Riceviamo e pubblichiamo
Al bar ieri sera sono andato di malavoglia, un po’ irritato.
Come sempre c’era il mio amico Gino che leggeva la Gazzetta dello Sport ad aspettarmi.
Gino – che mi conosce molto bene- ha capito subito che qualcosa non andava e mi ha chiesto il perché.
Gli ho detto che avevo visto il TG ed ero rimasto spiazzato. “Perché?”, mi ha chiesto incuriosito Gino.
Gli ho spiegato che avevo visto Celli in TV.
“Sai la novità!”, ha bofonchiato Gino.
Gli ho spiegato che lo avevo visto presente al tavolo della riunione di maggioranza con addosso una felpa color giallo canarino, con tanto di cappuccio d’ordinanza.
Le inquadrature non mentivano era proprio lui sorprendentemente pimpante.
Un vero crociato incappucciato munito di carta e penna, sempre al fianco del consigliere Podeschi, votato a rivolgere amorevoli sguardi verso il leader della maggioranza Mario Venturini.
Gino mi ha sorriso allora comprensivamente e mi ha chiesto: “dimmi la verità non sarai un po’ geloso di Celli?”.
“No, Gino è che però ai nostri tempi per un po’, avremmo almeno tirato il freno”, ho risposto aggiungendo: “noi avremmo evitato di dar pubblicamente l’idea che le dimissioni sono state una cosuccia da poco”.
Gino allora mi ha invitato subito a fermarmi e riflettere: “Evidentemente Celli è questa nuova politica hanno, diciamo così, una certa capacità di assorbimento.”.
“Io la chiamerei in un altro modo!”, ho risposto prontamente.
“Lo vedi che sei geloso?”, mi ha allora rifatto notare Gino.
La nostra chiacchierata si è interrotta qui perché ha preso fortunatamente il sopravvento la nostra discussione sul derby tra le squadre milanesi di domenica prossima.
Però ho rimuginato molto su quel che mi ha detto Gino.
In effetti sono molto geloso di Celli.
Quando eravamo giovani noi la politica aveva delle regole inderogabili.
Oggi invece Celli può dimettersi da un incarico politico di primaria importanza e tornare immediatamente in gioco come se nulla fosse ed è pure accolto comprensivamente da chi, non meno di qualche giorno prima, gli aveva detto di andarsene a casa.
Celli è un uomo fortunato, lo invidio un bel po’.
E il mio amico Gino, come sempre, ha ragione.
E così sia.
Gino e Pietro