SE SI TOGLIE CREDIBILITÀ AGLI INSEGNANTI, DELLA SCUOLA RESTA POCO
Valentini (Dc): “Non si capisce come mai per un decreto che non propone nulla di concreto ma solo fantasie non si sia tornati sui propri passi mettendosi magari in ascolto di chi tutti i giorni lavora a scuola”.
“Avrei preferito che le scuole, le librerie, le chiese non si snaturassero. E che ancora oggi si provasse, ogni tanto, soggezione. Un misto tra ammirazione e timidezza. L’idea che qualcuno ne sappia più di noi, per esempio. Il libraio, il professore, il grande scrittore, lo scienziato. Gente che sa, ha visto più cose, ha studiato più libri”. Sono parole di Paola Mastrocola che prendiamo in prestito per sintetizzare ciò che ieri è accaduto in aula consiliare nel dibattito per la ratifica dell’ormai famigerato decreto sulla scuola, sei articoli che non avrebbero tenuto in alcuna considerazione il pensiero degli addetti ai lavori con i quali non ci sarebbe stato alcun confronto con conseguente perdita di dignità da parte del corpo docente…e si sa che di questi tempi se si toglie credibilità agli insegnanti, della scuola resta poco.
Lo ha ribadito in aula il consigliere del Pdcs Pasquale Valentini che in un lungo intervento ha detto: “il risultato è l’aver gettato discredito sul corpo docenti facendo dell’ironia sulla loro reazione ritenuta spropositata. Non si capisce come mai per un decreto che non propone nulla di concreto ma solo fantasie non si sia tornati sui propri passi mettendosi magari in ascolto di chi tutti i giorni lavora a scuola preferendo invece instaurare un clima da guerra civile. E’ ovvio che la scuola deve andare verso il cambiamento, niente è inamovibile ma occorre trovare una modalità rispettosa di tutte le parti. Ricordo quando a Falciano c’erano le crepe nella scuola e i genitori non mandavano più i loro gli, decidemmo in poche ore il trasferimento a Dogana senza far perdere agli alunni nemmeno un’ora di scuola. C’è poi il fatto che la scuola va ripensata in maniera profonda e non con un decreto di sei articoli, ci sono tante questioni da affrontare penso a come sta cambiando nella vicina Italia con esami, materie e altro che sono già diverse da San Marino. Questo implica una difficoltà per il futuro dei nostri studenti, è necessario affrontare il problema della corrispondenza e della permeabilità con l’Italia. Ciò in maniera assolutamente bilaterale così come è altrettanto importante affrontare il problema della formazione degli insegnanti. A noi va bene che insegnanti abilitati a insegnare a San Marino non lo siano in Italia? Il decreto non tocca per nulla questi temi”. Ancor più duro Lonfernini “continua a prevalere la logica dell’intanto partiamo, non si dovrebbe prima studiare in profondità? Va bene il cambiamento ma non si può cambiare tanto per cambiare. Le forme sperimentali introdotte dal governo non sono ancora studiate. Come sempre manca la volontà di approfondire”.
Fabrizio Perotto (Rf) accusato di essere uno dei pochi docenti a favore del decreto per motivi di appartenenza politica da parte sua ha annunciato di volersi difendere dalle diffamazioni e dalla diffusione di chat che sarebbe avvenuta in ambito scolastico. E tuttavia ha ribadito con forza il consigliere del Pdcs Mariella Mularoni “ad esser presi in giro sono stati gli insegnanti ai quali durante l’incontro dopo lo sciopero è stato detto che sarebbe stato possibile presentare emendamenti ben sapendo che sarebbe stato tecnicamente impossibile”.
La RepubblicaSM