Un vestito demodé da rimettere al passo con i tempi. Ci vuole un buon sarto per questa Dc. Anzi ci vuole una sartoria capace di far scollare di dosso ai democristiani quell’odore di stantio che non ha più appeal. Teodoro Lonfernini il sasso lo ha lanciato da qualche mese con un documento capace di risvegliare le menti del consiglio centrale del partito e ora suona la carica pensando alla conferenza programmatica in programma venerdì e sabato della prossima settimana.
Missione compiuta?
«Quel sasso non è caduto nel vuoto, ma non ha acceso neanche la scintilla che mi sarei aspettato. Dobbiamo essere capaci di aprire una nuova pagina lasciandoci alle spalle i fantasmi del passato. Serve un cambiamento e questo è stato risconosciuto da tutti, ma non si avvertono ancora partecipazione e senso di appartenenza».
Allora l’odore di ‘vecchio’ si sente davvero?
«Siamo un partito vecchio, lo ammetto. Non anagraficamente, ma nei metodi. Dobbiamo essere più moderni».
Come è possibile rimettersi al passo con i tempi?
«Comunicando continuamente quello che vogliamo fare, parlando all’uomo della strada e ascoltandolo. Se non saremo in grado di fare questo, e mi ci metto in prima persona, allora non riusciremo mai a intercettare i giovani, ma nemmeno i meno giovani saranno disposti a seguirci».
Non è quindi solo una questione di programmi, ma anche di uomini?
«Certo, entrambe le cose vanno riviste. Le persone giuste la Dc le ha e le può mettere in campo. Non ho mai nascosto di essere favorevole all’alternanza».
Da dove si riparte?
«Protezione dei nuovi investimenti, anche esteri. Dobbiamo rivedere le questioni interne al partito. Non possiamo tralasciare la politica estera e lo sviluppo economico mettendo in primo piano l’importanza di investire sulle infrastrutture. E’ il Pdcs che deve sapere e dire cosa vorrà fare del suo futuro, non possiamo lasciarlo dire ad altri». (…)
Il Resto del Carlino