
”La Medicina di Base è stata oggetto di una riorganizzazione che doveva consentire innanzitutto la presa in carico della cronicità. Pur approvata dal Consiglio Grande e Generale, pur dotata di personale preparato ed in numero adeguato, la riorganizzazione per svariati motivi – non tutti banali – è stata lasciata morire in culla e ridotta dal duo Morini-Giordani in una specie di blocco burocratico di smistamento”.
L’articolo di venerdì scorso ha suscitato un ampio dibattito e moltissimi concittadini lo hanno potuto leggere essendo, oltre che in edicola, girato su varie chat ed avendolo pubblicato anche Giornale.SM che conferma la sua mission di giornale di libera informazione.
C’è un’ampia, amplissima condivisione delle tesi esposte a dimostrazione che la cittadinanza, pur spaventata dall’epidemia e dalle misure di soppressione delle libertà individuali garantite dalla Carta dei Diritti, è in grado di leggere con precisione gli eventi e le politiche (o i vuoti politici) che li determinano.
L’epidemia, forse un po’ troppo enfatizzata, c’è ed accanto ai fenomeni negativi, può consentire ad un Paese ed alla sua classe Dirigente (o presunta tale), di interrogarsi e porre in atto i cambiamenti ritenuti necessari per garantire alla società uno
sviluppo il più possibile armonico e stabile.
La Sanità insieme alla Cultura ed alla Istruzione sono punti nevralgici di un sistema basato sul diritto di cittadinanza che vorrebbe non ugualitarismo ma pari opportunità per tutti i suoi cittadini.
Specificamente nella Sanità, a San Marino vige un sistema di sicurezza sociale istituito nel lontano 1955.
Un sistema dunque non fatto semplicemente di servizi sanitari, ma appunto di sicurezza sociale vale a dire in grado di intervenire con reti di sostegno – le cui maglie si sono fatte nel tempo forse troppo strette ed onerose, ma questa è un’altra questione – per garantire a tutti di non essere soli in caso malattia, di gravidanza, di infortunio, di fragilità ecc..
Questo sistema ha retto bene per oltre 60 anni con le trasformazioni suggerite dalle mutate condizioni scientifiche, sociali e politiche.
La più rilevante trasformazione è stata la cosiddetta aziendalizzazione che ha voluto copiare – male come al solito- la trasformazione avvenuta in Italia con il passaggio dalle mutue di categoria alle USL e poi alle attuali ASL.
A San Marino, 30.000 abitanti, di sanitario c’era poco da aziendalizzare per un sistema che, stupidamente, si è chiuso in sè stesso, con un unico ospedale e alcuni ambulatori sul territorio gestiti comunque da personale dipendente.
E’ stata quindi una regressione, prima di tutto culturale, passare da un concetto di sicurezza sociale (che ingloba le politiche per l’istruzione, per il lavoro, per l’ambiente, per la politica abitativa, per la previdenza e ovviamente per la sanità ) a quello di azienda sanitaria.
Fra l’altro è stata poi una aziendalizzazione alla sanmarinese perché il budget (cioè il denaro) non è stato mai collocato presso i centri di spesa, non si è mai proceduto ad una valutazione meritocratica del personale e relativa retribuzione differenziata in base ai risultati, non si è potuto innescare una sana competizione per la qualità e per il risparmio di risorse fra unità diverse, essendo tutte le varie unità operative praticamente uniche: una sola medicina, una sola pediatria ecc.
Sostanzialmente la finta aziendalizzazione è stata un cavallo di Troia utilizzato dalla partitica, inopportunamente chiamata politica, per infiltrarsi in ogni dove determinando carriere, nomine apicali e via dicendo.
Da questa prassi nessun partito è stato od è immune.
Questo dunque è il primo nodo politico che il Segretario di Stato preposto dovrebbe sciogliere con provvedimenti coerenti:
Sicurezza Sociale o Aziendalizzazione ?
L’epidemia ha evidenziato molti punti deboli.
Ne sottolineo due che mi sembrano rilevanti per la ripartenza: Il Dipartimento di Prevenzione e la Medicina di Base.
Il Dipartimento di Prevenzione pur con la sua tradizione di qualità, è divenuto, ingiustamente, negli ultimi anni un po’ la cenerentola del sistema.
La Salute Pubblica ha un poco sofferto per la diminuzione (apparente!) delle malattie infettive come causa di morte e per la maggiore attenzione posta sull’individuo, sulle specializzazioni mediche, sulla tecnologia su cui si sono concentrate la maggior parte delle risorse finanziarie e degli investimenti.
Occorre invertire questa tendenza unitamente ad un ripensamento organizzativo, potenziando tutte le aree di intervento: controllo ambientale (aria, acqua, suolo, alimenti ecc.), la politica vaccinale, la medicina del lavoro, controllo sulla qualità e coerenza dei servizi sanitari pubblici e privati.
In questo senso il Dipartimento di Prevenzione potrebbe tranquillamente assorbire le funzioni dell’Autority Sanitaria e riaccentrare tutte le funzioni disperse in vari servizi (medicina di base, Ospedale, pediatria ecc.) a partire dalla raccolta dati epidemiologici.
Questo servizio deve essere messo in condizioni di attuare politiche di difesa della salute pubblica e di prevenzione e fornire al decisore politico tutte le informazioni per scelte di sistema.
La Medicina di Base è stata oggetto di una riorganizzazione che doveva consentire innanzitutto la presa in carico della cronicità. Pur approvata dal Consiglio Grande e Generale, pur dotata di personale preparato ed in numero adeguato, la riorganizzazione per svariati motivi – non tutti banali – è stata lasciata morire in culla e ridotta dal duo Morini-Giordani in una specie di blocco burocratico di smistamento.
La sfida, che è comune a tutti i sistemi sanitari occidentali, è far tornare la Medicina di base al centro del sistema sanitario con la valorizzazione professionale di medici ed infermieri, a mio avviso da inserire in un dipartimento medico unico che comprenda la medicina di base, la lungodegenza e tutte le specialità mediche.
In un territorio di 60 Km quadrati e con 30.000 abitanti sarebbe una vera rivoluzione e supererebbe il muro che divide operatori chiamati a rispondere agli stessi cittadini ora cronici e ora – sempre gli stessi –acuti.
Ne riparleremo più specificamente in altre occasioni.
Dario Manzaroli
IL COCCODRILLO
/OPINIONI DENTATE DI DARIO MANZAROLI RUBRICHE su RepubblicaSM