Lunedì sera Emanuele Santi e Roberto Ciavatta hanno parlato del proprio rinvio a giudizio in una sala gremita di gente. Lo hanno fatto serenamente forti della consapevolezza che ciò da cui si è stati colpiti non fa male perché “noi – ha subito chiarito Ciavatta – non abbiamo rubato, non abbiamo riciclato denaro, non abbiamo arrecato danni allo Stato”. E così l’esponente di Rete che non ricorre ai social per sfuggire alle domande restituisce ai cittadini la dettagliata cronologia di come si sono svolti i fatti sfociati nel rinvio a giudizio. E lo fa leggendo e citando le carte senza alcuna pretesa di presentarsi come sorgente di verità indiscutibili. Per rispondere alle accuse che gli sono state rivolte dalla maggioranza di aver attaccato la magistratura gli basta mettere a confronto il suo intervento con quello dell’ex Segretario Celli. Sono le slide, con le parole riportate con precisione, a mostrare una distanza siderale fra i due interventi. E la maggioranza ne esce con tutte quante le ossa rotte. Il rinvio a giudizio per l’ingresso in Carisp “avvenuto peraltro su invito e senza alcuna forzatura” viene descritto come l’epilogo di una lunga battaglia dove il governo ha continuato a schierarsi dalla parte sbagliata, emblematico il caso del consigliere Elena Tonnini che non ha ancora ricevuto l’assistenza legale per difendersi dalle azioni di Confuorti nei suoi riguardi rispetto a quanto riferito in consiglio grande e generale. La questione giustizia affonda le sue radici nell’apertura del fascicolo legato al caso titoli in relazione al quale la pubblicazione dell’ordinanza del giudice Morsiani ha confermato quanto denunciato per mesi e mesi dalle forze di opposizione. Ciononostante il piano per impoverire il Paese è stato portato avanti fino ad arrivare alla svendita degli Npl. Così il governo ha contrastato tutti coloro che hanno cercato di opporsi a determinate decisioni. Lo ha fatto non deliberando la tutela del consigliere Tonnini e decidendo invece il 14 maggio scorso di dare mandato all’Avvocatura dello Sato di denunciare Dim. Non si difendono le istituzioni da chi ha portato avanti piani certamente contrari agli interessi di San Marino ma in Tribunale ci finiscono esponenti dell’opposizione. Una strategia, che hanno lasciato intendere Santi e Ciavatta, non fa alcuna paura e che è semmai la conferma che occorre andare avanti e combattere per il Paese.
Repubblica Sm