Così dopo le lunghe forzate vacanze, causate dal coronavirus, a settembre riaprono le scuole dove finalmente i ragazzi potranno tornare sui quei banchi, che tanto hanno rimpianto in questo lungo periodo. 4 mesi lontani vissuti da allievi e professori in modo anomalo ed innovativo con l’ausilio delle moderne tecnologie che, in molti scommettono, saranno sicuramente il futuro della didattica.
Un modo per arrivare alla fine dell’anno scolastico e portare i maturandi agli esami, che quest’anno si sono svolti a scartamento ridotto per tutti, in quanto privati delle prove scritte al fine di evitare assembramenti con pericolo di ulteriori contagi. Lezioni on-line, tutt’altra cosa di quelle in presenza, ma che hanno impegnato molto di più gli insegnanti che si sono dovuti inventare anche tecnici informatici per avviare ai continui difettosi collegamenti con gli alunni.
Finita finalmente questa la fase di questo tormentato anno scolastico, che sarà ricordato negli annali scolastici, come già annunciato dal segretario Andrea Belluzzi la scuola sammarinese riaprirà i battenti a metà settembre con modalità tali a ché studenti, corpo docente ed operatori scolastici possano compiere le proprie funzioni in assoluta sicurezza.
Norme che, pur essendo la nostra scuola equiparata a quella Italiana sono più realizzabili di quelle proposte della collega grillina del bel paese. Ben venga il distanzionamento dei banchi, l’ampliamento delle aule con l’eliminazione di mobilio superfluo, le lavagne a muro e il ridimensionamento delle cattedre per il recupero di spazi.
Ma per favore lasciamo perdere le mascherine, l’acquisto di costose seggioline che dovrebbero sostituire i banchi stessi, l’idea di costringere gli studenti ad assistere alle lezioni in luoghi di fortuna come cinema, musei, chiese, oratori al fine di smaltire classi numerose. Lasciamo queste soluzioni alle “supercazzole azzoliniane”. Nonostante le norme che la nostra scuola adotterà per la sicurezza, qualche perplessità comunque sorge a chi in particolare ha conoscenza della quotidianità di una classe.
Quella di veder vanificati i sacrifici che si dovranno affrontare con le entrate ed uscite in massa se non controllate e scaglionate o con l’intervallo quando il metro, imposto fra gli alunni durante le lezioni, subirà un inevitabile accorciamento, oppure quando durante l’ora di ginnastica si disputeranno quelle partitetelle nelle quali è impossibile evitare contatti diretti oltre che ai superaffollamenti entro i pullman scolastici.
Dubbi comprensibili ma che non hanno risposta sui quali però è lecito fare un’attenta riflessione. La speranza è quella comunque che si possa tornare subito alla normalità, ma soprattutto che non ci sia un risveglio del virus in autunno, come prevedono i più pessimisti virologi, che costringerebbe di nuovo a più restrittive norme di sicurezza e ad ulteriori sacrifici e restrizioni per tutti.
Paolo Forcellini