Pensiamo a Maria in quel Sabato Santo con il figlio Gesu? martoriato sulla Croce. Pensiamo sempre a Maria alla visione di quella pietra che sigillava la tomba. Pensiamo ad un genitore cui proprio quella pietra dice: mai piu? lo rivedrai. Da andare via di testa”.
Sono queste le parole con cui il parroco di San Michele Arcangelo, Don Marco Guidi, ha avviato il Rosario, ieri sera, dedicato alla povera Jenny Felici che lunedi? sera ha perso la vita in un incidente automobilistico lungo la superstrada a Borgo Maggiore.
Una funzione che ha fatto si? che la chiesa di Domagnano fosse piena ben oltre la sua capienza. Per lo piu? ragazzine e ragazzini. Insomma coetanei o poco oltre. Tanti i giovani che, occhi lucidi, con le loro lacrime hanno coinvolto nella mestizia generale anche i numerosi ‘over’ impegnati a recitare il Rosario.
Don Marco ha aggiunto al suo breve ma intenso e tenero discorso: “Maria quel sabato non sapeva che, poi, la pietra tombale sarebbe stata ribaltata. Il cuore di chi ama va sempre oltre l’ostacolo. Jenny la rincontreremo. La pietra non sara? piu? a gravare sul nostro cuore. Preghiamo con Maria, preghiamo per la sconfitta della pietra tombale e la vittoria dell’amore degli amici che hanno voluto bene a Jenny. L’amore per Gesu? ha sconfitto la morte”.
Oggi, tornano al piu? freddo racconto di cronaca, si terra? l’autopsia sul corpo della sedicenne disposta dal magistrato inquirente Alberto Buriani che segue il caso. Una scelta che consentira? con chiarezza di stabilire la causa del decesso. Solo successivamente verra? fissata la data del funerale.
Jenny quel tragico lunedi? sera viaggiava con tre amici a bordo di una Fiat Punto grigia guidata da un 18enne sammarinese. Lei era seduta sul retro accanto alla sua amica di 15 anni italiana. Subito dopo l’incrocio tra via 28 luglio e via Ordelaffi l’auto ha cambiato traiettoria uscendo di strada. Prima ha colpito violentemente gli alberi e poi si e? cappottata piu? volte nella scarpata sottostante.
La 15enne, estratta tra le lamiere dai soccorritori, e? ancora ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Stato e le sue condizioni sono stabili. Per lei la prognosi resta riservata anche se non e? in pericolo di vita.
Se la sono invece cavata con qualche graffio il conducente e l’amico che gli stava accanto.
Ieri abbiamo testimoniato come amici, parenti e conoscenti abbiano scritto in centinaia sulla pagina Facebook di Jenny per salutarla ed esprimerle tutto il proprio affetto. Nel frattempo sul piu? celebre dei social network sono comparsi messaggi che esprimono un altro sentimento: la rabbia. Una rabbia figlia di una frustrazione per una tragedia, che secondo molti, poteva essere evitata se quel tratto di superstrada fosse stato piu? sicuro.
Da diversi utenti e? infatti partita una petizione per fare si che in quel tratto venga innanzitutto installato un guard rail all’esterno per evitare che altri veicoli finiscano nella scarpata.
Ma la discussione si e? presto spostata su tutta l’arteria principale di San Marino che regolarmente ogni anno e? il teatro del maggior numero di sinistri stradali. Una strada resa pericolosa innanzitutto dalla velocita? eccessiva con cui gli automobilisti sammarinesi la percorrono abitualmente.
Qualcuno si e? detto disposto anche a raccogliere le firme per una petizione o una istanza d’arengo per portare la problematica sui tavoli della politica.
La richiesta di una superstrada piu? sicura non e? certo una cosa nuova. Negli anni sono state presentate numerose richieste e istanze per chiudere passi, fare rotonde, creare sottopassaggi, installare degli autovelox fissi. Finora la macchina pubblica e? riuscita a chiudere qualche incrocio tra le proteste vibranti dei residenti. Una scelta che paradossalmente pero? ha finito per rendere gli automobilisti piu? sicuri e quindi piu? veloci, vedi proprio il caso dell’incidente di lunedi? sera.
Dunque la ricetta ideale per smettere di piangere morti tra Dogana e Borgo e? lavorare da un lato per rendere la strada piu? sicura installando barriere ma anche stendendo un asfalto piu? drenante capace di aumentare l’attrito, dall’altro per ridurre la velocita? dei veicoli con dissuasori fisici (strisce vibranti) o psicologiche (autovelox) e aumentando la consapevolezza dei rischi di chi guida con spericolatezza.
Davide Giardi, La Tribuna