San Marino. Rincari bollette: “Chi è causa del suo mal…”. Nella “bolletta” la morte dell’integralismo “green” sammarinese … di Enrico Lazzari

Ormai è ufficiale: anche sul Titano le bollette per le utenze energetiche domestiche subiranno un aumento… Resta da quantificare l’importo di questo aumento. Ogni cittadino, quando vede aumentare i costi dei servizi “irrinunciabili”, non è certo felice. Ma, a onor del vero, va considerato che sui costi energetici, anche oggi, il Titano è un’isola felice nella desolata condizione italiana.

Tralasciamo quali siano le cause di questi aumenti, non dipende di certo da politiche italiane o, addirittura, sammarinesi, visto che il prezzo delle fonti energetiche è regolato dal mercato internazionale e, non si dimentichi, dal rapporto fra euro e dollaro americano, con quest’ultima valuta, infatti, si paga la “materia prima”. E proprio il recente deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro ha determinato un aumento di circa il 15%, a parità di quotazione sul mercato.

Sta di fatto che, oggi, un nucleo famigliare medio sammarinese paga appena 0,11 euro un kilowatt/ora di energia elettrica per i primi 200 kw/h consumati nel periodo e 0,25 abbondanti i Kw/h in eccesso. E’ tanto? E’ poco? Siamo di fronte al classico bicchiere “mezzo pieno o mezzo vuoto” perchè è tanto rispetto ai 6/7 centesimi di euro di un paio di anni fa, ma è molto poco rispetto allo 0,51 euro a Kw/h applicato alle famiglie italiane del servizio elettrico in regime di tutela. Un costo, in tal caso, relativo alla singola componente energia che arriva, in bolletta, con distribuzione e tasse, a circa 0,70 euro a Kw/h. E ciò nonostante l’intervento statale che vede ancora oggi azzerati gli oneri di sistema.

Oggi, quindi, sul Titano, l’energia elettrica costa un terzo rispetto a quanto sia pagato dalle famiglie italiane. La metà esatta di quanto, le stesse famiglie italiane, paghino il solo costo della componente energia. Appare quindi insostenibile, per l’Azienda sammarinese mantenere l’energia elettrica a questi prezzi. Se non altro per lo scompenso che si verrebbe a creare fra il costo dell’energia elettrica e quello del gas, per il quale sono attivi contratti di fornitura stipulati in primavera con Snam.

Così, la differenza fra Italia e San Marino nel costo di un metro cubo di gas per uso domestico è altrettanto pesante, visto che anche su questo fronte le famiglie sammarinesi sono fortemente avvantaggiate rispetto quelle italiane, dove attualmente un metro cubo di gas è venduto a circa 1,80€ al metro cubo (184,41€ ogni megawattora, che corrisponde a 104,23 mc) rispetto allo 0,82 euro a metro cubo che viene pagato da una famiglia media sammarinese, ovvero da un nucleo familiare che ha un consumo annuo compreso fra 1400 e 5100 mc. E, nel definire il risparmio che i sammarinesi hanno rispetto gli italiani, va considerata poi la grande differenza di oneri accessori e tasse presenti nelle bollette italiane e non in quelle sammarinesi.

Se sul gas i sammarinesi appaiono protetti dalla lungimiranza che ha portato, ad inizio anno, a stipulare un quanto mai vantaggioso contratto di fornitura a prezzo bloccato con Snam, va evidenziato che i sammarinesi, fino ad ora, hanno pagato l’energia elettrica molto meno di quanto, la stessa, costava sul mercato all’ingrosso, dove ha toccato picchi anche di 7 volte superiori a quello che era la tariffa applicata al consumatore del Titano.

Appare inverosimile, quindi, dopo la caduta dell’euro rispetto al dollaro e dopo i rincari sul mercato internazionale di questa estate e inizio autunno, che il Titano possa mantenere le attuali tariffe, se non a discapito dei bilanci AASS che vedrebbero i passivi arrivare a livelli di insostenibilità e che, quindi, andrebbero poi ripianati. E come uno stato ripiana i deficit delle sua aziende controllate se non attingendo alle casse pubbliche, peraltro che, oggi, piangono “miseria”?

Semplice, attingendo dagli stessi cittadini… Magari arrivando -dopo la sbagliatissima (relativamente alle politiche anticrisi che invece andrebbero messe in campo) riduzione dello sconto Smac sui carburanti- ad azzerare ogni sconto Smac, o introducendo una nuova tassa che peserebbe in maniera indiscriminata, quindi non equa, sia su chi adotta comportamenti che permettano risparmi in campo energetico sia su chi “se ne frega” tanto, come sempre, paga “Pantalone”… Molto più equo e giusto, dunque, sfruttare questo momento difficile, secondo alcuni addirittura drammatico, per forzare una ormai inderogabile sensibilizzazione e formazione all’ottimizzazione delle risorse energetiche. Certo, con un occhio sempre aperto verso la situazione delle categorie meno abbienti e più deboli.

Il momento, però -quando anche Greta Thumberg ha assunto una posizione anti integralista e razionale (evitandoci la retorica sterile e invitandoci a non spegnere le centrali nucleari per poi accendere quelle a carbone)- deve far riflettere tutti sulle opportunità rifiutate ideologicamente in passato che avrebbero permesso al Titano di arrivare, sul fronte energetico, ad essere pressochè autonomo, ovvero a produrre all’interno dei propri confini tutta l’energia necessaria al fabbisogno perlomeno delle famiglie.

Infatti, basterebbe un termovalorizzatore di ultima generazione, il cui impatto sull’ambiente e la società è pressochè nullo. Un termovalorizzatore al quale, magari in seguito, affiancare una seria politica di sviluppo delle rinnovabili, con i relativi investimenti che potrebbero derivare, ad esempio, dagli introiti determinati dallo smaltimento dei rifiuti utilizzati per produrre l’energia elettrica…

La domanda che tutti, oggi, devono porsi quindi è: vorreste un termovalorizzatore e bollette di energia elettrica (che in seguito potrebbe anche sostituire gli impianti a gas) di un decimo delle attuali, il cui importo non dipenda più dal mercato internazionale e sia immune dalla speculazione?

No? Il termovalorizzatore inquina e non è “green”… Non vi resta che arrivare pagare 5 euro al giorno solo per tenere un frigo e un congelatore accesi.

Enrico Lazzari