Chiude la scuola di Città: niente di più falso. Una scelta scellerata, tuona l’opposizione, senza considerare che scelleratezza è non scegliere e fare incancrenire i problemi.
I titoli e i commenti unilaterali di alcuni giornali, all’indomani del dibattito consiliare, non rendono onore né ai fatti, né ai loro contenuti. Infatti, i problemi della scuola elementare “La Sorgente” sono tanti. Innanzi tutto quelli strutturali, perché studiata e realizzata in un’epoca in cui non si parlava di abbattimento delle barriere architettoniche, né di inclusione, e in più c’erano tanti bambini. Tant’è vero che alcuni decenni più tardi si è reso necessario realizzare un altro plesso a Murata.
La progressiva decrescita della popolazione scolastica era un problema già evidenziato nella passata legislatura, illustrato in una relazione che, all’inizio della nuova, è stata alla base dell’avvio di un lungo processo di approfondimento e confronto. Per molti mesi, ne hanno dibattuto i tecnici, i responsabili scolastici, il corpo docente, le Segreterie di Stato, le famiglie. Sono stati valutati i numeri, le criticità, le opzioni e, ovviamente, tutte le possibili conseguenze derivanti dalle eventuali scelte. A quel punto, il trasferimento a Murata, fatto in maniera progressiva per non creare scompensi né ai bambini, né alle famiglie, è stata valutata da tutti come la soluzione migliore. Il plesso di Città comunque non sarebbe stato chiuso, ma assegnato all’Istituto Musicale, che da dieci anni non ha più una sede stabile. E quindi, in qualche maniera, valorizzato.
Si poteva fare un sospiro di sollievo? Ma no! Un docente, già Consigliere di RF, ha visto in questa scelta una bella occasione per alzare il polverone politico contro la maggioranza. E così, ben sostenuto dal suo partito, ha dato il via ad una “campagna contro” accusando il governo di arroganza, autoreferenzialità, mancanza di dialogo (dopo mesi di confronto), di minaccia di impoverimento della didattica, dello svilimento culturale della capitale. Ha chiamato a raccolta l’intellighentia, che ha riempito i giornali di dottissime argomentazioni; ha aizzato i cittadini con la promozione di un’istanza d’arengo; ha inondato i giornali di comunicati e interviste. Insomma, una campagna di comunicazione di tutto rispetto.
Che però non è riuscita a modificare fatti importanti, come il parere della Giunta di castello. Il cui capitano è figlio dell’architetto che aveva firmato il progetto della scuola, quindi ne è sentimentalmente molto legato. Eppure, di fronte ai dati tecnici e alla validità del progetto complessivo, ha dovuto ammettere che il trasferimento era ormai ineludibile. Quindi alla richiesta di “non trasferire il plesso di Città” la Giunto ha risposto “no”. Due no equivalgono a un sì: la scuola doveva essere trasferita a Murata.
Ma l’aspetto politico più eclatante, si è manifestato in Consiglio, al comma dedicato. Dopo un lungo dibattito e una strenua battaglia, RF si è astenuta dalla votazione dell’istanza d’arengo.
Esiste una legge non scritta per cui quando l’opposizione si trova d’accordo con la maggioranza, ovviamente non vota sì, ma si astiene. E così ha fatto RF, che si è astenuta. Di fatto lasciando solo il suo esponente che per oltre due mesi ha condotto la battaglia contro. Misteri della politica. Peraltro in grande contraddizione con i commenti affidati il giorno dopo alla stampa.
Il Castello di Città, la capitale della Repubblica, avrà un grande beneficio dalla scelta fatta dal governo e approvata dalla maggioranza, perché finalmente l’Istituto Musicale potrà sprigionare tutte le sue grandi potenzialità di generatore di cultura e di spettacolo, oltre che di educatore di tantissimi giovani sammarinesi. La scuola elementare di Murata (che comunque è sempre nel Castello di Città) dovrà raccogliere tutte le istanze provenienti dalla sua circoscrizione e dovrà rendersi promotrice di un nuovo modello di scuola, più aperta, più digitale, più inclusiva e, possibilmente, più sensibile al delicato equilibrio tra “tempo scuola” e “tempo famiglia”.
In maniera molto realistica, Città avrà tutto da guadagnare da questa scelta, che non è fine a stessa, ma è un progetto in divenire, perché imposta una nuova mentalità sul problema della diminuzione della popolazione scolastica e che investe su un progetto culturale, finora davvero assente.
I cittadini si aspettano grandi cose.
a/f