SAN MARINO. SdS Affari Interni: disposizioni in merito alla mobilità del personale nel Dipartimento

“Il Direttore di Dipartimento, sentiti i Dirigenti interessati, dispone in merito alla  mobilità del personale nel Dipartimento, con atto di assegnazione di cui dà  informazione alla Direzione Generale della Funzione Pubblica” (Legge 188/2011). 

Per rispondere a Repubblica Futura, si potrebbe dire che la mobilità del personale pubblico nel Dipartimento era già prevista, come principio, nella legge 188/2011 portata dall’allora  Segretario agli Interni Valeria Ciavatta (di AP, partito poi confluito in RF). Si potrebbe dire  che tutti gli interventi sulla Pubblica Amministrazione che oggi RF sminuisce e deride  affondano le radici nei principi contenuti nella Legge del 2011: la valutazione annuale dei  dirigenti, la maggiore responsabilità e autonomia dei dirigenti, il trasferimento di poteri dal  Congresso di Stato all’Amministrazione, la realizzazione di concorsi pubblici ecc.  

Si potrebbero dire tante cose nel merito. Il punto è che a RF non interessa entrare nel  merito quanto piuttosto ridicolizzare gli interventi portati avanti dall’attuale Segreteria di  Stato per gli Affari Interni. Interventi che concretizzano quei principi rimasti sulla carta per  ben 11 anni e che ora vengono tradotti in realtà e non calati dall’alto come si vorrebbe far  credere, ma sono frutto di ampio approfondimento con i sindacati. I confronti sul decreto  relativo alla Mobilità del personale del Settore Pubblico Allargato (n.86/2022), ad esempio,  sono iniziati a febbraio scorso, e hanno visto un grande lavoro di sintesi per introdurre  procedure che trovassero un equilibrio tra la necessità di maggiore flessibilità  dell’Amministrazione e, dall’altra, di garanzia a livello procedimentale per i dipendenti. Non  si capisce su quali basi quindi RF allarmi la popolazione facendo credere che i confronti non  ci siano stati. 

Repubblica Futura, evidentemente infastidita dal fatto che oggi si sia passati dalle parole ai  fatti, infarcisce un comunicato dopo l’altro di informazioni distorte e illazioni di ogni genere,  arrivando a parlare addirittura di “illegittimità nell’emanazione del decreto”. Ma durante in  lavori in Aula consiliare, martedì scorso, di tutte queste rimostranze non si è vista l’ombra.  Pur avendo in mano tutti gli strumenti utili per verificare e segnalare eventuali illegittimità  (che in ogni caso non sussistono), RF non ha proferito parola, presentando solo qualche  emendamento abrogativo che, a conti fatti, andava esattamente nella direzione contraria a  quella dichiarata al microfono. Un approccio ben diverso da quello dei loro colleghi di  opposizione che, quantomeno, si sono sforzati di entrare nel merito, hanno portato le loro  perplessità e qualche contributo.  

Il continuo utilizzo di nomignoli e sbeffeggiamenti, l’atteggiamento diametralmente opposto  tra quello portato in Aula e quello che emerge sulla stampa, danno la misura di quanto le  critiche avanzate da RF non scaturiscano da un reale e genuino interesse per la cosa  pubblica o da una legittima visione differente. Nascono piuttosto da un sentimento di  frustrazione nel vedere una PA che cambia, che passo dopo passo si allontana dall’influenza  dei partiti, che toglie poteri ai Segretari di Stato, e che lo fa sulla base di quei principi che  RF, in un decennio, ha lasciato solo sulla carta e brandito come slogan nelle campagne  elettorali.