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  • San Marino Rtv, un “baraccone” che “brucia” quasi 6 milioni di euro pubblici all’anno … di Enrico Lazzari

    Quanti soldi pubblici, fra Italia e San Marino, ha incassato a titolo di contributi la Televisione di Stato del Titano nell’esercizio finanziario 2022, nonostante ciò chiuso con un passivo di 88.655 euro? Un fiume… Un fiume in piena di fondi! Per l’esattezza poco meno di cinque milioni e 800 mila euro, ovvero -come si evince dalla relazione presentata dal Cda agli azionisti- 5.792.000 euro, di cui un milione e 300 mila euro direttamente “donati” dalle casse pubbliche sammarinesi (aumentati a 1.400.000 euro nell’anno in corso – delibera n.28 del 29 dicembre scorso) .

    Se poi a questi uniamo il contratto stipulato dalla Segreteria al Turismo (delibera n.52 del 3 maggio 2022) per un importo totale di 30mila euro arriviamo alla bellezza di 5.822.000 euro finiti dal pubblico alla San Marino RTV nel solo 2022.

    Ciò, alla luce del bilancio consuntivo della Tv di Stato, significa che se questa fosse una azienda privata, cioè priva di contributi pubblici, avrebbe chiuso il bilancio dello scorso anno con un passivo di quasi sei milioni di euro. Una voragine economica!

    Per meglio comprendere, basta evidenziare i ricavi derivanti dalle vendite di prestazioni che, pur aumentando nel 2022 rispetto l’anno precedente, si attestano a 729.200 euro. Una bazzeccola se raffrontati ai costi del personale, gli stipendi dei dipendenti e collaboratori, comprensivi di contributi e oneri fiscali vari, dovrebbero attestarsi attorno ai tre milioni e mezzo di euro annui.

    E questo dato, anche da solo, è eloquente per rendere palese l’insostenibilità economica -dal punto di vista prettamente imprenditoriale- della Tv di Stato sammarinese. Sarebbe come -per capire, in un esempio ovviamente azzardato- se un imprenditore assumesse forza lavoro che costa 3,5 milioni di euro e questa, alla fine, producesse beni che venduti nel mercato permetterebbero ricavi di appena 729.000 euro… Conoscete un imprenditore tanto avventato? Io no.

    Ben inteso, nessuna responsabilità può essere “appioppata” ai lavoratori, che siano impiegati o giornalisti, i quali il lavoro che gli viene richiesto lo svolgono certamente. E, al tempo stesso, non possiamo dimenticare la Rtv fornisce un servizio pubblico (ma anche sulla qualità di questo aspetto, di questa “mission” ci sarebbe da avviare un interminabile dibattito) e ciò non permette di assoggettare l’attività ai meri canoni economici e del mercato. Ma l’alto costo per le casse pubbliche di questo servizio, unito ai disastrosi bilanci (non in termini prettamente contabili ovviamente), impone riflessioni sulle spese totali di gestione della “baracca”.

    Ben venga, quindi, l’impegno del nuovo Direttore, Andrea Vianello, nella razionalizzazione dei costi di gestione che, evidentemente, anche a lui, appena arrivato, deduco siano apparsi irrazionali.

    Ma, calcolatrice alla mano (in attesa di poter spulciare voce per voce il bilancio 2022 vero e proprio) proviamo a vedere perchè. Dalla relazione sottoposta agli azionisti possiamo concludere che le entrate totali nell’esercizio ’22 sono di 729.200 euro derivanti dalla “vendita di prestazioni” e di 5.792.000 di contributi pubblici; a fronte di costi nello stesso esercizio annuale pari alla somma delle due voci della “colonna entrate” a cui sommare il deficit di 88.655 euro.

    Deduciamo, quindi, che i costi totali nell’anno 2022 sono quantificabili in sei milioni e 600 mila euro, con la voce del costo di personale, addetti, collaboratori, dirigenti e dipendenti che determinerebbe circa il 50% dei costi di gestione totali.

    Alla luce di questi numeri, possiamo concludere che la Tv di Stato, dal punto di vista economico ed imprenditoriale, sia stata gestita oculatamente nei decenni della sua attività o che, invece, al “grido” di “tanto paga Pantalone”, sia vittima di una gestione che potremmo definire un po’ “garibaldina”?

    Enrico Lazzari

    Enrico Lazzari