Ha raccontato la sua verità davanti al gip Vinicio Cantarini. E ha negato, con forza, ogni addebito Mariano Onofri, il bellariese di sessanta anni, arrestato mercoledì mattina perchè sospettato di essere l’autore della rapina a mano armata compiuta nel 2015 ai danni di una banca di San Marino. In quell’occasione due uomini, con il volto coperto da una maschera, dopo aver atteso l’arrivo della vice direttrice della filiale, la colpirono alla testa con una pistola e cercarono di introdursi nella banca. Solo la prontezza di riflessi della donna mandò in fumo il colpo: la signora riuscì a bloccare l’ingresso ai due banditi e diede subito l’allarme. Assistito dal suo avvocato Alfonso Vaccari, ieri mattina Mariano Onofri ha ribadito davanti al giudice durante l’interrogatorio di garanzia: «Non sono io il rapinatore, quella mattina io ero a casa. Contro di me ci sono delle prove molto fragili. Già due anni fa il tribunale della Libertà mi aveva dato ragione. Lo ripeto, non sono io l’uomo che cercate». Ad incastrare, per la seconda volta, il bellarierese sono state le ricostruzioni compite dagli uomini del Ris di Parma con i rilievi antropometrici che hanno permesso di identificare con certezza uno dei due malviventi entrati in azione nell’istituto di credito. Per gli uomini del Ris uno dei banditi è Onofri. Stessa altezza al millimetro, stessa conformazione fisica, identici gli indumenti descritti dall’amico che ha confessato di averlo accompagnato quella mattina in auto sul Titano, ignaro delle intenzioni del conoscente. Mariano Onofri ha anche spiegato il motivo del ‘silenzio’ dei suoi telefoni, tutti e tre spenti la mattina del 16 novembre del 2015: «Sono disoccupato e sono abituato ad accendere i cellulari quando esco di casa. Quel giorno l’ho fatto alle 9,30. E’ stato un fatto del tutto contingente», ha spiegato. Il bellariese ha avuto una giustificazione anche per l’auto, rubata alla vice direttrice della banca e ritrovata poco distante dalla sua abitazione. «La 500 della donna era nel parcheggio dell’Iper di Savignano. Io abito a Bellaria. Chiunque la può portare là, non è vicino a casa mia». Prima di essere riportato in carcere ha anche detto al giudice: «E se mi uccidessi dietro le sbarre?». L’avvocato Vaccari ha già preannunciato che presenterà ricorso al tribunale del Riesame. Il Resto del Carlino
