San Marino. «Se passa la riforma, tutti in piazza» Il sindacato minaccia la mobilitazione se cambia l’imposta sui redditi

«Se il governo dovesse decidere di procedere con l’approvazione della revisione dell’IGE, la Csu non potrà che chiamare i lavoratori e i pensionati alla lotta e alla mobilitazione generale». Va all’attacco il sindacato e questa volta nel mirino c’è l’imposta generale sui redditi o meglio la versione rivista dall’esecutivo che la Csu ha ricevuto nei giorni scorsi e ha subito bocciato. «La legge di riforma tributaria ha posto in essere alcuni punti di equilibrio molto complessi e delicati – dicono dal sindacato – che non possono essere modificati con una serie di interventi spot, finalizzati unicamente a fare cassa». La Centrale sindacale unitaria smonta, pezzo per pezzo, la proposta del governo. «L’obiettivo di perseguire il principio dell’equità, salvaguardando ‘un adeguato livello di competitività fiscale’ – tuona il sindacato – che vuol darsi questo documento di indirizzo, non trova nessuna realizzazione, in quanto le misure contenute si traducono unicamente in un mero aumento della tassazione per i lavoratori dipendenti e i pensionati. Aumento che riteniamo del tutto inaccettabile». Va nello specifico la Csu. «È evidente che i 10-12 milioni di euro di entrate previsti nel Piano Nazionale di Stabilità con la revisione delle norme sull’Igr, verrebbero prelevati unicamente dalle tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, che hanno la sola colpa di avere un reddito fisso e certo». NON VENGONO dimenticati neanche i frontalieri. «Viene riproposto tout court l’abbattimento della detrazione del 7% e della no tax area. In sostanza, si tratta della riproposizione pura e semplice della tassa etnica. La motivazione secondo cui tali lavoratori già usufruiscono di una deduzione analoga nel loro paese di residenza, non può assolutamente giustificare una tassa che abbiamo ha già definito odiosa, vergognosa e inaccettabile quando fu varata per la prima volta nel 2010». Poi ancora. «RASENTA la follia – scrive il sindacato – l’obbligo per tutti i datori di lavoro di pagare le retribuzioni attraverso bonifico bancario e solo su conti correnti di banche sammarinesi. Si tratterebbe di una coercizione da Stato autoritario che mina alla base la libertà di ognuno, aziende e lavoratori, di usare gli strumenti tracciabili che il mercato offre per concludere la transazione economica alla base del rapporto di lavoro».

Il Resto del Carlino