San Marino. Sanità: liste di attesa e centri sanitari fra un po’ passeranno in subordine. Il dibattito sarà tutto su dove e come reperire i soldi per l’ospedale … di Alberto Forcellini

Ci si è accorti che ogni volta che si parla di sanità, c’è chi continua a sparare sulla Croce Rossa? Urlare allo sfascio perché ci sono reparti con alcuni problemi, non aiuta né a capire il problema, né tanto meno a risolverlo. E siccome la salute interessa tutti, si cercano i titoli più roboanti. Senza pensare che questo modo di fare umilia i dipendenti e gli operatori sanitari, che sono ottimi professionisti, che lavorano con scienza e coscienza. Aggiungeremmo anche: con umanità. Il dramma è che il caso di qualcuno, che non corrisponde a questi canoni, viene generalizzato e si comincia a “sparare sulla Croce Rossa”.

Non può esserci tutto questo “sfascio” se l’ospedale Infermi di Rimini ha chiesto aiuto a San Marino per il Pronto Soccorso. Loro non ce la fanno più, hanno attese lunghe oltre ogni umana comprensione e sopportazione (la scorsa estate sono arrivati fino a 35 ore) e San Marino ha uomini, attrezzature e professionalità per alleviare il carico.

Il Covid ha segnato un punto di svolta radicale sul fronte della gestione degli ospedali. Nelle fasi più acute della pandemia, tutte le professionalità coinvolte sono state sottoposte a turni massacranti, senza riposi e senza ferie. In quel frangente, sono nate numerose cooperative che gestiscono personale sanitario, così medici e infermieri hanno cominciato a lasciare il pubblico per andare nel privato. Inoltre, l’aver riservato reparti e posti letto per i contagiati più o meno gravi, ha fatto aumentare a dismisura le liste di attesa. La situazione su tutto il territorio italiano è ben più grave che a San Marino, anche se questo non è per niente consolante.

Veniamo a noi. I centri sanitari che non rispondono. Il COT che ti fa attendere anche 30 minuti prima di prendere la chiamata. Sappiamo che ogni inizio settimana, cioè il lunedì, al numero del COT arrivano 15 mila chiamate (cioè chiama la metà dei sammarinesi). Il venerdì sono un migliaio o poco più. Se a questo dato aggiungiamo le 300 analisi del sangue eseguite ogni giorno dal laboratorio analisi, si può dire tranquillamente che il cittadino sammarinese è eccessivamente medicalizzato. Non solo, ma tantissime richieste che arrivano al COT sono improprie. Come ad esempio la ricettazione periodica, che può essere fatta facilmente online, con risposta veloce e senza fila. Eppure, sono tanti quelli che non ne conoscono neppure l’esistenza.

Le spese folli per i consulenti. Una banalità senza fondamento. L’ospedale è pieno di consulenti. Più della metà dei medici e dei dirigenti sono a convenzione, cioè con contratto di consulenza. Ce ne sono di quelli a 20 mila all’anno, e di quelli a mille euro al giorno (quelli più bravi). I dipendenti ISS costano 75 milioni euro all’anno. Dov’è lo scandalo? Bisogna pensare invece che i medici sono merce sempre più rara e che giustamente l’ospedale fa di tutto per tenerli, in particolare gli specialisti.

Sui centri sanitari va detto che nessuno parla mai di quelli che funzionano benissimo e che fanno la differenza (vedi quello di Murata). Ciò significa che non è colpa del sistema, ma di chi lavora (o non lavora dentro il sistema). Quindi? Cosa si può fare? La sanità è una struttura complessa, di natura piramidale amministrativa, con procedure interne altrettanto complesse. In termini sportivi, quando una squadra non va bene, si cambia l’allenatore. Ma se di fronte ad una situazione risolvibile c’è qualcuno, tra i gradini della piramide, che non la vuole risolvere (vedi le conventicole di partito), è ovvio che tutto rimane così com’è. È un po’ la situazione che si è venuta a creare con il famoso robot chirurgico, che è costato molto meno della nuova Tac, che è così all’avanguardia che vengono pazienti da fuori. Ma nessuno ne parla.

Sul robot invece si è scatenata la politica e, di conseguenza, il boicottaggio, con la richiesta di mille e più permessi, di controlli e controlli dei controlli. Sembra però che ormai non si riesca ad inventare più nulla per frenare il progetto e anche il robot potrà cominciare a lavorare.

Tutto ciò pesa, e parecchio, ma rischia di diventare presto obsoleto: tra qualche anno non si parlerà più di liste di attesa o di centri sanitari, ma di un ospedale che non c’è più perché costa troppo. Oggi la spesa sanitaria (solo sanitaria) costa 80 milioni all’anno, in leggera discesa rispetto al passato nonostante l’esplosione del Covid, grazie ad una gestione economico finanziaria più oculata rispetto al passato. Però le risorse sono sempre meno e la situazione in generale (dentro e fuori confine) è in continuo peggioramento: bisogna che l’ospedale trovi la strada che gli consenta di autofinanziarsi. Almeno in parte.

Questo è l’obiettivo superiore del DG Bevere, che ha puntato sul robot chirurgico in grado di convogliare su San Marino professionisti di grande livello e i loro pazienti paganti. L’oculistica è un altro punto di eccellenza a San Marino, e anche qui ci sono progetti. Nella stessa direzione vanno gli interventi per creare innovazione, per regolamentare la libera professione e per attivare gli accordi con le Regioni. Tutto mirato a portare pazienti esterni. Paganti.

Checché se ne dica, checché se ne pensi, c’è un obiettivo politico ben preciso e ci sono molte persone che ci si stanno impegnando: continuare garantire una sanità universalistica, di qualità e gratuita per tutti i sammarinesi, per i loro figli e per i loro nipoti. Gli altri, quelli che non si impegnano e anzi ostacolano, faranno i conti con la loro coscienza. E magari anche con gli elettori.

a/f