San Marino. Si punta all’autonomia del sistema idrico, intanto aumenta anche la bolletta dell’acqua … di Alberto Forcellini

Non solo il gas da riscaldamento, non solo l’energia elettrica, ma rincara anche l’acqua. È del 31 marzo scorso, la delibera dell’Autorità di regolazione per i servizi che ha approvato un aumento del 30% per l’uso domestico e del 15% per “uso diverso”, già a partire dal 1° di aprile.

E subito comincia la discussione, che investe un po’ tutto il caro vita. Ma l’acqua è pubblica, perché la paghiamo?

In teoria, il cittadino non dovrebbe pagare l’acqua. Noi, infatti, non paghiamo l’acqua ma la sua gestione, che va dalla captazione, alla distribuzione, alla depurazione e alla riammissione nell’ambiente. La domanda più appropriata dovrebbe essere: perché bisogna risparmiare l’acqua?

I motivi sono diversi e interconnessi tra loro. C’è sempre meno acqua potabile. In effetti, sulla terra c’è la stessa quantità di acqua dolce che c’è sempre stata, ma la popolazione è esplosa e così pure le esigenze produttive, mettendo in crisi le risorse idriche mondiali. Poi ci sono i cambiamenti climatici e l’enorme spreco delle popolazioni più industrializzate.

La problematica dello spreco dell’acqua nel mondo va affrontata con molta urgenza, proprio per questioni di sopravvivenza del Pianeta. Solo in Italia, negli ultimi mesi si assiste a una vera e propria crisi idrica, il fiume Po è sceso del 65% e le amministrazioni locali sono costrette a ridurre i consumi d’acqua. Le piogge di questi giorni, al momento, non ripianano la siccità dei mesi invernali. San Marino segue la stessa sorte.

C’era un tempo il pregiudizio per cui “una cosa che costa poco, vale poco”. L’acqua è sempre costata pochissimo e qui sono attecchiti gli sprechi. I sammarinesi consumano a testa, mediamente, circa 200 litri di acqua al giorno. In Italia, circa 150 ed è uno dei valori più alti in Europa. Si stima che il diritto all’acqua, vale a dire 50 litri al giorno per persona, non sia garantito a più di 2 miliardi di persone.

In questi pochi dati, c’è tutto il margine per cominciare a risparmiare l’acqua, pagare di meno in bolletta e dare un contributo fattivo alla riduzione dei cambiamenti climatici.

C’è poi la questione dei bilanci AASS. Qualche voce di protesta si è già alzata perché non deve essere il cittadino a ripianare i conti dell’Azienda. In linea di principio, c’è della verità in questa affermazione. Ma va anche detto che le tariffe sono ferme da tantissimi anni, nel frattempo il costo delle infrastrutture e dei servizi per la distribuzione, sono notevolmente aumentati. San Marino compra fuori anche l’acqua, ed è quindi soggetta ai prezzi esterni. Fino alla metà del secolo scorso erano sufficienti le sorgenti storiche: Canepa, Fiorentino, Acquaviva. Poi si è aperta una fonte di captazione sul Marecchia, quindi si è accesa una convenzione con il Consorzio acque di Ridracoli.

La sete di acqua del Titano si fa sentire in maniera più preoccupante in estate, per via di stagioni sempre più siccitose. Una regolamentazione più rigida rispetto ai consumi è sempre poco gradita, o l’applicazione di nuove tecniche per il riutilizzo dell’acqua piovana ha tempi lunghi di attuazione, e comunque non sarebbero ancora sufficienti a soddisfare il fabbisogno interno.

È quindi obbligatorio pensare a nuove forme di approvvigionamento e puntare all’autonomia interna. San Marino non ha fonti importanti, ma quelle che ci sono non sono mai state sfruttate in maniera opportuna.

A questo punto sta prendendo vela un progetto già indicato oltre un secolo fa e mai realizzato: la creazione di un bacino idrico a Gorgascura. Questa è una zona di grandissimo fascino ambientale, con tratti ancora selvaggi, dove convergono le acque delle alture circostanti, che poi confluiscono nel torrente San Marino, che segna il confine occidentale del territorio. Si tratta di un invaso capace di 1,5 milioni di metri cubi di acqua, che potrebbe essere raccolta tra autunno e primavera, per poi essere riutilizzata in estate. I primi studi di fattibilità indicano la possibilità di realizzare due laghetti, sufficienti a garantire acqua potabile per l’intera comunità, ma anche un minimo di deflusso verso valle e preservare il microcosmo idrogeologico intorno al torrente. In abbinamento, sfruttando il salto di quota di 50 metri, si può prevedere la realizzazione di una centrale idroelettrica.

Su costi e tempi, non ci sono ancora indicazioni ufficiali. Ma si capisce molto bene che sarebbe un investimento infrastrutturale quanto mai utile e appropriato, che peraltro potrebbe avvalersi di forme di finanziamento oggi offerte da strumenti finanziari innovativi. Tutto ciò coniugato, sempre e inevitabilmente, con il consumo consapevole di acqua.

a/f