Riceviamo e pubblichiamo
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Il 15 ottobre 2014, l’allora presidente della Fifa Blatter dichiarò: “la politica resti fuori dal calcio”. Era l’indomani della partita Serba-Albania e, per l’ennesima volta, le tensioni storiche nei i Balcani si riversarono sul campo da calcio provocando scontri e violenza. Questa frase, detta per le ragioni di cui sopra, portò molti dirigenti del calcio sammarinese, a dire: “avete sentito? La politica… fuori. L’ha detto Blatter”. Era quello il periodo nel quale si stava lavorando alla legge sullo sport, l’allora Segretario allo Sport, come oggi, è Teodoro Lonfernini, e guarda caso, proprio nel momento si stava avviando il percorso che avrebbe portato un anno dopo all’approvazione della legge “Disciplina dell’attività Sportiva”, erano già partite le levate di scudi a difesa di interessi ai tempi non meno precisati. Ma la politica doveva restare fuori. Il mondo va avanti, il paese, la politica e lo sport vanno avanti, si insedia a fine 2016 un nuovo Governo e -nel 2017- accade un fatto destinato ad entrare nella storia, Giorgio Crescentini (che è il calcio sammarinese) dopo un trentennato di presidenza, lascia. E fu così che il 31 gennaio di quell’anno, dopo ben 4 votazioni, venne proclamato il nuovo presidente federale Marco Tura (40 voti contro i 35 dell’ex commissario tecnico Gian Paolo Mazza). La stessa sera venne eletto anche il nuovo consiglio federale. Le grandi novità, nel segno della discontinuità con il passato, hanno subito suscitato grande entusiasmo e clamore: il calcio del futuro sembrava pronto quindi a prendere il volo e a portare tutti gli sportivi e gli appassionati, verso frontiere inesplorate e sconosciute.
Nel mio racconto passo rapidamente al primo fatto eclatante di tutta sta vicenda, 3 aprile 2017, delibera del congresso di stato numero 35 “distacchi amministrativi presso la segreteria di stato per l’istruzione e la cultura e l’università, la ricerca, l’informazione, lo sport, l’innovazione tecnologica e i rapporti con l’a.a.s.s”: Marco tura “ispettore capo dell’ufficio del lavoro – livello 9”.
Il neo presidente quindi viene distaccato presso la segreteria allo sport: ma la legge allo sport non dice (articolo 36 comma 3) che “non possono assumere cariche direttive nelle federazioni sportive nazionali […] i dipendenti del C.O.N.S e i funzionari della segreteria di stato con delega allo sport”? La legge c’era ma nulla impedì al presidente Tura di prendere l’incarico di funzionario della Segreteria con delega allo Sport e -a onor del vero- nessuno fece nulla, né la politica (e mi riferisco all’allora opposizione) né la dirigenza della funzione pubblica. Ipotizzo io, magari qualcuno era condizionato dal precedente status di tura, che va ricordato è stato segretario generale del sindacato. Insomma, la solita politica, come direbbe il mio amico e compagno Giovanni Maria Zonzini, grande con i piccoli e piccola con i grandi. Va bene non ci formalizziamo. Andiamo avanti. Approvazione dei bilanci della Federcalcio 2017 e 2018, c’è una voce che non dovrebbe esserci: tra le uscite viene registrato un “compenso annuale a consiglio federale”. Nello specifico trattasi di 154 mila euro nel ‘17, 165 mila nel ‘18. Voglio chiarire subito, non è tanto un problema di cifre, ma di regole: quelle cariche dovrebbero essere gratuite e lo stabilisce proprio la legge sullo sport. “Tutte le cariche direttive in seno alle federazioni sportive nazionali sono a titolo gratuito, fatto salvo il rimborso delle spese” – recita la legge. Nessuno stipendio, dunque, al massimo un rimborso che, a una media di circa 1.500/2.000 euro al mese, assomiglia più a un vero e proprio compenso”.
Dalla federazione fanno notare che la stessa legge autorizzerebbe -in un altro articolo- a prevedere dei compensi all’interno dei propri statuti e regolamenti. Ed in effetti nello statuto Federcalcio si parla di un “gettone di presenza stabilito annualmente dal consiglio federale”. Una postilla che sembra togliere le castagne dal fuoco al presidente Tura, se non fosse per un piccolo dettaglio: lo statuto è stato approvato solo ad agosto 2019. Nella versione precedente, in vigore nel ‘17 e nel ‘18, quando sono stati approvati i bilanci e quando i compensi sono stati elargiti, non c’era traccia di quest’articolo. Questa è la cronaca, in questi giorni apprendiamo dei rinvii a giudizio per il presidente Tura e per il segretario generale Zafferani. Rinvii a giudizio, nessuno dei due è stato ne giudicato ne condannato, e non entro nel merito di quello che il lavoro che dovrà fare il giudice. Quello che però voglio sottolineare e quello su cui voglio fare appello, sono i valori dello sport. Eravamo tantissimi in quest’aula a celebrare i nostri campioni. Alessandra, Gian Marco e Myles, tornati dalle olimpiadi con le medaglie al collo. Eravamo qui con le lacrime agli occhi, con la sensazione che San Marino aveva fatto la storia, che i nostri ragazzi l’avevano fatta. Il nostro paese -come raramente accade per fatti di cui gioire- è stato sulla stampa planetaria per giorni e giorni, a testimonianza che i valori dello sport non guardano alla grandezza di uno Stato o a quanti abitanti esso ha: lo sport premia il merito, la fatica, il sacrificio e il coraggio, di chi con fari play e correttezza ha dimostrato di essere degno di competere sui grandi palcoscenici del mondo. Per cui, mi rivolgo a chi governa il nostro calcio, riportiamo il pallone in una dimensione di sportività e di trasparenza. Presidente Tura e consiglieri federali, dimostrate di non avere quel difetto tipico della politica che si innamora perdutamente della poltrona, e date una risposta a chi getta dubbi sulla vostra moralità e sulla vostra onestà. Non è più il tempo delle barricate, delle pacche sulle spalle e della ricerca del consenso per tirare dritto. Evitiamo che il nostro calcio si tramuti per il Paese in uno tzunami che ci metta in difficoltà davanti al mondo. Segretario Lonfernini, Comitato Olimpico Sammarinese si faccia chiarezza, e se necessario, si commissari la Federcalcio e la si traghetti verso le nuove elezioni. Perché se da un lato è vero che sono Uefa e Fifa che contribuiscono a suon di milioni di è euro a riempirne le casse, e non lo Stato, è altrettanto vero che la bandiera bianco azzurra che drappeggia sui pennoni di strada di Montecchio 17, e che gira il mondo anche grazie ai nostri calciatori, è di tutti i sammarinesi, e nessuno, nemmeno la potentissima Federcalcio, può permettersi di infangarla.