Le zoonosi sono antiche quanto l’umanità. Nascono da virus che fanno il salto di specie, cioè passano dall’animale all’uomo. Così, cani, ratti, pipistrelli, volatili di ogni sorta, possono trasmettere di volta in volta la peste, la rabbia, il vaiolo, l’ebola, l’aviaria, o la spagnola, la tristemente nota influenza che nel 1918 contagiò mezzo miliardo di persone uccidendone almeno 50 milioni, anche se alcune stime parlano di 100 milioni di morti.
Tratti comuni in quasi tutte le infezioni: la promiscuità uomo – animale, la sporcizia, l’ambiente degradato. Non è un caso allora che il Sars Cov-2, ribattezzato Covid 19, stia imperversando nel secolo più tecnologicamente avanzato ma anche quello più fortemente inquinato e inquinante della storia del mondo.
Moltissimi studi scientifici confermano ormai che le epidemie sono espressione di uno stress ambientale e di un’alterazione dell’equilibrio tra l’uomo e il suo ambiente di vita. Di conseguenza si altera anche l’equilibrio di virus e batteri che convivono nel nostro organismo. Almeno 10 milioni di miliardi di microrganismi estranei hanno partecipato alla nostra evoluzione, contribuendo a dare forma al nostro sistema immunitario, fanno parte del nostro patrimonio genetico e della nostra vita di relazione col mondo esterno. Ora, rischiano di impazzire considerando che il solo particolato atmosferico è responsabile di un numero di decessi pari a circa 7 milioni di individui. L’acqua, la terra, l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo: tutto ormai è talmente inquinato che neppure ce ne accorgiamo. Ci siamo abituati. E qui sta il dramma. Per invertire la rotta, non basta risanare l’ambiente, dobbiamo non inquinare più!
San Marino è un territorio piccolissimo, che ovviamente non influisce sugli equilibri mondiali, ma sappiamo cosa vuol dire la potenza del messaggio simbolico. Così, quando lancia il messaggio “San Marino plastic free” l’esempio può essere raccolto ovunque. È necessario però che oltre alle disposizioni di legge, ogni cittadino si impegni: primo ad usare plastica il meno possibile preferendo altri prodotti biodegradabili o compostabili; secondo, che non la getti più in natura. Non se ne può più di vedere sacchetti, bottiglie, contenitori di ogni genere buttati a bordo strada, nei fossi e nei greppi.
L’altro passaggio importantissimo è il “Codice Ambientale” appena varato. Il quale fissa le regole per garantire la tracciabilità dei “sottoprodotti”, cioè gli scarti del processo produttivo di un’impresa affinché vengano riutilizzati da altre aziende come materiale per dare vita a un prodotto nuovo. Ciò significa che le aziende – di qualunque tipo – non potranno più abbandonare in giro i loro scarti o sversali nei corsi d’acqua. Era ora, ci vien da dire, scorrendo vecchi titoli di cronaca sullo scempio ambientale fatto da certe aziende locali.
Quindi, sicuramente un plauso alle forze politiche che hanno lavorato a questa norma. Con l’aggiunta di un invito a lavorare anche sui rifiuti urbani, la cui raccolta non funziona come dovrebbe e che è causa di tanto materiale che si spande ovunque. Maggiore sarà lo sforzo a tenere pulito e salubre l’ambiente, maggiore sarà la possibilità di evitare, e magari eliminare, le possibilità di contagi pandemici che ci fanno stare tanto male.
a/f