Al comma 8 del Consiglio attualmente in corso è inserita la voce: permute ed assegnazioni varie. Richieste e documenti che sono nei cassetti da tempo indefinito, perché le procedure finora adottate vincolavano l’assegnazione alla decisione consiliare con maggioranza qualificata, cioè 39 voti. Un vincolo adottato proprio perché l’argomento ha sempre scatenato posizioni conflittuali e divergenti, trattandosi di terreni dello Stato, cioè patrimonio di tutti. Se si aggiungono alcuni aspetti discrezionali inseriti nella norma, ben si può comprendere l’animosità consiliare su questo tipo di commi.
Nessuno avrà dimenticato la vicenda cosiddetta dei frustoli, nel 2005, che occupò le cronache politiche dell’epoca, ma anche quelle successive. Altrettanto combattuta, la richiesta di acquisto di piccole porzioni di terreno pubblico da parte di alcune grandi aziende, oggettivamente motivate, eppure divenute ragione di scontri feroci in Consiglio, con frange assolutamente contrarie alla vendita e talvolta capaci perfino di condizionare anche le file della maggioranza. E così addio ai 39 voti. Con la conseguenza che ogni volta si doveva ricominciare da capo.
Dal 10 luglio scorso, con l’approvazione del nuovo Regolamento n. 8 del 2025, cambia tutto. “Abbiamo voluto definire in maniera più chiara e puntuale le procedure per la vendita e la permuta dei terreni di proprietà pubblica” spiega il Segretario al Territorio Matteo Ciacci nel corso di una conferenza stampa appositamente convocata. “Le novità – continua – consistono nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e pubblicità della Pubblica Amministrazione. Con la garanzia di tempi certi per l’esame e la conclusione delle pratiche”.
Per prima cosa, sgombra il campo da eventuali equivoci: “La maggioranza qualificata e il passaggio in Consiglio, rimangono uguali. Ma tutto il resto diventa più semplice, chiaro e garantista”. Innanzi tutto, l’ambito di applicazione, che riguarda porzioni di terreno fino a 150 metri quadri, confinanti con proprietà private, per regolarizzare la posizione catastale o per un miglior utilizzo del suolo. Ovviamente sono esclusi i terreni destinati a verde pubblico, le aree archeologiche, la sede della ex ferrovia, e le aree artigianali, industriali o abitative.
Le domande possono essere presentate due volte all’anno, entro il 15 aprile e il 15 ottobre, in forma cartacea oppure on line, tramite modulo ufficiale e il corredo della necessaria documentazione. Verranno esaminate da una commissione tecnica unica, composta da 7 uffici tecnici, presieduta dalla Segreteria Territorio, con pareri e perizie che seguiranno criteri di oggettività e trasparenza, uguali per tutti, compresa la consultazione con la Giunta di Castello di pertinenza. Il risultato verrà condiviso con i Gruppi consiliari, i quali potranno avere a disposizione tutta la documentazione prodotta. Infine, si passa alla votazione in Aula, anche questa prevista due volte all’anno. “In questo modo – confida il Segretario – i 39 voti non dovrebbero mai mancare”.
L’ultima novità riguarda la destinazione del prezzo di acquisto. Che non andrà a finire nel mucchio, come si dice spesso in senso dispregiativo, ma verrà finalizzato a scopi precisi e ben individuati: il 60 per cento per finanziare opere infrastrutturali (quindi praticamente torna patrimonio dello Stato); il 40 per cento andrà a favore di progetti per la tutela ambientale.
Dal punto di vista politico, questo nuovo Regolamento dà una risposta anche a quella corrente di pensiero che si è sempre dichiarata contraria alla alienazione dei beni dello Stato, quantunque di piccola entità, per sostituirla con modalità di affitto o di uso temporale, magari anche lungo decenni, pur di non ridurre la consistenza patrimoniale pubblica. “La possibilità di usare un terreno pubblico in via temporanea – spiega il Segretario Ciacci – non piace alle aziende per tutta una serie di motivi, compreso il fatto che quell’area non si può recintare. Questa nuova modalità dà il senso di un’amministrazione più efficace, più trasparente, e rispettosa dell’uguaglianza di trattamento per tutti i cittadini”. In effetti, la valutazione integrata, la condivisione politica e la certezza dei tempi di evasione delle pratiche, sono davvero una novità nel panorama sammarinese e principi democratici che potrebbero essere estesi anche ad altri settori.
Una piccola cosa? Assolutamente no, se si considera l’importanza di trovare soddisfazione, e in questo caso la risposta a legittime richieste, attraverso dettagli solo apparentemente insignificanti. Che hanno il pregio di ridurre lo stress, oltre che i tempi e le inutili complicazioni, dando un senso di fiducia nell’apparato amministrativo e (perché no?) anche nella politica. Che molto spesso riserva solo delusioni.