“Sono una donna, sono una madre, sono cristiana”. Non c’è solo un meme in questo slogan gridato da Giorgia Meloni dai palchi della campagna elettorale. Molti ci hanno visto un inquietante parallelismo con quel “Dio, Patria e Famiglia” che ricorda troppo da vicino il regime fascista. Eppure, proprio per i risultati che ha ottenuto e per come ha condotto con piglio fermo, sicuro e veloce la formazione del governo, Giorgia Meloni sembra molto più assimilabile a un altro condottiero storico, nonché maestro di comunicazione, quale fu Giulio Cesare che dopo quel “Veni, vidi, vici” con cui descrisse la conquista della Gallia, passò il Rubicone per riprendersi il potere a Roma con un solo commento: “Alea iacta est”.
Il “dado è tratto” anche per Giorgia Meloni, da sabato mattina, Presidente del Consiglio. La prima donna italiana ad assurgere a questa carica. È molto giovane, ma è già una professionista della politica: dei sui 45 anni, 25 li ha trascorsi nel partito del quale pian piano è diventata leader e poi l’ha portato alla vittoria prendendosi tutto lo spazio che si meritava. Oggi le donne chiedono spazio in una società che ha ancora troppe frange maschiliste: lei se l’è preso senza chiederlo a nessuno. Forse più “uomo” di un uomo.
L’ha dimostrato con Silvio/Pierino Berlusconi che sembra non aver accettato di non essere più il leader del centro destra, sorpassato da una donna, giovane e determinata, ma soprattutto “non ricattabile”. Un Berlusconi che rivendica la sua amicizia con Putin, mettendo a rischio non solo l’alleanza, ma lo stesso governo e il ruolo dell’Italia nello scenario internazionale. In poche righe, la storia del “non ci siamo mai amati”.
Le ragioni sono molteplici. Ci sono aspetti personali, per esempio il carattere molto diverso, e generazionali, con una evidente differenza anagrafica. E infine c’è un dato politico: la numero uno di FdI è consapevole di aver conquistato la guida della coalizione senza aver dovuto chiedere il permesso all’anziano leader forzista. Verso di lui non ha dunque alcuna sudditanza psicologica. Berlusconi non ha mai tollerato questo approccio, considerandolo un affronto. E subito licenzia il compagno della Meloni che fa il giornalista nelle reti Mediaset.
Anche per questo Giorgia Meloni ha mostrato, spesso in maniera plateale, la propria preferenza nei confronti di Matteo Salvini. Che non è un tipo facile neppure lui, con le sue manie di protagonismo e l’infinita voglia di Viminale. Ma alla fine ha avuto ragione di entrambi, perché hanno perso le elezioni e ora godono i risultati elettorali solo perché si sono messi al suo fianco. Così la Presidente, quando era ancora in pectore, ha messo a tacere il famoso “caso Lucia Renzulli”, l’ex infermiera di Berlusconi che lui voleva ministro. Alla Giustizia, che Berlusconi voleva per FI, visto che ha ancora ben quattro processi in piedi, ci mette un suo fedelissimo come Nordio. Non mette Salvini agli Interni, e lui si deve accontentare delle Infrastrutture, poi lo consola con la carica di vice premier.
Insomma sa mediare, come è fondamentale saper fare in politica, ma sa anche comandare. Giorgia Meloni però ha un’altra cifra importante: la sobrietà. Non va mai fuori dalle righe, parla poco, ma sempre in maniera appropriata e decisa. Mette in riga tutti, anche quelli che mal sopportano la disciplina. Impone tempi record per la formazione del governo. E nessuno fiata. Quando dice: siamo pronti, lo è davvero. Del resto, Mario Draghi ha messo l’asticella molto in alto e lei sa bene che non si può andare sotto.
Anche gli avversari mal digeriscono il metodo Meloni. Tutti lì a gufare che “tanto durerà poco” ma nel frattempo continuano a litigare tra di loro, a dividersi, a criticarsi gli uni con gli altri, a fare a gara a chi produce le peggiori previsioni sul ritorno della destra nazionalista.
Eppure si può essere incrollabilmente di sinistra, progressisti, laici, internazionalisti; aver combattuto con convinzione la destra e le sue posizioni radicali, settarie e conservatrici, ma non si può disconoscere che Giorgia Meloni, con la sua ascesa al potere sta cambiando il modo di pensare degli italiani e degli osservatori internazionali. Ha dimostrato di essere davvero brava, e di non essere preda di alcun pregiudizio. Signora Presidente: chapeau!
a/f