San Marino. Sanatoria, si salvi chi può

E’ nata sotto il segno di una cattiva stella la sanatoria i cui termini, in assenza di una ulteriore proroga, sono praticamente alla porta, essendo prevista la scadenza per la fine di settembre. I professionisti sono però in alto mare e la gran parte delle pratiche sono ancora da depositare. Il perché è presto detto. Il nuovo testo unico è stato caratterizzato da continue modifiche che sono state il frutto della non disponibilità del Segretario Michelotti di confrontarsi preventivamente con i rappresentanti degli ordini professionali. Ciò ha generato aspre polemiche di fronte all’insistenza delle quali il Segretario al Territorio non ha potuto far altro che un passo indietro, approvando lo scorso gennaio, il decreto con il quale ha gettato la spugna abbassando le tolleranze. Da lì il confronto avrebbe dovuto proseguire perché sin da subito era parso chiaro che quel testo necessitasse di linee guida. E’ invece rimasto tutto fermo fino alla scorsa settimana quando il Segretario Michelotti ha portato in Cpt (la commissione per le politiche territoriali) un documento che al solito non era stato condiviso. Le forze di opposizione hanno così chiesto di soprassedere alla sua votazione tanto che la commissione è stata aggiornata di lì a qualche giorno. “Quello che è stato portato nella cornice della commissione di venerdì – ha detto il consigliere della Dc, Stefano Canti – e che ha votato la sola maggioranza perché l’opposizione si è astenuta, è un documento ancora non condiviso fino in fondo. Da rilevare poi come esso non abbia trovato nemmeno la condivisione della stessa maggioranza che nella votazione è stata divisa. E’ assurdo che un documento operativo non sia stato condiviso in profondità con gli operatori del settore che ancora una volta si troveranno in difficoltà. Da un lato il termine della sanatoria non è stato prorogato e dall’altro lato non si è nemmeno lavorato verso l’assoluta chiarezza. Di nuovo sono messi in difficoltà gli ordini professionali e non si è fatto nulla per porre rimedio al ginepraio che si è voluto creare”. Il decreto del 31 gennaio – lo ricordiamo – modificava il famigerato articolo 79 sugli abusi edilizi alzando la tolleranza e stabilendo che non costituisce più difformità l’aumento di superficie pari o inferiore al 12% delle misure progettuali.

Repubblica Sm