“Le indagini documentali – recita il decreto di sequestro datato 15 ottobre – hanno dimostrato come una considerevole porzione dell’intera fornitura sia stata validata sulla base di una sistemica sostituzione dei test-report, i quali inizialmente le accompagnavano, con altri”, che riportavano però “una data non già successiva ai primi, come sarebbe accaduto se si fossero ripetute le prove di laboratorio, ma antecedente la fornitura“. È singolare, notano i pm, il fatto che tale validazione abbia “quasi sempre seguito, e non anticipato, i pagamenti delle forniture, cosicchè le strutture Inail e Iss a supporto del Cts si sono trovate nella scomoda condizione di dover sconfessare, in caso di giudizio negativo, pagamenti con denaro pubblico già erogati”, scrivono. “Singolare, altresì, che sulle medesime forniture e sui medesimi documenti, mentre l’Inail a supporto del Cts ha ratificato le autocertificazioni, l’Inail centrale, investito della richiesta di validazione per la distribuzione privata dei medesimi dispositivi di protezione, l’ha respinta”. Le strutture della Protezione civile, conclude il provvedimento, “sono invitate, nel termine di 30 giorni dalla notificazione del presente decreto, a richiamare presso i propri depositi regionali tutti i Dpi e le mascherine in circolazione nei territori di rispettiva competenza”.