SAN MARINO. SANITÀ. CASALI (NSM): MENO PA, CONTRATTI AD HOC A MEDICI

dottoriRidimensionare l”ospedale di Stato per concentrarsi sui servizi primari, regolamentare la libera professione, creare contratti ad hoc per medici e infermieri ma soprattutto, eliminare la politica dalla gestione dell’Iss: sono alcune delle proposte sulla sanità sammarinese presentate oggi dal consigliere Augusto Casali e dagli aderenti di Nuova San Marino, corrente indipendente del Partito socialista. Casali spiega ai cronisti l”esigenza sentita da Nsm: “Nei partiti Si deve parlare di contenuti non di strategie e alleanze senza dire ”per fare cosa””. Casali lancia quindi un appello alla “serietà”: tutte le forze politiche “devono fare proposte e dalla loro sintesi e” giusto nascano governi”. In questa direzione, si collocano le idee programmatiche sull’Iss di Nuova San Marino che a breve, con l”ingresso di Erik Casali a seguito delle dimissioni di Alessandro De Biagi dal Ps, contera” due consiglieri in Aula.

Imperativo categorico pe Nsm è mantenere la sanità pubblica ma, per farlo, a fronte della crisi finanziaria e della riduzione del budget, “noi pensiamo – manda a dire- che non si debba occupare di tutto, ma delle cose primarie per poi fare accordi con altre realtà”. Non e” possibile infatti riprodurre il “modello italiano” nell’ospedale sammarinese, prosegue Casali, perche” “per essere sostenibile ha bisogno di grandi numeri e di risorse che San Marino non ha”. Il consigliere suggerisce di ridurre in primis il numero dei dirigenti perchè “ci sono doppioni e sovrapposizioni” ma anche dei consulenti. Meglio optare per “convenzioni con strutture private in territorio e fuori territorio” per abbattere le spese.

Altro punto necessario è per Nsm quello di “svincolare la sanità, per medici e infermieri da Pa”, attraverso la creazione di “contratti adeguati che superino lo scarso appeal economico di San Marino per i medici”, spiega Casali. Il tutto e” possibile, puntualizza, non entrando in contrasto con il referendum appena approvato sul tetto degli stipendi pubblici. “I conti potrebbero tornare- chiarisce- conciliando con la libera professione il tetto dei 100 mila euro annui”. La regolamentazione della libera professione non può essere tabù: “Non si può rimanere in una confusione come quella attuale- va avanti- e precludere ai professionisti maggior casistica, e” tempo di prendere atto dello stato di fatto, senza ipocrisia, garantendo il servizio pubblico ai cittadini”. (Cri/Dire)