San Marino. Serve soluzione per il caos targhe: ecco gli ultimi casi

Il fatto che da qualche tempo non si parli più del caso targhe non significa che nel frattempo la politica abbia trovato una soluzione. E così ogni giorno tante persone cercano di difendersi come possono dal decreto sicurezza che sta causando tanti guai a famiglie e imprese. Ma il rapporto di buon vicinato fra San Marino e Italia che fine ha fatto? Per avere la misura della dimensione del problema abbiamo intervistato il Presidente di Ucs Francesca Busignani.
Che tipo di segnalazioni avete avuto?
“Le segnalazioni sono innumerevoli, la casistica va da chi guida il mezzo della propria ditta in San Marino o di ditte sammarinesi come lavoratore subordinato ed è frontaliero a chi soggiorna in Repubblica perché è sposato o convive con un o una sammarinese e per ragioni di lavoro deve mantenere la residenza in Italia, ad esempio i militari. C’è inoltre anche il caso di giovani studenti che per poter accedere ad alcuni corsi di studio specifici devono risiedere in Italia o di persone che per lavoro risiedono in grandi città dove non usano la macchina e quando tornano in Repubblica non possono guidare l’auto dei genitori”.

La cittadinanza come reagisce?
“La gente è spaesata, chiede continuamente informazioni certe, vuole capire se c’è una soluzione all’orizzonte e quali sono le azioni che si stanno mettendo in campo. Noi abbiamo inviato due lettere, una in gennaio e una i primi di febbraio, al Segretario agli Esteri Renzi con le casistiche sulla problematica e con il suggerimento di tenere conto anche di quelle non inerenti a mezzi di lavoro nel momento in cui ne avesse discusso nei ministeri romani. Dovrei vedere il Segretario questa settimana proprio per parlare delle dinamiche che si sono innescate e dare le corrette informazioni all’utenza”.

Il decreto si ripercuote negativamente sulle aziende ma anche sullo Stato.
“Certo è così, molta gente targa o ritarga l’auto in Italia per paura della sanzione in questo momento di incertezza. Così facendo si ha un mancato introito sulle mancate immatricolazioni in termini di monofase e di tassa di circolazione, cioè sul bollo. L’Italia dal canto suo sa bene che San Marino, come numero di lavoratori frontalieri, è parificata forse alla più grande azienda italiana. Con il decreto sulle targhe estere si colpiscono in parte anche i circa 5mila frontalieri, che, se non lavorassero a San Marino, andrebbero ad aumentare il numero dei disoccupati in Italia. E’ urgente trovare una soluzione. Le persone non possono basarsi sulle rassicurazioni verbali. È corretto che gli individui abbiano risposte normative esaustive di deroga o rettifica al divieto che è all’interno del decreto sicurezza italiano. Ci vuole la certezza che garantisca diritti e doveri a cui attenersi e elimini ogni dubbio”.
Ciò è ancor più vero alla luce dei dati diffusi dell’ufficio statistica che mettono in luce come la tendenza nell’ultimo anno sia stata quella di dar soprattutto lavoro ai frontalieri a scapito dei lavoratori sammarinesi. Forte di questi numeri la segreteria agli Esteri deve immediatamente pretendere una soluzione per i propri soggiornanti che non meritano di essere prigionieri in quella che è diventata casa propria. L’augurio è dunque che chi ha il dovere di portare a casa una soluzione sia ben consapevole di come la situazione sia più grave di quanto si sia cercato di far credere. Basti pensare a quel padre disabile la cui figlia ha acquistato un’auto per poterlo trasportare intestandogli il mezzo e anche il finanziamento e che ad oggi si trova nella condizione di non poterla guidare. Non serve minimizzare, occorre agire. Il tempo è abbondantemente scaduto.

Repubblica Sm