San Marino. “SIAMO TUTTI POTENZIALMENTE IN PERICOLO”. Fa paura l’esposto anonimo

Gatti (Pdcs): “I poteri si stanno intrecciando, non sono sui loro binari. La giustizia sta facendo politica perché se un’indagine parte da un esposto anonimo e al centro c’è un candidato alle elezioni europee vuol dire che si stanno in uenzando le elezioni europee”.

Un antico rapporto di amicizia, una presunta raccomandazione e una consulenza da 220mila euro a Sandro Gozi. Da qui prende le mosse l’inchiesta che ha scatenato l’inferno a San Marino della quale si è parlato mercoledì sera nella puntata di ‘Il cantone delle botte’, la trasmissione di Sonia Tura in onda su Rtv. “Anzitutto – ha detto il consigliere di Rete Roberto Ciavatta prendendo la parola dopo il capogruppo di Ssd Morganti che, finito nel cantone delle botte per aver deciso gli ultimi quattro segretari alle finanze, ha stigmatizzato gli articoli apparsi sulla stampa estera – mi piacerebbe che un’identica censura venisse fatta nei confronti di giornali che hanno pubblicato i verbali della commissione giustizia, informazioni che devono rimanere riservate perché mettono in pericolo la sicurezza dello Stato. Tuttavia una riflessione va anche fatta su elementi di verità che sono emersi e che non venivano detti per timore delle conseguenze penali. Non facciamo il solito errore di chiuderci dentro alla nostra sovranità e non guardare in fondo alle cose”.

“Nessuno ha detto – ci ha tenuto a sottolineare Ciavatta – che non si dovesse fare l’inchiesta, il problema è che si è partiti da un esposto anonimo (si può? io ci ho messo la faccia e ho rischiato tutte le volte che con il mio gruppo abbiamo fatto esposti) e che tutta la vicenda sembra avvitarsi attorno a quel che succede nel settore bancario”.

Concetto questo già espresso in consiglio grande e generale dal consigliere del Pdcs Marco Gatti che, anche lui ospite della trasmissione, ha ribadito: “L’inquirente non può partire senza elementi certi, chi ha la funzione di veri ca è la forza di polizia, se c’è una fondatezza di reato si porta all’inquirente, differentemente non lo si può fare perché diventa abuso d’ufficio. Si parla di trasparenza ma ci può essere solo se le regole sono rispettate. Se cambiamo impostazione siamo tutti in pericolo. I poteri si stanno intrecciando, non sono sui loro binari. La giustizia sta facendo politica perché se un’indagine parte da un esposto anonimo e al centro c’è un candidato alle elezioni europee vuol dire che si stanno in uenzando le elezioni europee”.

Tornando all’inchiesta della magistratura che arriva in un momento in cui c’è un tentativo in atto di delegittimare Bcsm, Morganti si è augurato che i magistrati portino avanti le indagini nel rispetto delle leggi. “Morganti – ha detto Ciavatta – non si deve solo augurare che ciò accada perché facendo parte come me della commissione giustizia deve vigilare, cosa che non ha fatto, si veda il caso Guzzetta.

La politica ha permesso che la magistratura possa non rispettare le leggi o che queste vengano aggirate come nel caso Guzzetta in cui si è cambiata la legge qualificata dopo averlo nominato, dunque con una legge ad personam e retrodatata. Fra le leggi peraltro c’è anche l’obbligo di astensione nel momento in cui si abbiano anche solo relazioni di amicizia con gli imputati o con le società connesse agli imputati. Tutti gli esposti che ho fatto con il mio gruppo su banca Cis, titoli etc che sono stati archiviati, nel momento in cui emergono determinate cose devo pensare che siano stati archiviati perché non c’erano elementi o perché li faceva il sottoscritto e a qualcuno non faceva comodo andare avanti con quelle inchieste? Non si fanno domande per gossip, se ci sono cause di astensione devono essere rispettate”.

Il capogruppo di Ssd Morganti ha allora parlato della necessità di trovare soluzioni per Cis e “nel momento – ha detto – in cui queste soluzioni si cercano è ovvio che si toccano degli interessi e che spesso ci siano reazioni scomposte”.

Di qui la richiesta del consigliere Ciavatta che venga fatta luce su chi stia cercando di delegittimare Bcsm. “Si fanno partire da un giornale – ha detto – petizioni contro Bcsm proprio nel momento in cui nel 2018 non sono stati erogati i premi di produzione e si arriverà ad un taglio degli stipendi che porterà ad un risparmio di circa il 25%. Soprattutto c’è da capire chi ha avuto l’interesse a spingere il bottone rosso, è singolare che la notizia sia uscita per prima su un quotidiano on-line che fa capo a Celli (l’ex editore della Voce ndr) che collaborava a Rimini con una persona che ha un certo peso in banca Cis”.

“Più che delegittimare il nuovo corso di Bcsm, l’istituto centrale – ha sintetizzato Gatti – andrebbe preso a modello per il fatto che le decisioni pur nella diversità vengono prese all’unanimità, questo garantisce evidentemente il rispetto della legalità perché nel momento in cui certe scelte vengono prese fuori dall’alveo delle legge c’è sempre qualcuno che si dissocia. Ora si parla di una decisione di sistema per banca Cis ma la soluzione non la si è voluta condividere con il Paese, non c’è stato alcun dialogo”.

“Il decreto cosiddetto salvabanche – ha concluso amaro Roberto Ciavatta – stabilisce che Bcsm può mettere soldi anche in una banca in amministrazione straordinaria o in liquidazione coatta amministrativa con la garanzia dello Stato, cioè i cittadini pagano per il dissesto. Non ha senso se i soci e la governance non vengono colpiti. Se il proprietario si è spogliato di tutte le proprietà dandole ai figli, noi dobbiamo verificare”.

“Come si fa a non essere d’accordo con tali discorsi – ha chiosato il civico Matteo Ciacci – occorre però creare gli strumenti giusti perché che chi ha gestito le banche possa legittimamente difendersi, perché vengano date garanzie a tutti”.

La RepubblicaSM