È un anno giusto, giusto, che RETE è andata al governo dopo 8 anni di opposizione durissima. Ma nei primi mesi, Covid a parte, la sua azione politica non ha brillato. RETE è cambiata?
RETE non è cambiata. È cambiato il suo ruolo: stare all’opposizione o al governo, sono due cose profondamente differenti e il Movimento ha avuto bisogno di una riorganizzazione sia interna, sia nelle modalità di confronto con gli alleati e con l’opposizione. Ma il lavoro fatto, spesso in sordina, è stato molto importante. Diciamo che i primi mesi sono stati di assestamento, anche se ci hanno subito sbattuto in faccia un’emergenza sanitaria e molte attività sono andate in quella direzione.
Poi è arrivata la relazione della commissione d’inchiesta su banca CIS, che ha dato ragione a tutte le battaglie fatte da RETE. Ma non c’è stato nessun clamore mediatico e sembra che tutto sia passato come acqua fresca. Cosa succede?
In effetti, mi sarei aspettato che la relazione facesse più luce rispetto agli ultimi tre anni. Le responsabilità del passato governo emergono, è vero, ma non in maniera così forte come, a mio avviso, sarebbe stato utile e ragionevole. Forse in questo ha inciso l’esperienza politica di chi, dal vecchio governo, è riuscito a sviare l’attenzione sui fatti avvenuti 10 anni fa. Questo un po’ dispiace, perché quel blocco di potere, negli ultimi tre anni, ha raggiunto l’apice proprio grazie a quel governo. Adesso ci auguriamo che partano tutte le denunce del caso. Il Congresso di Stato ha già dato mandato all’Avvocatura per vagliare l’eventualità di costituirsi parte civile. Ma l’auspicio vero è che tutte le responsabilità, anche in tempi recentissimi, emergano e vengano perseguite.
Parliamo della maggioranza e dei suoi equilibri interni, che a volte appaiono un po’ instabili. Com’è la situazione?
Noi siamo alla prima esperienza di governo, non so se sia sempre stato così. Oggi, al governo concorrono sette partiti diversi e quindi c’è sempre la necessità di trovare un equilibrio tra le diverse esigenze, o sensibilità. Ovvio che i due partiti numericamente più consistenti, la DC e RETE, hanno maggiori necessità di equilibrarsi tra loro. Ci sono stati momenti di grande difficoltà nel trovare linee comuni, ma questo lo sapevamo fin dall’inizio. Tra l’altro, questa alleanza ha preso in mano un Paese che era ormai saltato per aria. Il governo scorso è caduto perché l’ex Segretario alle finanze Eva Guidi non aveva nessuna intenzione di firmare un bilancio in quelle condizioni. Quindi c’era bisogno di fare un’alleanza la più ampia possibile proprio per fare quelle riforme che non erano state fatte. Certo è che, in alcuni momenti, i diversi punti di vista sono molto marcati.
Arriviamo all’opposizione, che spesso si compatta solo per colpire lei, Segretario. Il che non è novità, ma la domanda è: c’è solo dell’invidia per il suo carisma e per la polita che porta avanti, oppure c’è la volontà di insinuarsi nelle crepe di cui lei ha accennato, per far saltare il banco?
Credo che ci siano un po’ entrambe le cose. Della prima, non mi interessa. È indubbio che l’opposizione debba insinuarsi negli attriti che possono esserci dentro alla maggioranza, ma non credo per sostituirsi. Credo che siano ben consapevoli quanto sia impopolare stare al governo in questo momento, perché bisogna fare delle riforme difficili. Che loro non sono riusciti a fare in tre anni. Hanno individuato in me la figura che, politicamente, bisogna colpire. Politicamente non bisogna attaccare la DC, alla quale continuano a leccare i piedi, ma RETE. Colpire me, significa appropriarsi dei voti di RETE e preparare le prossime elezioni. L’obiettivo, secondo me, è cercare di sostituirsi a RETE e allearsi alla DC. Questo del resto, è sempre stato quello che storicamente è successo e che ha fatto della DC un partito così preponderante. Nessuno cerca seriamente di contrastare la DC e di sostituirsi ad essa, ma tutti cercano le condizioni per allearsi.
I rapporti con l’Italia, altro tema caldo. Come stanno realmente le cose?
Sicuramente è un tema delicato perché da diversi mesi siamo sotto i riflettori per via del Covid e delle misure equivalenti, ma non identiche, che adottiamo. Su questo, l’opposizione molto spesso ha giocato, soffiando sul fuoco e creando anche delle difficoltà con l’interlocutore romano. In realtà, i rapporti sono molto buoni. Lo dimostra il tavolo attivato con il Ministero degli Esteri, che diventerà permanente e che dovrà affrontare tutte le tematiche del rapporto bilaterale, ferme da almeno tre anni. Anche qui all’ISS, in base al memorandum del 2012 con il Ministero della Salute, ci sono sette tavoli, che non sono stati mai attivati negli ultimi tre anni. E riguardano argomenti importantissimi, come la possibilità di scambiarsi emoderivati, farmaci, cosmetici, eccetera.
Con la crisi che si sta affacciando in Italia, con la possibilità di andare addirittura verso un nuovo governo, o verso un Conte 2 bis, come dicono i giornali, questo frenerà il rapporto con San Marino, la collaborazione sul fronte sanitario, i vaccini?
Mi auguro di no, e non credo, perché i rapporti sono con le istituzioni, non con la maggioranza. In caso essa dovesse cambiare, confidiamo che il rapporto di fiducia costruito anche con le strutture tecniche, possa continuare. È ovvio che non ci si può aspettare che i risultati arrivino in un giorno, ma il confronto istituzionale è molto importante, pur salvaguardando i rapporti politici, che comunque ci sono.
Due argomenti che la riguardano da vicino. Il primo è l’ospedale nuovo, che ci vuole, ma non ci sono i soldi e non c’è neppure un altro Ali Turki. Non è che farà la fine di tutti altri progetti rimasti nel cassetto?
Sono sei anni che si parla dell’ospedale nuovo, con tanto di relazioni tecniche dell’Azienda di produzione, perché ci sono problemi strutturali gravi. È una struttura vecchia, molto dispersiva, tutta corridoi e vetrate, che richiede costi di manutenzione altissimi. Se noi li sommiamo agli sprechi energetici, siamo intorno ai 3,5 milioni all’anno. Il nuovo ospedale è un progetto vero, che confido di far partire entro quest’anno. Abbiamo avviato una consulenza per il reperimento delle risorse, che si misura su due livelli: uno, finanziamenti a lunga scadenza con tasso molto agevolato, sotto l’1 per cento, per intenderci. Due: realizzazione di una finanza di progetto, cioè imprese che interverranno con i loro soldi, che noi ripagheremo offrendo servizi. Se le rate saranno sotto i tre milioni, è come se non ci costasse niente, perché è quello che spendiamo in manutenzioni e consumi. La sede del nuovo ospedale sarà dietro quello attuale, ci sono già i progetti del Politecnico di Milano, commissionati nel 2018. Non possiamo non andare avanti, perché, lo ricordiamo, questo ospedale non è accreditato proprio a causa delle sue carenze strutturali.
Il secondo argomento riguarda la riforma pensionistica. Lei lo sa che su di essa incombe una specie di maledizione? Tutti i Segretari che l’hanno affrontata, non sono stati rieletti. Anzi, anche il suo predecessore, che l’ha solo nominata, non è stato rieletto. È sempre deciso a portarla avanti?
Certo che sì. Voglio precisare che la Sanità non ci è stata appioppata, l’abbiamo voluta, ed eravamo consapevoli che ci saremmo trovati di fronte alla riforma pensionistica. Che aspetta dal 2014. La differenza tra contributi versati e pensioni elargite, sfiora gli 80 milioni all’anno. Non si può più aspettare. Quando ho scelto di venire qui, ero ben consapevole che questa sarebbe stata la prima e ultima esperienza di governo! Ma questa riforma me la prendo in carico, senza nessun problema. Bisogna vedere se anche gli alleati, e il sindacato, avranno lo stesso coraggio e si sentiranno di digerire una riforma che, in termini di elettorato, potrebbe portare parecchi scontenti.
a/f