San Marino-Rimini. Crac AERADRIA pagano gli albergatori

La valanga RdR sta colpendo tutti. Trascinando dietro di sè pezzi importanti di Rimini. Per un fallimento che rischia di mettere a terra non solo i propri vertici societari e quelli di Aeradria, la società di gestione dell’aeroporto Fellini fallita il 26 novembre scorso, ma anche componenti insospettabili, come l’associazione albergatori di Rimini (Aia). E’ di ieri, infatti, la notifica, giunta al presidente Patrizia Rinaldis da parte del tribunale civile ordinario di Bologna, sezione delle imprese, della richiesta di sequestro conservativo dei beni dell’associazione: sede, partecipazioni societarie, conti correnti. Per un totale di 7 milioni di euro. Ma, al contrario della procedura usata per i membri dei Cda di Riviera di Rimini Promotion (RdR) e Aeradria (“inaudita altera parte”), qui il giudice, prima di emettere sentenza di sequestro conservativo, ha deciso di “udire l’altra parte” e, quindi, di sentire la posizione degli avvocati dell’Aia. Fissando, così, un’udienza per il 16 luglio. Anche in questo caso il tribunale civile di Bologna si è mosso nell’ambito dell’azione di responsabilità intrapresa dal curatore fallimentare di RdR, Giancarlo Ferruccini, a protezione degli interessi dei creditori. Secondo la curatela, infatti, l’associazione albergatori riminesi, in qualità di socio, avrebbe responsabilità nei confronti dei creditori della Srl fallita lo scorso 18 novembre (una settimana prima di Aeradria) proprio per aver fortemente voluto la nascita stessa della società, divenuta poi una collegata della Spa pubblica dei voli. E quella di ieri è stata una giornata difficile sopratutto per lei, la presidente dell’Associazione Albergatori di Rimini Patrizia Rinaldis, colta di sorpresa dal sequestro conservativo dei beni dell’Aia Rimini: “Sono scossa e amareggiata – dichiara appena uscita dal tribunale lasciando trapelare tutto il suo sconforto – Io credo proprio di essermi comportata sempre correttamente per cui certo non meritavo quello che sta capitando ora”. La sensazione che insomma si evince dalle parole della presidente dell’Aia di Rimini è che l’associazione stia pagando per colpe che in realtà non sono sue.
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