In aula consiliare lo scorso venerdì si è discusso a lungo della proposta di variazione al bilancio che prevede lo stanziamento di ulteriori 5 milioni per l’acquisto di immobili da destinare a sedi istituzionali. Una variazione che ha destato parecchie perplessità anche perché al solito è mancata la trasparenza. E’ stato il capogruppo di Rete Gian Matteo Zeppa a far presente come da tempo tramite varie richieste scritte si sia rivolto al segretario Guidi per poter ricevere copia dello studio che evidenzia tutti i costi relativi agli affitti che lo Stato paga per le proprie sedi. Il segretario Guidi ha ammesso in aula che ci sarebbero stati dei ritardi e che si dovrà pazientare ancora per poter visionare tale studio e le sue conclusioni. Quando però lo studio arriverà, servirà a poco per stabilire se la variazione già portata in bilancio aveva una sua utilità. La decisione è infatti già stata presa in mancanza di elementi utili a dibattere della stessa. Si decide in questi giorni anche il destino di altri immobili che sono passati nella disponibilità di Carisp e che appartenevano ad Asset. In particolare in questo periodo viene sistemata la palazzina in piazza Tini della ex filiale di Asset Banca e vengono dati in affitto dei locali della ex redazione di Tribuna. Si dispone cioè di beni che appartenevano ad Asset Banca come se le due sentenze che hanno dato ragione all’istituto dichiarando illegittimi sia il commissariamento che la lca non esistessero. Entrambi gli immobili, unitamente ad altri a suo tempo di proprietà di Asset, sono probabilmente oggetto di contratti di disposizione (affitto e vendita) tra Cassa di Risparmio ed altre controparti acquirenti. Questo succede perché, pur in pendenza di giudizio, i commissari liquidatori (ora ex) a suo tempo hanno ben pensato di cedere le attività e passività di Asset alla Banca di Stato. I sammarinesi, e non solo, fanno fatica a capire. C’è un appello pendente, ma la Cassa di Risparmio dispone ugualmente dei beni con l’assurdità che il primo grado e la sospensiva sono stati vinti dagli azionisti e dai consiglieri di Asset e che in diritto amministrativo gli effetti della sentenza sono immediatamente esecutivi a favore degli azionisti di Asset. Tutte cose che non fanno desistere dall’andare avanti come se nulla fosse. E forse allora è questa la risposta alla domanda che il consigliere della Dc Alessandro Cardelli ha posto in aula sul perché in un Paese a bassa fiscalità come San Marino non ci sia la fila in autostrada di investitori pronti a trasferire qui la propria attività. Con quale fiducia dovrebbero farlo? E perché se poi il rischio è quello di vedersi sottrarre i propri beni pur avendo agito nel solco della legalità? Fama volat dicevano i latini. E la notizia che a San Marino qualcosa di davvero grave è accaduto si è diffusa molto velocemente. E’ giunto il tempo di riconoscere i propri errori e di porvi rimedio. I problemi sono cominciati da lì e da lì potrebbero arrivare le soluzioni. Se è lo Stato per primo a lasciare aperti i propri conti pensando di riuscire a non pagarli, quale futuro potrà avere la nostra economia? I conti si pagano e devono pagarli tutti, nessuno escluso.
