“Celle piene non devono essere motivo di soddisfazione, la privazione della liberta? e? da ripensare in maniera piu? intelligente”.
Si dice che per deliberazione del Governo, siano stati stanziati 30milioni di euro per costruire tra le altre cose le nuove carceri.
E? quasi impossibile crederlo a meno che non sia un modo per finanziare occultamente altre imprese che non possono essere dette.
Ma anche se si trattasse di sperperare tanto denaro per un carcere modello (si suppone di non tante celle per un territorio come San Marino perche? mai potremo ospitare persone da fuori se non compiono crimini nel nostro Paese e, speriamo, di non ritrovarci mai con un territorio invaso dalla delinquenza) sarebbe molto piu? intelligente pensare alla privazione di liberta? in modo piu? avanzato e piu? adatto a un piccolo Stato di grande tradizione democratica.
Basterebbe avere una diversa apertura verso problematiche che sono oggetto di ampio confronto nelle democrazie occidentali, che in qualche caso hanno adottato soluzioni molto interessanti.
Anche il carcere puo? essere motivo di dibattito e di partecipazione dei cittadini, cosi? come la scuola e la sua ubicazione o i luoghi della cultura e le loro funzioni o l’ospedale e gli ambulatori.
Avere le carceri piene, anche se di politici, tanto votati e ora vituperati da tutti non puo? essere motivo di soddisfazione ne? per la cittadinanza ne? di orgoglio per una magistratura, che si e? mostrata lenta nella azione prima e dopo mesi di carcere preventivo ancora non si conosce alcun esito di pena, anche se sappiamo che le indagini sono legate a fatti giudiziari che spesso non riguardano soltanto la Repubblica di San Marino.
Il carcere deve senz’altro essere un luogo di rieducazione, deve rispondere ad una qualita? della vita al suo interno, ma potrebbe anche essere occasione di integrazione con un territorio cosi? piccolo .
Non si riesce a capire, a meno che non corrano grandi interessi, perche? ogni volta che si pensa ad una struttura per questo piccolo fazzoletto di terra si debba sempre prevederlo come uno spazio chiuso, autoreferenziale, ripiegato su se stesso, recintato, separato dal resto del Paese.
Perche?, poi, si vogliano creare artificiosamente poli che sono piu? consoni alle grandi periferie delle grandi metropoli.
La nostra vita si e? sviluppata per secoli nei borghi che richiedono integrazione e condivisione. Perche? chi decide queste avventure cosi? costose e inutili non riflette sulla nostra storia di piccolo Stato, sul suo senso, su una tradizione che ci ha tramandato la natura e le caratteristiche del nostro vivere?”.
La Tribuna