San Marino. Sindacati. Riforma IGR: rimborsi spese e fringe benefit a beneficio di chi?

In occasione delle assemblee intercategoriali le OO.SS. hanno riferito che, nell’ultimo incontro tripartito, il Governo ha ipotizzato una retromarcia sulla discriminazione fiscale dei lavoratori frontalieri. Questa richiesta proviene non solo dal Sindacato, ma anche da gran parte delle Associazioni di Categoria. Ciò ha irritato il Segretario di Stato per le Finanze che, invece di prevedere maggiori entrate dai controlli, ha avanzato una sorta di ritorsione: l’aumento dell’aliquota sul reddito d’impresa dal 17% al 18% e/o la revisione dell’esenzione fiscale sui rimborsi spese ed i fringe benefit. L’ANIS, che rappresenta i maggiori contribuenti tra le attività economiche, ha invece ribadito la richiesta di reintrodurre una minimux tax temporanea, fino alla messa in opera degli interventi organizzativi e normativi, se necessari, per un’efficace azione di contrasto all’evasione ed elusione fiscale. In linea di principio, il sindacato si è dichiarato contrario ad un provvedimento che rappresenti la resa dello Stato di fronte ai controlli ma, se l’alternativa deve essere l’aumento delle tasse a chi le paga già, bisognerebbe aprire una profonda riflessione. Una minimux tax che fornisca alcuni milioni per due anni, con l’obiettivo di azzerarla a fronte di equivalenti entrate derivanti da maggiori accertamenti andrebbe a questo punto valutata attentamente. La reazione dell’ANIS all’ipotesi di aumento delle aliquote sul reddito d’impresa è stata piuttosto timida: basta leggere l’ultimo numero del settimanale Fixing ove si dichiara “perplessa” e non contraria. Se ne deduce che il mantenimento dello status quo sui rimborsi spese e l’incremento dei fringe benefit, ovvero somme corrisposte ai lavoratori esenti da imposte e contributi, prevale sugli altri punti controversi. In questo giornale si legge altresì che la proposta di trasformare le deduzioni per i redditi fissi in detrazioni SMAC a 6.000 euro per tutti, secondo l’ANIS è risolutiva ed il nuovo carico fiscale per lavoratori dipendenti e pensionati può essere adottato. L’esaltazione del libero mercato, che non sarebbe più tale solo per tali contribuenti in quanto costretti a spendere dove vuole lo Stato-Padrone, è sfumata di colpo, pur di poter riconoscere emolumenti esentasse a propria discrezione, creando altresì nuovi malumori all’interno dei posti di lavoro. Si tratta, a sua volta, di elusione fiscale e contributiva legalizzata, con un impatto enorme sul bilancio dello Stato e dell’ISS: il Segretario di Stato ha infatti riferito che l’ammontare complessivo dei rimborsi spese è pari a circa 21 milioni di euro l’anno. Al netto dei pochi casi di effettive prestazioni svolte in trasferta, le minori entrate si possono quindi stimare in circa 10 milioni l’anno. 21 milioni corrispondono al 3,8% del monte salari e stipendi del settore privato ed equivalgono ad oltre 1.000 euro per ogni lavoratore. In realtà, le aziende ne erogano migliaia a beneficio di pochi, a loro totale discrezione. Le OO.SS. hanno ribadito che rimborsi spese e fringe benefit (questi ultimi verrebbero caricati sulla SMAC stando al testo presentato), devono essere equamente distribuiti tra i lavoratori. Il riconoscimento ad personam invocato dalle aziende in misura crescente non tiene conto del rischio che si scateni una rincorsa che le imprese stesse non riusciranno a gestire, stante la persistente difficoltà nel reperire il personale, con buona pace altresì per l’Erario e per i Fondi Pensione che subiranno minori entrate. Vista anche la crescita consistente degli utili, il sindacato ritiene che sui benefit individuali le imprese debbano farsi carico di imposte e contributi.

CSdL – CDLS – USL