“Si continua a straparlare del sistema bancario senza indicare le vie che possono, col tempo, far recuperare agli Istituti di credito un’operativita? che e? venuta a mancare per situazioni riconducibili alla Banca d’Italia ed ai Ministeri economici italiani”.
E? il titolo, a tutto campo, apparso recentemente sui quotidiani nostrani. Il 25 marzo, anniversario dell’Arengo dei Capi Famiglia. Si riunirono nella Pieve e misero fine ad un governo oligarchico che imperversava da secoli su un povero Paese, arretrato culturalmente ed economicamente. All’inizio della nostra vicenda storico – istituzionale, l’Assemblea dei Capi – Famiglia, uno per foco, decise di trasferire i poteri di governo della Repubblica ad un organo rappresentativo: Il Consiglio Grande e Generale; le sue funzioni riassumevano quelle strettamente istituzionali: il potere legislativo (le cosidette reformationes), i poteri di governo od esecutivo e quello giudiziario, che venivano esercitati a mezzo deleghe che, comunque, erano riconducibili all’Organo sovrano.
Col tempo, considerate le condizioni storiche, la realta? di un piccolo Paese economicamente depresso, isolato dal mondo esterno (noti a noi, ignoti agli altri), Il Consiglio Grande e Generale fini? per essere “condizionato” da alcune famiglie chiamate “maggiorenti”.
L’Arengo del 1906 ha ripristinato in parte alcune condizioni istituzionali e dovevano ancora trascorrere diversi decenni per giungere al suffragio universale, inserendo le donne nel corpo elettorale.
Nonostante le trasformazioni istituzionali in senso democratico, Il Consiglio Grande e Generale e? rimasto l’Organo centrale attraverso il quale vengono o dovrebbero muoversi le varie istituzioni (non Organi indipendenti ma autonomi in base alla delega).
Con l’ultima legge elettorale, compreso il limite concesso all’elettore di promuovere un solo candidato e l’ingresso nell’attivita? politica di una miriade di Organizzazioni, oggi la maggioranza o quasi dei Consiglieri rappresenta se stessa, il proprio nucleo famigliare, i parenti e gli amici.
Si e? perso il senso della rappresentativita?; tra l’altro buona parte dei Consiglieri sono collegati, direttamente od indirettamente, alla pubblica Amministrazione, per cui e? palese l’incompatibilita? nell’adottare delibere che coinvolgono, nella maggioranza dei casi, quest’ultima.
Nel Paese si e? innescato un altro fenomeno.
Troppo spesso il dibattito politico – istituzionale – economico viene trasferito dall’Aula Consigliare alle sale pubbliche.
In questo modo si crede di ampliare la democrazia dando voce ai cittadini.
Ciascuna parte politica racconta la sua verita?.
I tempi di campagna elettorale vengono dilatati da una sezione elettorale all’altra.
E? un dibattito continuo su temi certamente importanti, ma non sempre vengono contestualizzati con la nostra realta? economico – istituzionale.
Si continua a denunciare, in maniera superficiale, le criticita? del nostro sistema economico, senza prospettare soluzioni praticabili; si continua al rimpallo delle responsa- bilita? (e ce ne sono tante per tutti), senza un’analisi storica “del fatto e del non fatto” a livello politico – economico; si continua ad indicare soluzioni economiche per il nostro piccolo mondo imprenditoriale, senza considerare la nostra realta? interna che deve confrontarsi in maniera costante con una realta? esterna in incessante trasformazione; si continua a mantenere in vita un apparato burocratico che assorbe quasi per intero le risorse economiche pubbliche; si continua a straparlare del sistema bancario senza indicare le vie che possono, col tempo, far recuperare agli Istituti di Credito un’operativita?
che e? venuta a mancare per situazioni direttamente riconducibili alla Banca d’Italia ed ai Ministeri Economici Italiani; si continua a verificare il mancato ingresso in territorio di aziende produttive, senza considerare che solo una po- litica motivata che miri a superare la cattiva opinione che il mondo esterno, a noi vicino, si e? fatta, in anni di pura “follia”, del nostro sistema imprenditoriale, pur con le dovute eccezioni (per fortuna); si continua ad esasperare la nostra sovranita? che, secondo alcuni, se ben coltivata dovrebbe creare le condizioni per una crescita, senza considerare che comunque la nostra visibilita? esterna rimane del tutto insignificante; si continua a lasciar credere che verranno tempi migliori: certamente dobbiamo crederlo, ma e? necessario anche raccontare e raccontarci che niente sara? piu? come prima.
Scendere in Piazza non serve, come non serve che la nuova maggioranza dimostri la sua vitalita? politica assumendo atteggiamenti all’insegna di “guai ai vinti”.
E? necessario che il nostro Organo istituzionale, Consiglio Grande e Generale, sappia recuperare non solo quegli spazi che sono propri, ma anche promuovere il dibattito al suo interno con la consapevolezza che i problemi vanno affrontati misurandosi con una realta? che ha dei limiti ben precisi, che vanno marcati nella loro giusta dimensione.
Agli Organi di Governo il Consiglio ha attribuito le deleghe per promuovere un programma economico – sociale; non si trasformi il dibattito in un continuo scontro istituzionale: non serve al Paese; ciascuno pensa di avere un propria verita?: si cerchi di ricomporre una verita? ben ancorata alla nostra realta?.
Luigi Lonfernini, La Tribuna