San Marino. ”Sindacati e categorie unite contro la nuova riforma fiscale: no a discriminazioni e tasse occulte”. Il comunicato di CSdL – CDLS – USL

Nell’incontro di lunedì con il Segretario di Stato per le Finanze e le forze politiche di maggioranza, sindacati e categorie economiche hanno espresso opinioni convergenti su due dei provvedimenti principali: no alle discriminazioni tra lavoratori in base alla residenza e contrasto all’elusione ed evasione fiscale, attraverso il rafforzamento dei controlli
Domagnano, 5 agosto 2025 – In occasione dell’incontro tenutosi lunedì tra la Segreteria di Stato per le Finanze, le forze politiche di maggioranza, le Organizzazioni Sindacali, le Associazioni di Categoria, gli Ordini Professionali e l’ABS, abbiamo ribadito la nostra totale contrarietà a qualunque inasprimento fiscale a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.


Siamo convinti che la riforma, così come concepita, manchi delle necessarie premesse di equità. È fondamentale, innanzitutto, partire da una chiara volontà di recuperare le risorse indebitamente sottratte al fisco, procedendo con una stima rigorosa dell’ammontare complessivo e con la definizione di un obiettivo economico preciso per ciascun periodo d’imposta.
Inoltre, occorre rinnovare i contratti scaduti, rivedere il blocco della rivalutazione delle pensioni ed applicare il fiscal drag al fine di recuperare almeno parte del potere d’acquisto perso durante il decennio di vigenza della riforma IGR del 2013.
Abbiamo riconfermato anche il nostro no alle tasse occulte, come la proposta di aumentare le spese obbligatorie in San Marino per ottenere sgravi fiscali, che penalizzerebbe in particolare chi, avendo basso reddito, è naturalmente indotto a spendere le proprie risorse dove conviene di più. Peraltro, riteniamo che un simile provvedimento non possa essere ritenuto in linea con i principi contenuti nelle quattro libertà fondamentali dell’UE, nella prospettiva dell’Accordo di Associazione.
Dal 2014 ad oggi, le aziende hanno registrato un aumento significativo dei redditi reali, seppure con performance diverse tra i settori e differenti anche tra le società, le imprese individuali ed il lavoro autonomo. Nonostante ciò, non abbiamo chiesto di aumentare le imposte a loro carico, come sarebbe stato semplice sostenere.
La coerenza ci impone, infatti, di chiedere a gran voce che siano i controlli a fare la differenza, sia nella quantità che nella qualità. In proposito, abbiamo nuovamente richiesto dati aggiornati. Servono altresì riferimenti precisi anche rispetto alla composizione dei redditi non derivanti da lavoro e da pensione, oltre a conoscere come sia distribuito il miliardo di nuova raccolta bancaria, accumulata negli ultimi tre anni.
Prima di chiedere più tasse a chiunque faccia già il proprio dovere, è doveroso ricevere una risposta a due semplici domande: come fanno redditi medio bassi ad avere importanti entrate aggiuntive, derivanti da patrimoni mobiliari, immobiliari o di altra natura? Chi ha accantonato un miliardo se la gran parte della popolazione fa sempre più fatica a sbarcare il lunario?
Tale posizione, seppure con toni differenti, è stata sostenuta anche dalla gran parte delle Associazioni di Categoria, che chiedono a loro volta in primis l’accertamento dei redditi, in particolare delle innumerevoli imprese che dichiarano zero o poche decine di migliaia di euro. È incredibile come il provvedimento relativo ai controlli automatici sulle imprese “povere” non contenga alcuna previsione di nuove entrate. Anche da questo si evince che non c’è la volontà reale di scovare i “furbetti”.
Cresce da parte di tutti l’insofferenza verso uno Stato che non fa abbastanza per recuperare gettito, sia per quanto concerne l’IGR che la monofase. È infatti emerso come vi siano anche ampie sacche di elusione di quest’ultima imposta, crescente con l’aumentare degli acquisti on line.
Convergenze significative si sono registrate anche nel contrasto alla nuova tassa etnica che riguarda i lavoratori frontalieri. La gran parte delle Associazioni di categoria hanno affermato di essersi “fidate” dei riferimenti della Segreteria di Stato, ma che i successivi approfondimenti hanno invece evidenziato che si tratterebbe di un salasso inaccettabile. Si è quindi alzata una voce pressoché unanime contro questa bieca discriminazione. Le OO.SS. proseguiranno il confronto con tutti gli interlocutori istituzionali, oltre che con i lavoratori, i pensionati ed i cittadini, con la ferma convinzione che il Paese non meriti un provvedimento di questa natura e che si debbano invece perseguire gli obiettivi di equità, preannunciati con la riforma del 2013.
Chiederemo il massimo sostegno alle iniziative che si renderanno necessarie per affermare la giustizia fiscale e sociale.

CSdL – CDLS – USL