Un conto è la facciata di legalità e altro è ciò che si nasconde dietro alla superficie. Ne ha parlato in Consiglio Grande e Generale il Consigliere di Rete Marianna Bucci mettendo in luce le gravi contraddizioni di una politica che nonostante tutto continua a mettere al centro la finanza a discapito dell’economia reale. “Da anni – ha detto – i vari esponenti dei vari governi si vantano dell’importanza di tutto il percorso di trasparenza compiuto da San Marino, a partire dal 2010, con la fine delle società anonime, mediante il continuo recepimento delle raccomandazioni degli organismi internazionali, con l’aver ottenuto riconoscimenti molto importanti. In realtà il nostro Paese non ha compiuto determinati passi per una reale consapevolezza ma perché si è trovato con la black list puntata alla tempia. La trasparenza quella vera dovrebbe servire a favorire la legalità. Se così fosse stato andrebbe spiegato come mai il nostro Paese si sia trovato con un gruppo criminale a capo della Bcsm, infiltrato anche nel cda e tra i consulenti della Carisp e come abbia fatto a mettere il coordinamento della vigilanza di Bcsm in mano a persone come Savorelli, Siotto, Sommella, Granata e compagnia bella. Il coordinamento di vigilanza è il garante supremo dell’attività bancaria e la politica ha permesso che la vigilanza venisse infiltrata da un gruppo con finalità criminali. Che senso ha vantarsi delle normative se poi ad applicare quelle normative mettiamo un gruppo di persone con finalità criminali? Non si tratta di persone che sono spuntate dal nulla ma che sono diretta conseguenza di nomine effettuate dal passato e da questo governo che in taluni casi si sovrappongono. Tanto per intenderci è come mettere il lupo a guardia del gregge”. Per il Consigliere Bucci è assolutamente giusto andare verso un percorso di trasparenza purché esso avvenga con cognizione di causa, non è sufficiente adeguare le normative, occorre dimostrare sul campo che si vuole lavorare in direzione di uno sviluppo economico che fondi le proprie basi sull’economia reale al cui servizio sia la finanza e non viceversa. “Si sta invece puntando ancora solo sulla finanza – ha sottolineato Bucci – oggi facciamo la blockchain con i bitcoin, cosa che è quanto di più lontano ci sia dall’economia reale. La facciamo con un decreto che in pochi articoli crea dal nulla questo nuovo strumento che di fatto agevola l’anonimato, anche a livello internazionale le banche centrali e le agenzie di informazione finanziaria non sono attrezzate per monitorare adeguatamente il fenomeno e addirittura le normative in alcuni casi sono completamente inesistenti, noi cosa facciamo? Ci buttiamo a capofitto perché proprio non riusciamo a pensare a uno sviluppo che non abbia la segretezza e l’anonimato come capisaldi. Addirittura circa un anno fa il gruppo anticrimine tecnologico della guardia di finanza ha sottolineato proprio in un report come la segretezza sia una delle bandiere delle criptovalute, l’ideale per chi deve riciclare denaro. Uno Stato non può ordinare di segnalare le transazioni sospette perché è una rete composta da utenti anonimi. La blockchain non è di certo il male assoluto, può creare nuove opportunità, oppure, ed è il caso del nostro Paese credo, è uno strumento per continuare a garantire quell’anonimato che le banche non possono più garantire. Non è lo strumento a dover essere demonizzato ma l’uso che si intende farne. In un Paese vigile può avere un senso, in un Paese come il nostro dove i gruppi criminali si infiltrano in ogni dove e nonostante vengano chiaramente indicati si finge di non vederli, in un Paese dove chi segnala gli abusi viene punito, in un Paese dove il Congresso di Stato usa gli enti pubblici per finanziare le proprie attività perché non riesce a farle passare per la Pa che ha regole molto più stringenti, rischia di diventare pericolosa. Non va sottovalutato il fatto che se da un lato è vero che i tempi di crisi favoriscono la nascita di opportunità dall’altro aumenta il rischio che le organizzazioni criminali offrano il miraggio di una ricchezza facile, che si sostituiscano alle banche con lo strozzinaggio, oggi purtroppo le organizzazioni criminali sanno che è meno rischioso e più conveniente anziché riciclare i propri soldi all’interno delle banche prendere soldi in prestito per finanziare con soldi puliti i propri affari sporchi. E’ paradossale che ancora oggi alcuni membri del nostro Parlamento vogliano far passare il messaggio che i titoli acquistati da Bcsm da banca Cis per pagare i debiti di Confuorti abbiano fruttato del denaro. Del resto è così anche con il finanziamento estero, si fa passare il messaggio che l’importante è che arrivino i soldi, da dove arrivino o sulla base di quali accordi deve invece rimanere sconosciuto”. Poi la conclusione: “ci sono persone che non paghe di occupare le posizioni chiave delle nostre istituzioni addirittura hanno preso parte alle manifestazioni in piazza senza alcun pudore, forse per burlarsi dei manifestanti o forse come forma di intimidazione indirizzata a chi è dentro Palazzo Pubblico. E quando con nonchalance si appoggia questo o quel signorotto del Paese, forse è il caso di cominciare a chiedersi chi si cela dietro quel signorotto locale, i vertici della piramide non finiscono dentro i confini del Paese”.
