È facile in questi giorni comunque difficili sentire persone che dicono: che fortuna stare a San Marino! E qualcuno da fuori confine: se dovessi ammalarmi, vorrei poter essere ricoverato a San Marino. Nessuno se lo sarebbe mai immaginato fino a poco tempo fa, con tutti i guai che ci sono piovuti addosso. Sono persone comuni, che non seguono la politica, che dei giornali leggono solo i titoli, che vanno in palestra, al bar, a giocare a calcio, a fare la spesa, dal barbiere. Ma che non si sono lasciate suggestionare dai titoli scandalistici di alcuni giornali e che guardano le cose per come sono. Sic et simpliciter!
Invece, i famosi opinion maker fanno a gara per sparare su tutto e su tutti. Facile salire in cattedra a posteriori, quando si sa come sono andate le cose e poi predicare: si poteva fare diversamente. Se si potesse sapere a priori chi vince la guerra, sarebbe molto facile, prima, scegliere gli alleati. L’esercizio della lamentazione, in sé per sé, è sempre inutile. L’uso della critica invece è importante, se finalizzata ad individuare un problema e indicare la soluzione. Cosa che una parte della politica non ha proprio capito, cavalcando un disagio che comunque esiste e che per il momento non accenna a diminuire. Il virus circola, gli ammalati ci sono, la movimentazione delle persone è assai limitata, i turisti spariti. Quindi?
Bisogna dare aiuti all’economia. Bravi! Benissimo. Siccome non siamo gli unici in questa emergenza, guardiamo fuori: l’Italia ha stanziato miliardi nello scostamento di bilancio, che sono arrivati in forme di briciole ad operatori e dipendenti, lasciando fuori decine e decine di categorie, ormai all’asse. Provate a sentire se c’è qualcuno contento. La Germania ha fatto un lavoro egregio, ma è la Germania. La Svizzera ha licenziato decine di migliaia di lavoratori. Francia e Spagna sono in una crisi mai vista. L’Inghilterra dirotta le attenzioni sulla Brexit, ma ha problemi enormi.
A San Marino cosa può fare lo Stato se non barcamenarsi sulla schiena del burattello per dare una risposta sanitaria adeguata e cercare di salvare l’economia? Sul tavolo c’era una sanità sfasciata (credo che ce lo ricordiamo tutti in che situazione si trovava l’ospedale fino a un anno fa) e c’è una marea di debiti lasciati da un governo che ha “spulito” il sistema finanziario e bancario, che si è mangiato perfino i fondi pensione, che ha distrutto il tribunale. Il governo di Adesso.sm ha delle responsabilità politiche enormi. Oggi, cominciano a venire a galla le vicende che hanno portato il Paese sull’orlo del default: non è che si possa fare finta di niente. Una passata di spugna e via. Anzi, veder salire in cattedra a predicare coloro che ne sono stati gli artefici, fa crescere solo la rabbia.
La nostra è una democrazia “molto” imperfetta. Ma è una democrazia, dove ogni idea può avere cittadinanza, dove ognuno può rimboccarsi le maniche e dare una mano d’aiuto, se è vero che bisogna cambiare le cose! Di fronte a un qualcosa che non ha precedenti nella storia, che fa morire le persone come le mosche, come se si fosse in guerra; di fronte ad una situazione che ci trova ancora una volta “piccoli e soli” perché gli altri stanno peggio di noi, ha senso sparare sulla Croce Rossa? Ci si rende conto che un sistema normativo complesso deve tenere a sistema una serie di necessità spesso in contrapposizione tra loro? Perché quelli che sanno tutto, non l’hanno fatto loro?
Scorrendo l’ultimo decreto, quello del 26 novembre, andato in vigore il giorno 27, lungo ben 18 pagine, non ci sono solo le nuove misure restrittive fino a Natale, ma anche le indicazioni a tutela della maternità, dei cassaintegrati, delle persone con disabilità, di chi ha necessità di assistenza familiare, delle persone anziane, che sono considerate più a rischio; sono previste la possibilità di assistere alle funzioni religiose e le nuove modalità di accesso alle scuole di ogni ordine e grado, con la DAD solo per le scuole superiori; ci sono le nuove disposizioni per i permessi parentali, il rinnovo o lo proroga dei lavori in appalto, oltre che tutte le norme di ordine pubblico. Insomma, tutti i settori sono toccati, con la necessari attenzione che ci vuole per combattere la sfida del tenere aperte le botteghe, ma anche l’ospedale, ognuno facendo la sua parte. È comprensibile che qualcuno, da fuori ci invidi: siete fortunati a stare a San Marino!
a/f