SAN MARINO. Riorganizzazione di Poste San Marino, scelte dettate dal crollo dei volumi e dalla necessità di contenimento dei costi

Le precisazioni della Segreteria di Stato dopo il comunicato stampa dei Sindacati
In risposta al comunicato stampa diramato dalle Federazioni del Pubblico impiego CSDL-
CDLS relativo alla proposta di riduzione delle zone postali all’interno della Repubblica di
San Marino, la Segreteria di Stato con delega alle Poste e la Direzione Generale di Poste San
Marino SpA intendono rendere note le valutazioni sulla base delle quali la proposta stessa è
stata costruita.
Non vi è una scelta unilaterale dettata da volontà di tagliare “fine se stessa” come invece
sembrano voler fare intendere le sigle sindacali ma, al contrario, un progetto coerente con i
dati in possesso della Direzione e in linea con la necessità di contenere la spesa e ottimizzare
le risorse. La proposta di riduzione delle zone postali, elaborata su dati analitici e oggettivi
dalla Direzione e condivisa con il Socio Unico, il CdA di Poste e con i gruppi consigliari di
maggioranza nelle sedute del 16 e del 28 aprile, presenta quindi un progetto di
riorganizzazione aziendale teso al risanamento del deficit strutturale senza ricorso a esuberi o
licenziamenti.
E’ bene chiarire che il mercato dei servizi postali mondiali ha subito importanti
trasformazioni legate allo sviluppo delle tecnologie digitali che, provocando profondi
cambiamenti nei modelli di consumo, hanno fatto registrare negli ultimi anni una forte
contrazione dei volumi della corrispondenza. Per San Marino le cose non sono diverse, i
volumi globali della corrispondenza da consegnare all’utenza (attività dei portalettere) hanno
registrato infatti, nel 2020, per la posta ordinaria e per la corrispondenza senza indirizzo
(volantini) un calo rispettivamente del 45% e del 46% rispetto al dato del 2016. Il numero
delle consegne della posta a firma ha subito nel corso del 2020 una diminuzione di oltre
75.000 pezzi rispetto agli anni passati, con una riduzione di circa il 32%. Oltre al dato
oggettivo rappresentato nell’analisi del trend di mercato, il dato è confutato anche dalla
ridotta corrispondenza presente quotidianamente nei casellari in fase di smistamento della
posta.
Inevitabilmente, il fatturato del 2020, la cui voce principale è costituita dai ricavi per i servizi
postali, ha registrato una diminuzione del 20% rispetto lo scorso esercizio.
Inutile negare l’incidenza del costo del personale che oggi è circa del 90%, pari a 3,6 mln su
3,9 mln di fatturato. Alla luce dei dati la Maggioranza e il Congresso di Stato hanno fissato
quindi, come obiettivo, la ricerca di ogni soluzione per il risanamento di Poste San Marino
Spa. In tale direzione la Segreteria di Stato con delega alle poste e il Consiglio di
Amministrazione hanno definito il mandato al Direttore Generale al fine di avviare il
risanamento, il riequilibrio e rilancio in tre anni con una ristrutturazione che preveda la

riorganizzazione del lavoro verso settori in espansione. L’obiettivo è liberare risorse dal
settore di recapito della corrispondenza tradizionale per destinarle, previa adeguata
formazione, ad attività di natura commerciale legate al settore di spedizione e consegna che
presenta prospettive e margini di sviluppo potenziali in grado di generare reddito per la
società.
Proprio per raggiungere gli obiettivi auspicati è bene ricordare che, proprio oggi, è stato
inaugurato un tavolo tecnico che coinvolge il Ministero italiano per lo Sviluppo Economico e
Poste Italiane e che iniziative per l’ottimizzazione di Poste San Marino SpA sono state
avviate su numerosi fronti.
Temiamo che da parte delle organizzazioni sindacali non vi sia stata una corretta
interpretazione del progetto, o meglio che la stessa sia stata volutamente tesa ad evidenziare
solo il numero delle zone proposte e non anche le deroghe legate al progetto stesso che, come
ampiamente spiegato negli incontri delle scorse settimane intendono rendere omogeneo il
carico di lavoro quotidiano del personale, ottimizzare i tempi della gita quotidiana, aumentare
la flessibilità nella consegna della posta ordinaria da uno a due giorni e, non ultimo,
migliorare la gestione del personale.
Non appare corretta nemmeno l’interpretazione fornita, nel comunicato stampa delle
organizzazioni sindacali, relativamente alla distribuzione dei carichi di lavoro: nel progetto si
è voluta simulare una situazione di stress per verificare quale potesse essere lo scenario
peggiore per di più su un turno lavorativo di 6 ore contro le reali e attuali 7:12 ore/giorno.
Altrettanto non corretto è il riferimento al servizio di consegna “obbligatorio” durante il
periodo di emergenza COVID-19. Anche gli addetti postali hanno potuto scegliere
volontariamente di astenersi dal lavoro così come tutto il personale pubblico. Appare invece
inutile specificare che l’azienda ha attivato ogni misura di sicurezza necessaria, compresa la
riduzione del numero del personale in servizio a mezzo turnazione, per garantire il servizio
essenziale, e la modifica della modalità di consegna degli invii con firma dei destinatari, a
tutela della salute del personale.