ma-potrebbero-diventare-trainanti-per-lo-sviluppo-di-enrico-lazzari/). Anche a ciò si dovrà presto metter mano.
Il riequilibrio dei conti, non si dimentichi nel valutare l’operato di questo esecutivo, è perdipiù arrivato in un periodo storico-economico mai così complicato come questo, caratterizzato dall’interminabile pandemia Covid-19 che ha devastato l’economia mondiale, oltre che rallentato pesantemente anche quella sammarinese.
Ma questo non basta per promuovere incondizionatamente un esecutivo. Può bastare per non bocciarlo, perchè quanto fatto è un passo importante, necessario, indispensabile verso l’obiettivo finale; non è l’obiettivo in sé.
Infatti, se è vero che per produrre investimenti prettamente indirizzati allo sviluppo economico -ovvero alla catalizzazione di investimenti, all’aumento dei posti di lavoro e, in ricaduta, del Pil e quindi delle entrate fiscali nelle casse pubbliche con conseguente ricaduta sul benessere collettivo- è necessario prima stabilizzare il bilancio, se si vuol dare solidità a questa stabilizzazione si deve necessariamente determinare sulla stessa uno sviluppo. Ancor di più quando il riequilibrio ha costretto al ricorso al debito che, poi, determina un aumento delle necessità di spesa, nel caso rappresentate dagli interessi.
Per meglio comprenderci: se si vuol costruire un grattacielo questo deve poggiare per forza su una base solida, altrimenti si inclina e poi crolla… Ma, senza il grattecelo che vi si poggia sopra, la base solida non crea di per sé nulla. Per questo motivo non è sufficiente risanare senza poi avere un piano preciso e globale di come consolidare e sfruttare questo risanamento.
Sono sempre stato critico verso la corta visione prospettica che si evince -spero errando- guardando l’azione e le dichiarazioni di questo governo. E lo sono tutt’ora.
Ma ciò non significa -come potrebbe concludere chi ha ascoltato distrattamente il dibattito consigliare, acceso da una minoranza sempre più strategicamente e comunicativamente di impronta “salviniana” e sempre meno lungimirante e propositiva- che questo governo stia facendo solo danni e nuovo debito. Il riequilibrio dei conti pubblici e l’inversione di tendenza dei bilanci delle banche biancazzurre sono risultati concreti e importanti. Ma da soli insufficienti.
Oggi, i sammarinesi, sono chiamati a nuovi sacrifici finalizzati al riequilibrio delle casse pubbliche. Ai tagli già subiti si aggiungeranno dall’esercizio 2023 incrementi dell’IGR di almeno il 20%, forse addirittura del 25%. Ma non solo, arriverà una riforma del sistema previdenziale che penalizzerà immancabilmente i lavoratori e, non nell’anno in corso ma in un futuro prossimo, pure la riforma del sistema Monofase, da sostituire con un sistema fotocopia dell’Iva ormai standard occidentale che, probabilmente, determinerà un aumento fisiologico dei prezzi finali riducendo il potere di spesa delle famiglie sammarinesi ma che sarà indispensabile per superare la burocrazia attuale negli interscambi.
Programmata entro fine anno, poi, la riforma del lavoro, che, almeno questa, non dovrebbe determinare sostanziali sacrifici per i sammarinesi.
Tutte riforme, tutti sacrifici mirati a creare solide fondamenta su cui costruire poi il nuovo e moderno “sistema San Marino”, un modello economico di sviluppo a lungo respiro che possa tornare a permettere allo Stato centrale di distribuire sempre maggiori tassi di benessere alla cittadinanza. Già, ma vien da chiedersi: cosa si vuol costruire su queste solide fondamenta?
Ancora, purtroppo, seppure sia ampiamente noto e pressochè certo il “costo” di questa opera per tutti i cittadini sammarinesi, non è dato a sapere…
I sammarinesi sono un popolo responsabile e accetteranno senza drammi questi sacrifici, ma è doveroso per chi glieli chiede spiegargli per filo e per segno come, su cosa, con che tempi e su quali obiettivi saranno capitalizzati.
Enrico Lazzari