Dopo l’Assedio italiano, che paura ci può fare l’Europa Unita?
Soggetto ad una pressione politico-economica inedita e micidiale, l’autonomia della Repubblica di San Marino sta subendo una delle prove più dure degli ultimi secoli.
È ovviamente inutile lamentarsi dell’ovvio, ossia della profondità del malcostume che per decenni ha avvelenato la vita sammarinese ed i rapporti con il grande vicino, e della sostanziale iniquità delle ultime, ventilate misure del Governo italiano che sembrano accanirsi su San Marino proprio nel momento in cui tutti gli sforzi non fatti per 30 anni vengono realizzati ora, in poco tempo e senza sapere cosa concretamente apporteranno.
È anche inutile ricordare che fin dai tempi di Brenno ai vinti la diplomazia reca solamente guai. San Marino rischia pertanto oggi di diventare un protettorato italiano senza garanzie.
Questo è avvenuto perché dagli anni ’70 in poi San Marino ha gradatamente smesso di fare una vera politica estera – a propria misura, ma autonoma -, convincendosi che il mondo terminasse a Roma, e inoltre che Roma guardasse altrove.
Da più di dieci anni questa miopia si è cristallizzata in una vera e propria fobia dell’Europa Unita. San Marino ha perso treni su treni, occasioni su occasioni. Destra e sinistra, ceto politico e produttivo, commercianti ed industriali sono state vittime di questa fobia creata dall’ignoranza e dall’errato ed arrogante calcolo che le ridotte dimensioni consentissero alla nostra Repubblica di continuare ancora ad accumulare denaro in modi quantomeno “disinvolti”.
Oggi paghiamo, pesantemente, i risultati di questa miopia.
L’unica alternativa all’assorbimento di fatto nella Repubblica Italiana, è oggi un rilancio della politica internazionale della Repubblica. Non basta cedere quello che oramai è impossibile non cedere: è necessario porsi in una condizione di maggior tutela internazionale.
L’esperienza dell’Europa Unita ci dice che ciò è possibile, e che anche ai Piccoli Stati viene riconosciuta nell’UE quella dignità che “la politica di Brenno” di fatto nega. Il paradosso è che molti ancor oggi continuano ad averne paura, non solo fra noi. Dopo la “Cura Tremonti”, che paura possiamo avere dell’Unione Europea? Nessuna.Coraggio. È ora. In cammino.
Adolfo Morganti