È una grande consolazione vedere che in Consiglio ci sono virologi, infettivologi, epidemiologi, scienziati ricercatori, oltre che illustri politologi. Ad onor del vero, ci sono anche degli anatomopatologi, con tanto di bisturi, che però, per questa volta, non hanno potuto usare. Come del resto già successo in altre occasioni di questa legislatura.
Le opposizioni hanno avuto una grande chance quando è cominciata la pandemia: abbattere le barriere di parte e schierarsi a fianco della maggioranza e delle istituzioni nell’immane opera di contrasto a un’emergenza senza pari. Invece hanno preferito alzare le barricate e sparare ad alzo zero su ogni decisione del governo. Tra l’altro, non rendendosi conto che la maggior parte dei guai li hanno lasciati con la loro gestione.
Ovviamente, i vaccini sono un argomento privilegiato, perché non ci sono. Che è una realtà. Ma è anche una realtà molto complessa rispetto allo slogan: il governo non ha fatto niente. La campagna vaccinale, come tutti sappiamo, è una sfida che attira economia: primo perché la salute dei cittadini permette la ripresa del lavoro e delle attività; secondo, perché fa muovere un business mondiale e la farà per molto tempo. Di qui il pericolo di quel mercato parallelo, fuori da regole e controlli, che già si è innestato a livello internazionale. Come è successo per le mascherine.
Questa è una delle ragioni per cui la EU è entrata nella guerra dei vaccini, oltre all’obiettivo di mettere tutti i paesi membri sullo stesso livello di opportunità. Pensiamo allo strapotere di Paesi come Germania e Francia, contro la debolezza di Stati come Ungheria, Romania, Albania. Con la mediazione EU, si è garantita parità di accesso a tutti. Ma forse nessuno aveva messo in conto la difficoltà dei rifornimenti, sempre al ribasso rispetto alle quote concordate, nonostante contratti miliardari. Qui si innesta lo scontro politico ovunque, Italia compresa, perché quello che continua a succedere è il contrario del sovranismo. I piccoli Stati, con poche decine di migliaia di abitanti, ovviamente ne sono stati i più penalizzati. Quelli che sono effettivamente avanti sono gli Stati produttori, vedi USA.
In questa situazione difficile, con mille variabili da tenere in considerazione, ha gioco facile chi inalbera con sussiego: ma il vaccino, comunque, non c’è. Senza tenere in conto alcuno il ruolo che ha svolto l’intera struttura sanitaria da un anno a questa parte. Senza pensare che San Marino è sempre stato aperto: scuole, palestre, piscine, bar e ristoranti, attività di ogni genere. Tutto questo ha richiesto lavoro, organizzazione, confronto, relazioni esterne. Cioè tanta attività politica. Non a caso, il FMI ha parlato di resilienza dell’economia e ha approvato il piano del governo. Un giudizio così positivo non viene se sul piatto della bilancia non ci sono progetti, investimenti, riforme. Tutte quelle che finora non ha fatto nessun altro governo. Compresa la terribile riforma del sistema previdenziale, già sul tavolo. Le grandi difficoltà sopraggiunte per l’arrivo del vaccino, non preventivabili, si sono risolte con un gigantesco sforzo per superare i confini nazionali e far valere le prerogative di Stato. In pratica, il governo ha fatto tesoro di tutte le sue relazioni estere per arrivare ad una soluzione. Il che sarà utile anche per il futuro, perché dei vaccini contro il Covid ci sarà bisogno per molti anni ancora.
a/f